di FRANCESCO SONIS
Nella “Piccola collana di memorie” della “Soter Editrice” di Villanova Monteleone (Sassari), ideata da Salvatore Tola, Cristoforo Puddu, poeta nativo di Illorai (1956), ha pubblicato nel novembre 2014 la raccolta “Oltre” (20 composizioni in affettuosa memoria di suo padre): si veda in questo sito la recensione firmata da Pasquale Ciboddo
Nell’ottobre 2020, nella stessa collana, è uscita la silloge “Poesie del distanziamento”. Si tratta di 22 poesie d’amore per una donna dagli occhi chiari. Ha scritto Salvatore Tola: «La lontananza, la separazione forzata offrono al poeta nuove chiavi di lettura di un tema che è stato sviscerato lungo i secoli; ed emerge che il rapporto, nell’assumere aspetti inediti, in definitiva si consolida. Il ripetuto ritorno al mare, se per un verso è il simbolo e la natura stessa della separazione, dall’altro offre aiuto col faro, e rifugio in un “porto sereno”».
Nel novembre 2020, nella stessa collana, è apparsa la terza perla preziosa di Cristoforo Puddu. La raccolta, dal titolo “Ora, all’imbrunire”, introdotta da Francesco Pasella, è «una finestra sul presente, un excursus che abbraccia la sua terra d’origine e in particolare il suo paese, Illorai, luogo incastonato tra lo spopolamento e una visione digitale del mondo. Il viaggio percepibile nei versi è ben presente nella prima parte, dove il paese viene spogliato e portato all’attenzione del lettore: da Illorai I a Illorai VIII. La parte centrale si concentra su temi filosofico/esistenziali».
Con quest’opera Cristoforo Puddu evidenzia una particolare tendenza verso il «vissuto-quotidiano personale» e nei suoi versi si coglie una notevole sensibilità nell’affrontare le problematiche dell’emigrazione e dello spopolamento dei nostri paesi. Come ha scritto Claudio Magris, nella prefazione all’opera “Quel che resta” dell’antropologo Vito Teti, «la figura che sembra incarnare, nell’irripetibile vicenda di ognuno, l’universalità, è quella dell’emigrante. Dell’emigrante che parte, che ritorna o non ritorna, creatore e insieme vittima dell’abbandono ma anche anonimo e ignaro, portatore di una resistenza contro l’abbandono, perché quelle case crollate o abbandonate se le porta dietro. Non in una vaga nostalgia, vera o esibita, ma nella concreta realtà della sua esistenza, in cui confluire la storia delle generazioni precedenti».
Così anche Cristoforo, rientrato al paese dopo aver trascorso una parte importante della sua esistenza a Milano e dintorni, è ritornato nel luogo delle sue origini, calandosi col cuore e con la mente nella memoria di quel territorio e di chi è rimasto a vivere in condizioni di disagio e privazioni estreme. In Illorai I c’è la memoria di un «paese immutabile… che ancora rivela – a chi torna vissuto – le strade dell’infanzia…». «È paese immutabile/di case svuotate/dalle strade del mondo/ e che ora soltanto rivela/ la sofferenza dei vecchi». Oggi sono rimaste «memorie gravide di vuoto/in questo paese/amato allo stremo» (Illorai II); «il richiamo della speranza/non riempie le case/spopolate da fresche voci» (Illorai III); «Illorai, paese murato/nella morsa del vuoto./Abitato dalla precarietà» (Illorai IV).
Questo struggente poemetto è, in parte, l’autobiografia intima del nostro autore, ma è anche quella di un paese che continua ad esistere, che lentamente si perde e cambia e che comunque si ama con la nostalgia del profugo.
Cristoforo Puddu, dopo un lungo periodo vissuto da emigrante, oggi vive a Illorai, in provincia di Sassari. Per diversi anni ha collaborato, come giornalista pubblicista, con diverse riviste e periodici delle Diocesi sarde (“Nuovo Cammino”, “L’Ortobene”, “Gallura e Anglona”) con articoli e recensioni, privilegiando le tematiche sull’emigrazione sarda. Attualmente collabora a Tottus in Pari, al Messaggero Sardo online e ad altri blog. Nel 2006, Salvatore Tola, nel suo volume dedicato ai “50 anni di Premi Letterari in Lingua sarda” (Ed. Domus de Janas, Selargius, pp. 247-249) scriveva: «Cristoforo Puddu, applicato da sempre alla poesia ha saputo nutrirla e fonderla con le ispirazioni, che gli sono venute da un periodo di intensa militanza sardista. (…). Atas de corazu (Lame di coraggio) è la poesia che la giuria del Premio Ozieri ha premiato nel 1985, con questa motivazione: «Il bilancio della partita aperta con la storia non richiede più dal poeta accorati lamenti e preghiere, ma una volontà ferma di vita nuova che rinasce dalle rovine e risorge come linfa delle radici dell’identità di un popolo che ha bisogno della saggezza antica e di nuove idealità».
Un grande
Penso che non ci siano parole sufficienti per esprimere la grandezza e la profondità dell’animo umano, ma Cristoforo con le sue liriche riesce a portarti lontano a commuoverti a dare peso ad un vissuto trascurato, ai valori umani quasi dimenticati ed al nulla eterno. Bravo Cristoforo complimenti
Unu ringraziamentu dae coro pro sos cummentos e pessos de Gesuina dae Lombardia e de Nunzio dae Dubai; propriu beru chi noi sardos semus ispramminados in donzi zassu e cuzone de su mundhu, ma in su coro e sentidos vivimus sempre sutta su chelu de Sardigna. Cun sinnos de istima e liera identidade bos saludo, a menzus bidere in Terra nostra
Cristoforo