di LUCIA BECCHERE
“Il colore delle ortensie” (Albatros edizioni 2019) è la prima fatica letteraria di Giannina Piras, 70 anni, nata a Mamoiada e residente a Nuoro, finalista del Premio letterario Mario Luzi 2020.
Nel libro l’autrice ricorda la sua infanzia felice, la casa dei nonni, il profumo delle ortensie, l’orto, la vigna e le vendemmie, la stanza del grano, la natura che ritmava i suoi tempi, l’asilo, le elementari e il ricovero presso un preventorio antitubercolare di Cagliari che l’ha consegnata alla vita più forte.
Completati gli studi professionali si trasferisce a Milano per lavoro ma dopo qualche anno rientra in Sardegna per sposare l’uomo che diventerà suo marito.
Custodire nel suo grembo una promessa di vita che si sarebbe compiuta di lì a qualche mese, è stato per lei un momento straordinario, uno stato di grazia che si sarebbe riproposto altre due volte nella sua vita.
Tuttavia, dopo 10 anni di matrimonio si ritrova ad affrontare una dolorosa separazione e Pier Paolo in quanto primogenito, a soli nove anni diviene il punto di riferimento della famiglia. I figli che crescono rispettosi, studiano e lavorano la ricompensano dei numerosi sacrifici, mentre la venuta al mondo di tanti nipotini fanno di lei una mamma e una nonna felice. Nel 2007, però, un terribile incidente alle porte di Nuoro le porta via il suo primo figlio di soli 34 anni. Pier Paolo amava lo sport.
Aveva fondato la prima squadra di rugby della provincia di Nuoro, giocava a calcio e a Kickboxing.
Altruista e sognatore, determinato nel perseguire i suoi obiettivi, si nutriva di veri valori. Tutto questo lo rendeva unico ai suoi occhi.
Da quel momento Giannina vive il dolore eterno che si impadronisce di ogni madre orfana di figlio.
L’orologio della morte che aveva scandito uno spartiacque fra un prima e un dopo, un passato che non c’è più e un non-tempo in cui si deve convivere con il dolore alla perenne ricerca di una fiammella che alimenti la fede e tenga viva la memoria di chi ci ha lasciato.
Sul solco di ogni rigo del libro è palpabile il dolore di una madre che si consuma alla ricerca di una verità e di una giustizia che le darebbe almeno il sostegno umano mentre la legge e le istituzioni, mettendo in secondo piano la sua sofferenza, le concedono solo il pianto.
Dopo l’incidente, con altre mamme, Giannina ha fondato un’associazione per tutelare le vittime della strada organizzando convegni nelle scuole per sensibilizzate le nuove generazioni. Non ha avuto purtroppo seguito e ognuna di loro si è rinchiusa nel proprio lutto. Attualmente fa parte dell’Associazione AVO (Associazione Volontari Ospedalieri) e nell’essere di conforto agli altri ha ritrovato il suo equilibrio con la fede e il mondo che la circonda.
L’abbiamo incontrata.
Giannina, perché ha scelto questo titolo? «I fiori, simbolo di speranza e di vita che si rinnova nei suoi colori e nei suoi profumi, mi caricano di forti emozioni. Sempre presenti nel cortile dei miei genitori, le ortensie mi riportano alla mia famiglia».
Come è maturata la decisione di scrivere il libro? «Era un voler comunicare con mio figlio. Per me è stato terapeutico come se a quelle pagine avessi affidato tutta la mia sofferenza per sublimarla in amore e speranza».
Cosa vorrebbe dire alle madri che patiscono il suo stesso dolore? «Che i nostri figli ci sono vicini in maniera diversa e che dobbiamo continuare a sorridere per loro che mai vorrebbero vedere le proprie madri soffrire così tanto».
per gentile concessione de https://www.ortobene.net/