SEMIDANO, FIGLIO NOBILE DELLA MARMILLA ENOLOGICA, PREDILETTO E TUTELATO DAI MOGORESI

il sommelier Virgilio Mazzei

di VIRGILIO MAZZEI

Il Semidano – da cui proviene l’omonimo vino – è un vitigno autoctono sardo di notevole pregio tra le uve bianche della Sardegna, le cui origini si perdono nei millenni.

Stando agli studi compiuti da numerosi ricercatori, sarebbe stato introdotto e messo a dimora in Sardegna dai Fenici, attorno all’VIII secolo a.C.

La sua prima apparizione sarebbe stata registrata nella costa meridionale dell’Isola, precisamente nel territorio che interessa Nora e Karalis, oggi Cagliari.

Nel vigneto sardo è annoverato tra i vitigni rari, ed è ormai entrato a pieno titolo tra i ceppi autoctoni della viticoltura isolana.

Il Semidano si può considerare uno di quei vitigni sopravvissuti alla calamità della Fillossera di fine ottocento e, grazie alla tenacia di alcuni vignaioli sardi, è riuscito a sopravvivere e svilupparsi in alcune piccole aree dell’oristanese: principalmente nella zona collinare di Mogoro, in Alta Marmilla.                            

Quando diciamo Semidano stiamo parlando di un vitigno autoctono poco conosciuto al di fuori della Sardegna, che dà al vigneto sardo un grosso contributo di immagine grazie al suo splendido vino.

Il Semidano è un vitigno molto sensibile alle malattie della vite, per cui la sua presenza nel vigneto sardo non è particolarmente presente; potremmo dire che si presenta a “macchia di leopardo”.

Grazie alle sue pregevoli caratteristiche, ma soprattutto alla caparbietà dei vignaioli dell’Alta Marmillaspecificatamente il circondario di Mogoro – il vitigno di cui parliamo continua la sua battaglia di sopravvivenza, offrendo all’enologia sarda un prodotto di enorme pregio che contribuisce ad arricchire il patrimonio vitivinicolo dell’Isola. Si potrebbe quindi definire un prodotto di nicchia.

Una nota di merito per quanto riguarda l’attività per la valorizzazione del Semidano va ai soci della cantina di Mogoro. Grazie alla loro determinazione, il risultato appare indiscutibile.

La Marmilla – regno indiscusso del vitigno semidano – e il cui significato pare essere quello di “mammella”, con riferimento alla conformazione delle colline tondeggianti della zona, è una sub-regione geografica della Sardegna Centro meridionale.

Le prime ricerche approfondite su questo caratteristico vitigno risalgono al 1780 grazie allo studio di Andrea Manca dell’Arca riportato in “Agricoltura di Sardegna” dell’epoca.

Nel 1837 il Semidano viene classificato da Giuseppe Giacinto Moris in “Flora Sardoa”.

Nel 1879, sarà Alberto Cara ad indicarlo definitivamente con il nome Semidano nel Vocabolario Botanico Sardo-Italiano.                                                                                                                                                                               In diversi documenti ampelografici è citato con il sinonimo di: Laconarzu (Manca dell’Arca 1780)eArvusiniagu o Migiu (Sante Cettolini 1898).

Il disciplinare che regola la produzione del vino Semidano è stato approvato con DPR 28.8.1995, modificato per ultimo con DM 7.3.2014.

Rispetto al primo decreto l’attuale normativa stabilisce che la Denominazione di Origine Controllata (DOC) “Sardegna Semidano” può essere accompagnata dalla parola “sottozona Mogoro” a condizione però che il vino provenga dalla rispettiva zona di produzione e che risponda ai requisiti previsti dal disciplinare in vigore.

Per meglio salvaguardare la specificità e le caratteristiche del prodotto è stabilito, in particolare, che la denominazione DOC viene riservata al vino bianco ottenuto dalle uve provenienti da vigneti esistenti in ambito aziendale, e per almeno l’85% dal vitigno Semidano.                                                                                                                      

Possono concorrere altre uve a bacca bianca non aromatiche, idonee alla coltivazione per la Regione Sardegna, purché iscritti nel Registro Nazionale delle varietà a condizione che non superino il 15% del totale.  

