di GRAZIELLA MASSI
“Ho cominciato ad indagare sulle tradizioni sarde negli anni settanta. I vecchi ancora raccontavano, la TV non aveva invaso tutte le case, quindi c’era una trasmissione orale ancora viva ed ho potuto rilevare cose che oggi sarebbe impossibile recuperare”.
Dolores Turchi, nata ad Oliena nel 1935, studiosa di tradizioni popolari sarde, antropologa, etnologa e scrittrice, sviluppa così la sua grande passione: indagare a fondo sulle origini dei miti, delle leggende e delle tradizioni popolari partendo dai racconti tramandati di generazione in generazione.
Ascoltando quelle storie provenienti dal passato, si rende conto che il sardo non ama giocare di fantasia, è concreto ed essenziale e il suo racconto parte sempre da qualcosa di reale, anche quando si tratta di leggende.
Dolores ascolta i racconti stringati e lineari delle anziane e dei vecchi dei paesi barbaricini, una trasmissione senza rielaborazione che dà per scontato quello che c’è a monte; allora indaga a fondo nel passato e nella storia e trova le origini di quei racconti che ha ascoltato con grande interesse e curiosità.
Non esistono fiabe in Sardegna, racconti di pura fantasia, ma leggende tramandate che partono sempre da un dato concreto. Quasi sempre le loro origini sono da ricercare in una religione antica con i suoi protagonisti trasformati in esseri fantastici e demoniaci, ma che in origine erano sacerdoti e sacerdotesse di un culto pagano oppure divinità risalenti al pantheon pre-cristiano come Demetra la dea della terra, la dea madre e Dionisio il dio dell’ebbrezza e della vegetazione ma anche dell’esistenza, il dio della fertilità e della rinascita.
Dolores Turchi è un’insegnante, promuove convegni di linguistica sarda, fa docenza in corsi universitari su temi legati alla cultura e alle tradizioni sarde. Riceve parecchi premi di letteratura: nel 2001 il Premio Osilo “Il libro dell’anno” con il suo “Lo Sciamanesimo in Sardegna”; nel 2007 il premio giornalistico Funtana Elighe di Silanus; nel 2011 il premio “Il Mirto d’Oro” e nel 2012 le è stata dedicata la VI edizione di “Donne sarde di ieri e di oggi: omaggio a Dolores Turchi”. Partecipa a numerosi documentari, fra cui “Istorias” e rilascia interviste a vari giornali.
Ritenuta la più grande divulgatrice ed esperta di antropologia in Sardegna, è particolarmente celebre per gli studi effettuati sul carnevale sardo e sulle radici culturali e pre-cristiane delle maschere tradizionali sarde.
Dalla sua ultima opera “I Carnevali e le Maschere Tradizionali della Sardegna” emergono le origini ancestrali tramandate nei secoli e l’influenza degli antichi riti dionisiaci. Il culto di Dionisio era molto popolare nella Sardegna pre-cristiana, un culto agro-pastorale legato al ciclo di morte e di rinascita della natura che si ripete nei riti del carnevale. Ogni carnevale infatti ha una vittima, generalmente un fantoccio che si brucia in piazza e che simboleggia il ripetersi dei cicli della natura.
Ma i libri best-seller di Dolores Turchi trattano anche altri aspetti della cultura e della storia della Sardegna, come la sua lingua “la caratteristica che ci distingue”; la civiltà nuragica “molto evoluta, straordinaria: non esisteva altra terra nel Mediterraneo del 1200/1300 a.C. che avesse concentrate in una così piccola superficie tante torri – se ne contano più di 800!” e il matriarcato “L’uomo era un produttore di reddito”, la donna si occupava, durante la sua assenza di transumanza per lunghi periodi, della famiglia, della casa, del commercio e degli scambi dei prodotti agro-caseari, dell’acquisto e della vendita di terreni e di contrattazioni di varia natura.
Nel 2003 Dolores fonda la casa editrice Iris, un’iniziativa culturale per dar voce a giovani scrittori. “Ho voluto realizzare un mio antico hobby, quello di pubblicare un giorno le opere pregevoli, quei libri validi, soprattutto di giovani autori e studiosi che altrimenti sarebbero stati dimenticati”.
Fonda e dirige il semestrale di cultura “Sardegna Mediterranea”. Dirige la rivista “Sardigna Antiga” per diversi anni e cura alcune opere di Grazia Deledda. Tra i suoi libri: “Leggende e Racconti popolari della Sardegna” (1984), “Maschere, Miti e Feste della Sardegna” (1990), “Samugheo” (1992), “Lo Sciamanesimo in Sardegna” (2001), “Ho visto agire S’Accabadora” (2008), la prima testimonianza oculare di una persona vivente sull’operato di questa figura storica presente nelle comunità agropastorali fino alla metà del secolo scorso. Ed inoltre “Preghiere e scongiuri della tradizione sarda” (2004), “Lingua e Cultura sarda” (2004) e “Il culto dei morti in Sardegna e nel bacino del Mediterraneo” (1° volume 2008 – 2° volume 2013).
I libri di Dolores Turchi sono viaggi nel passato: prende il lettore per mano e lo accompagna nella storia, nelle leggende e nelle memorie della Sardegna con precisione storica e scientifica.
A conclusione della sua intensa attività editoriale con le edizioni IRIS, nel 2017 si congeda dai suoi tanti lettori affezionati mandando alle stampe il suo primo romanzo “Con lo sguardo al passato” scritto negli anni ottanta mai pubblicato, conservato nel cassetto dei ricordi preziosi del passato fatto di memorie e di vita vissuta. “Un bagaglio di esperienze e di credenze attraverso i racconti dei vecchi che si erano creati una precisa filosofia della vita con tutto il bene e il male che essa contiene. E nel bene e nel male, come tutta l’umanità, trascorrevano l’esistenza”.
La cessazione dell’attività letteraria di Dolores Turchi lascia sicuramente un vuoto nella cultura e nell’editoria sarda ma, come spiega lei stessa “Il tempo passa inesorabilmente per tutti, sono stanca e non ho più la possibilità di impegnarmi come prima, quindi, largo ai giovani! “.
Nel virgolettato le parole di Dolores Turchi
#corrieresardo.it
Grande la Turchi
Un tesoro prezioso per la nostra terra, peccato non scriva più
i suoi libri sono davvero un tesoro