di GIANRAIMONDO FARINA
“Contro AstraZeneca vi e’ stato un nazionalismo esasperato. Si tratta di un vaccino massacrato”. E’ questa, sostanzialmente, l’ultima e decisa presa di posizione di Piero Di Lorenzo, presidente dell’IRBM di Pomezia, centro di ricerca che ha collaborato con l’Universita’ di Oxford per la predisposione del vaccino che da anche un “tocco “, importante, d’italianita’ all’antidoto anglo-svedese.E le dichiarazioni di Di Lorenzo sono dure, precise e decise, affilate e fendenti, che vanno a toccare qualche “nervo scoperto” che, evidentemente, di questo vaccino non si vorrebbe svelare, ossia gli aspetti dei costi etici e dell’ utilita’ sociale, profondamente connessi con quelli di carattere geopolitico e storico-economico. Il presidente di IRBM ha raccontato, di recente, come l’antidoto anglo-svedese sia stato raccontato in modo negativo in gran parte della stampa americana. Ed un motivo profondo c’e’. A seguito dello stop temporaneo di AstraZeneca, dovuto anche a certe “bande locali” che avrebbero proceduto ad un vero e proprio boicottaggio, e’ stato sottolineato come AZ, “in tutta questa partita, non abbia guadagnato un centesimo”. E’ questo il “focus” della vicenda. Si sente parlare di “vaccino bene comune” e di “necessita’ di mettere a disposizione i brevetti” da parte delle multinazionali farmaceutiche. Quello che emerge, chiaramente, in tutta questa storia, e’ stato il completo silenziamento di un piccolo particolare, da parte di tutti gli organi di stampa internazionali. Ossia: una multinazionale, AstraZeneca, ha messo a punto un vaccino, commerciandolo al prezzo di costo industriale, senza aggiungervi un centesimo di proprieta’ intellettuale, cioe’ di brevetto. Si tratta di qualcosa che dovrebbe essere annotata sui manuali di storia economica. A questo punto e’ necessario ribadire e ritornare sul “quantum” della discussione, i costi del tutto. AstraZeneca vende a 2.80 euro, prezzo industriale. Se avesse messo 1 euro su 3 miliardi di dosi, nel 2021 avrebbe guadagnato 3 miliardi in piu’: aspetto da non sottovalutare affatto. Ebbene, di tutto questo e’ scomparsa qualunque traccia. La multinazionale anglo-svedese, in questo senso, ha fatto una scelta di valore etico molto importante, ma nel silenzio generale. Perche’? Non se ne parla per il motivo che, a detta di Di Lorenzo (ma non solo), vi e’ stato un nazionalismo esasperato da parte dei media. Per spiegare cio’ si prende come esempio quanto accaduto, di recente, con una intervista della cancelliera tedesca Angela Merkel ad un organo berlinese. Si e’ trattato di uno “scivolone” inaspettato ed, allo stesso tempo, erroneamente “congegnato”. Alla domanda se fosse stata disponibile a vaccinarsi 54con AstraZeneca, la Merkel ha risposto negativamente, “purtroppo avendo piu’ di 65 anni, ma il vaccino AstraZeneca e’ efficace e sicuro”. A seguito di questa dichiarazione, il giorno dopo, “a stretto giro”, il Giornale e’ uscito nelle edicole con questo titolo fuorviante: “La Merkel rifiuta il vaccino AstraZeneca”. Vi e’ stato un nazionalismo esasperato da parte dei media internazionali, ovviamente ripreso da quelli italiani sulla scia dei “giornaloni” americani o tedeschi, senza, purtroppo, verificarne le notizie.E’ chiaro, quindi, stando a questa ricostruzione, come le piccole “camarille” locali si siano attaccate da subito per fare i propri affari. Dal momento, quindi, in cui tutto il discorso del prezzo e’ stato “ufficializzato”- e’ la tesi (non peregrina) di Di Lorenzo- vi e’ stata una sorta di “narrazione sospetta”, escludente, pero’, le concorrenti multinazionali. La narrazione degli organi di stampa internazionali ha dato la “stura” a queste piccole “bande locali” che hanno fatto in modo che, fino all’ultimo paesino italiano, arrivasse questo senso di sfiducia verso un antidoto sicuro ed efficace. Stesse affemazioni, in sostanza, riprese dal virologo Massimo Galli che, con
riguardo all’appena passato stop di AstraZeneca, ha parlato di una “drammatica bufala”. Con “effetto- domino” partito proprio dalla Germania e che, purtroppo, ha avuto ed avra’ ripercussioni sugli altri Paesi europei, ” senza tener conto che fatti del genere sono accaduti con altri vaccini, rilevandosi delle bolle di sapone”.
Caro Gianraimondo la penso perfettamente come te.
Grazie carissimo Mario! Saludos de coro!
Caro Gianraimondo, poni un problema che dovrebbe avere maggiore risonanza, meritevole senz’altro di approfondimenti da parte di altri insigni economisti ma sopratutto da eminenti politici. Può il mero profitto costituire l’unico propulsore alla base dei comportamenti di gruppi di potere i cui obiettivi dovrebbero invece essere basati sul bene comune? Tra l’altro evidenzi a livello embrionale ciò che rischia di proiettare l’umanità verso disordini e sconvolgimenti globali proprio per il fatto taluni rivendicano il diritto di pigiare l’acceleratore a piacimento senza che altri possano poter porre freni o moderare fenomeni che sono destinati così a rimanere senza governo. Per il profitto si passa su tutto e così si corrompono governanti per ottenere leggi più elastiche, si diffama la concorrenza e si tenta di rimuovere dal mercato chi è più efficiente e determina un prezzo di riferimento che lascia poco spazio a speculazioni. La teoria economica che conosciamo ci insegna che è destinato ad uscire dal mercato chi registra, tra l’altro, un rapporto qualità/prezzo inferiore ma, alla luce di quello che sta succedendo, appare ingenua nella misura in cui non prevede che il mercato stesso possa essere perturbato da comportamenti illegittimi tollerati, se non addirittura incentivati, da politici ed opinione pubblica. Ricordiamo, tra l’altro, che se non si riesce ad assicurare il vaccino ad economie del terzo o quarto mondo non ci libereremo dal virus neanche nel primo. Un fatto è spendere una cinquantina di miliardi di euro per tali fini, altro è pensare a cifre venticinque volte superiori.
Grazie Giamma’, riflessione giusta ed opportuna la tua, grazie davvero!