La zona di produzione delle uve per il vino Semidano comprende l’intero territorio della Regione Sardegna. Ma l’area di produzione riguardante il tipo “Sardegna Semidano” designato con la sottozona “Mogoro” comprende il territorio dei comuni di: Baressa, Gonnoscodina, Gonnostramatza, Masullas, Mogoro, Pompu, Simala, Siris, Urasa, Sardara e Villanovaforru.

La normativa che regola la produzione del Semidano stabilisce che le vigne devono essere impiantate su terreni con buona esposizione, e poste ad altitudine non superiore ai 400 metri sul livello del mare.           Questo vitigno, non ama i suoli umidi o particolarmente sabbiosi delle zone costiere.

Per i nuovi impianti è stabilito che devono avere 3250 ceppi per ettaro e che la resa media di uva per pianta non superi i quattro chilogrammi. Comunque, la produzione di uva per ettaro vitato è fissata in 13 tonnellate, mentre la resa in vino di tale quantitativo è di 110 ettolitri

Qualora questi limiti non vengano rispettati e superino il 20% decade il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata (DOC) e il prodotto viene di conseguenza declassato.

Il disciplinare prevede le seguenti tipologie di produzione:

Sardegna Semidano con gradazione alcolica minima di 11 gradi

Sardegna Semidano (sottozona di Mogoro) con gradazione alcolica minima 11,5 gradi

Sardegna Semidano spumante con gradazione alcolica minima 11,5 gradi

Sardegna Semidano Superiore con gradazione alcolica minima 13 gradi

Sardegna Semidano passito con gradazione alcolica minima 15 gradi.

Le caratteristiche organolettiche del vino variano necessariamente a secondo della tipologia interessata, ma di massima si possono così riassumere, escludendo naturalmente il tipo spumante e passito:

Colore:   giallo paglierino, brillante, tendente al dorato

Profumo:  elegante, fresco con sentori di banana e agrumi

Sapore:  intenso, molto equilibrato tra freschezza, alcolicità e sapidità. Si potrebbe dire avvolgente.

L’ampelografia di questo vitigno indica:

– foglia di media grandezza, orbicolare, quinque-lobata con seno peziolare a lira

– grappolo di forma cilindrica o piramidale, semiserrato e alato

– acino di forma tondo di media grandezza con la buccia molto pruinosa, spessa e consistente.

L’invecchiamento del vino Semidano superiore avviene mediante un passaggio in botte di legno di piccola capacità, e posto in commercio dopo due anni dalla vendemmia.

È importante considerare che l’obbligo di invecchiamento di due anni, per un vino bianco prodotto in Sardegna, è un fatto straordinario. Ciò dimostra che il Semidano ha una struttura particolare, rispetto ad altre uve bianche coltivate nell’Isola che non sempre si prestano ad un lungo invecchiamento.

Pertanto, possiamo dire che la lungimiranza dei vignaioli della Marmilla – che hanno creduto nel loro storico vitigno – sta rispondendo alle aspettative, dando così lustro alla viticoltura sarda.   

Il vino semidano si presta a un’ampia gamma di abbinamenti che può spaziare dagli antipasti, ai piatti a base di pescato, fino a quelli con salse delicate.

Ma il tipo maggiormente strutturato, cioè il Semidano superiore,si sposa egregiamente anche con piatti a base di pesci pregiati cucinati al forno, o con carni bianche.

Il semidano spumante – oltre ad essere abbinabile a pesci molto delicati – è indicato come aperitivo, ed è ottimo abbinato al prosciutto crudo delicato.

Per quanto riguarda il Semidano passito, invece, possiamo dire che ha un connubio perfetto con tutti i dolci sardi secchi; con i dessert privi di alcol, e coi formaggi erborinati.

Va servito ad una temperatura di 8-10 gradi.                                                                                                                  

I calici verranno scelti in base alla tipologia del vino servito.

Buone vacanze agli amici lettori.

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