NUORO E CERVIA UNITE DA GRAZIA DELEDDA: UN MONUMENTO IN TERRA ROMAGNOLA OPERA DELLO SCULTORE ANGELO BIANCINI

di LUCIA BECCHERE

In occasione del ventennale della scomparsa di Grazia Deledda, il 9 settembre del 1956 Cervia celebrava il ricordo della grande scrittrice Premio Nobel 1926, dedicando a lei un monumento bronzeo opera dello scultore Angelo Biancini. L’anno seguente verrà anche insignita della cittadinanza onoraria perché «ospite di cui Cervia si onora».

Il monumento si trova nel lungomare a lei dedicato e non soltanto simboleggia i valori dello spirito di due figure di donna italiana nel mettere in risalto la quotidianità che le unisce seppur nelle diverse identità di provenienza, ma vuole essere una testimonianza di riconoscenza alle tante madri e spose alle quali la Nostra dedicò numerose sue pagine. La sarda saldamente ancorata al piedistallo nel rigore degli abiti tradizionali e l’altra fiera di appartenere ad un paese di pescatori, lascia che il vento giochi con le pieghe leggere del suo vestito. Il sindaco di Nuoro, l’avvocato Senatore Pietro Mastino, presente a Cervia per l’inaugurazione della statua, esprimeva a quella città il ringraziamento per le onoranze riservate alla sua concittadina.

«Quel vincolo di amore – queste le parole di Mastino – che la portava a passare tra voi le stagioni del suo apparente riposo, diventa oggi vincolo di affetto fra le due città, simboleggiate nell’opera squisita dell’artefice». E poi ancora «se la sua anima, il suo spirito rimangono e rimarranno essenzialmente sardi, si coloreranno ed animeranno di pensieri, forme e spiriti di questa città e questa terra». Lasciata la Sardegna per stabilirsi definitivamente a Roma, dal 1921 Grazia aveva scelto di trascorrere le vacanze estive in quella località balneare dove trovò ispirazione per alcuni dei suoi romanzi: Il paese del vento, Fuga in Egitto, Il segreto dell’uomo solitario, racconti e tanti elzeviri. A Cervia aveva trovato la pace e la serenità e una intima comunione fra le due anime, quella sarda e quella cervese, un vincolo di amore e fratellanza, una intima corrispondenza fra la terra antica e quella nuova. La bellezza di quella terra evocava in lei antiche emozioni che si mescolavano a quelle sprigionate dalla bontà della gente che tanto amava, sentimenti ricambiati con amore e ammirazione non soltanto per la sua umiltà, riservatezza e dignità, ma anche per l’arte e la scrittura.

Grazia si era subito innamorata di quel lembo di terra a tratti incolto coperto da giunchi, dune e paludi, abitato da pescatori e salinari e frequentata da pochi bagnanti. Solo in seguito il turismo ne avrebbe fatto una rinomata località turistica della costa adriatica attratti anche dalla presenza del Premio Nobel.

Quella natura ancora aspra e incontaminata richiamava alla sua mente la sua gente e la sua terra.

Terra accarezzata dal vento come la sua Sardegna, da quel vento che nelle sue pagine si caricava di diversi significati, in una simbiosi fra animo e paesaggio, fra dimensione umana e dimensione naturale. In quei luoghi si trovava in sintonia con i suoi stati d’animo e nella sua casa era solita incontrare l’amico poeta Marino Moretti, lo scrittore Alfredo Panzini e il pittore Filippo de Pisis.

Nel 1927 Cervia aveva già conferito la cittadinanza onoraria alla sua figlia adottiva e nel ’36 le fu intitolato il giardino a fianco della cattedrale e nel ’38 venne apposta sulla facciata del palazzo comunale un’epigrafe il cui testo venne dettato dell’amico scrittore Antonio Baldini che così recita Figlia della Sardegna, cittadina acclamata di Cervia, massima nel suo tempo scrittrice d’Italia e nel ’46 una lapide verrà apposta nella casa (villa Caravella) che le era appartenuta dal 1924 al 1936. L’incontro fra la città di Nuoro e Cervia, sarà suggellato dal Comitato d’Onore di cui facevano parte i due rispettivi sindaci, Pietro Mastino e Erminio Pilandri, il Presidente del Consiglio Antonio Segni, numerosi esponenti regionali e nazionali della politica, delle istituzioni e della cultura – presente anche il segretario reale dell’Accademia Svedese – e i premi Nobel per la Letteratura Roger Martin Du Gard (1937), Pearl S.

Buch (1938), Hermann Hesse (1946), François Mauriac (1952) e Halldór Laxness (1955).

Dopo il rituale scambio di doni fra i due paesi e le manifestazioni folcloristiche sarde e romagnole (i rispettivi rappresentanti indossavano costumi tradizionali), la serata si concludeva con la lettura di alcuni passi di Il paese del vento.

per gentile concessione de https://www.ortobene.net/

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