“L’ISOLA DELLE LEPRI”, L’ULTIMO E APPASSIONANTE LIBRO DI PATRIZIA POLI

di FEDERICA CABRAS e MAIKA MEDICI

Passato. Siamo nel 1242 e Maria Lascaris, moglie del re ungherese Bela IV, è incinta.

“Le orde di Batu, nipote di Gengis Khan, dopo aver saccheggiato i territori della Russia, dell’Ucraina e della Polonia, dilagano in Ungheria. Sono cinquecentomila, a cavallo e feroci. L’armata di Bela IV, con ungari, croati, tedeschi e templari francesi, viene sconfitta. La famiglia reale si rifugia in Dalmazia.”

In queste condizioni disperate, viene fatto un voto: se Dio li salverà, se salverà l’intera Ungheria da quegli uomini assetati di sangue, be’, il decimo figlio verrà donato a Dio. Ed ecco che nasce Margit, che ha quel nome in onore della sorella grande morta repentinamente e che è piccola, brutta e sgraziata. Perlomeno da piccola.  Poco male, pensa il padre, sarebbe stato difficile persino maritarla! La madre, invece, soffre. Sì, quando era in attesa è stato facile fare questa promessa… Ma adesso? Adesso che la bimba è così serena, piena d’entusiasmo? Come fa a tirar fuori il coraggio di spedirla, ancora bambina, in convento, tra privazioni e vita monastica? Presente. Maddalena Della Torre è una scrittrice di libri storici e ha una grande passione per la santa d’Ungheria. No, così è riduttivo. Lei la sente dentro, questa bambina poi diventata ragazza, monacata a forza. Si sposta fino all’Isola delle lepri, dove visse confinata fino alla sua morte, per studiarla meglio; accanto a lei, Marcell, anch’esso grande studioso appassionato della principessa suora.

“No, non è solo questo, la santa sta diventando un’ossessione strana, è come averla dentro, vedere con i suoi occhi. A volte mi stringo le braccia intorno al corpo per non far sfuggire il calore e mi pare di sentire il freddo che lei deve aver provato; mi sembra di avere addosso quelle vesti di lana ruvida e grezza, mi sembra di vederla aggirarsi smarrita per i corridoi del convento di Veszprém. Vedo i suoi piccoli piedi, le sue mani pallide, i suoi occhi pieni di stanchezza e di pianto.”

Queste due storie si intrecciano tra visioni ed emozioni tanto potenti da non poter nemmeno essere spiegate. Maddalena e Marcell la sentono parlare, la povera Margit strappata a una vita di lussi e serenità e schiaffata in un convento freddo, con la sola compagnia del cane Kalima. La vedono muoversi, accanto a loro. La possono percepire camminare accanto a loro, dapprima curva per la tristezza e poi ancor più curva a causa delle privazioni.

Sì, perché la piccola Margit, quando capisce che la madre e il padre la lasceranno lì, fra quelle mura fredde e lugubri, si dona completamente a Gesù Cristo e lo brama come suo sposo. La sua sarà una vita fatta di privazioni e di tristezza, di penitenze e di brama di santità – o di vendetta? “Aveva un dolore dentro come se una lancia le trapassasse cuore, polmoni e stomaco. Se avesse pianto, sarebbero usciti sassi e non lacrime. In qualche modo tutto quel male doveva essere cacciato fuori. Era arrabbiata con suo padre, con sua madre e persino con Dio.”

Ho adorato questo romanzo. Il modo della Poli di analizzare fatti storici, di scomporli e rimetterli insieme in chiave personalizzata è un dono. Tutti i suoi libri sono perle rare: L’uomo del sorriso, Signora dei filtri, Una casa di vento, L’ultima luna e L’isola delle lepri sono scritture speciali, che penetrano dentro e scavano un fosso. In tutti e quattro i casi, una volta iniziato a leggere, finire, arrivare all’ultima pagina diventa un bisogno, una sorta di necessità che brucia. Questo è merito della sua scrittura a tratti inquieta, del suo modo di parlare di dolore e sofferenza reali, veri, vivi.

Ho sentito tutto, di quest’ultimo romanzo. Non conoscevo la storia di Margit, ma mi ci sono immersa totalmente, senza remore né potere.

La sua sofferenza, la sua anoressia, la sua guerra contro il mondo. Mi sono piaciuti anche padre Marcello e suor Olimpiade. Entrambi dubitanti riguardo la fede – come è giusto che possano essere delle persone così intelligenti – ed entrambi talvolta guidati da sensazioni che non sono compatibili con il loro posto (Marcello che si sente uomo prima che prete e Olimpiade che si sente donna prima che suora).

La Poli ha descritto, pur non tralasciando la parte storica, emozioni e sensazioni assolutamente verosimili e compatibili con la storia reale della santa. Ha reso reali, viventi, attuali personaggi morti da secoli. Ha donato vita al passato. La parte che mi è piaciuta di più – e che insieme mi ha inquietata – è quella dove si descrive come Margit mortifichi il proprio corpo. È terribile e, insieme, affascinante. Come una persona possa lasciarsi morire di stenti in questo modo, castigandosi e punendosi per colpe non sue, è atroce però incuriosisce.
Le parti al presente mi hanno rapita in egual modo. Maddalena e Marcell, la loro devozione per il passato e la loro ossessione per la santa… C’è qualcosa di magico, nel loro essersi incontrati. Consigliatissimo. Promosso a pieni voti.

Federica Cabras

Devo iniziare subito con una premessa: è stato un onore immenso leggere questo romanzo in anteprima, tantoché si ha paura di far del male alla SANTA – con le parole sbagliate – più di quanto abbia sofferto nella sua breve vita. Sono anche molto felice di dividere questo spazio con Federica, che prima di me, si è avvicinata a questa storia… dando a lei l’opportunità di presentare Margit. Proverò a scrivervi la mia recensione, che sarà diversa sicuramente per lo stile; ma la certezza assoluta è che le emozioni che traspariranno tra le righe saranno identiche, perché questo romanzo, oggettivamente, è un capolavoro. Arriverete alle lacrime, e non è una frase fatta, preparatevi a un doppio viaggio, tra oggi e un passato troppo lontano e ingiusto.

«Ho lasciato la mia città, ho lasciato il mio editore, e sono venuta sull’isola Margherita, un tempo chiamata Isola delle lepri, a visitare di persona la tomba della santa e a fare ricerche più approfondite per chiarirmi le idee»

È grazie a Maddalena Della Torre se abbiamo un’approfondita conoscenza della giovanissima suora, che ha scelto di donarsi completamente a Dio.

«Margit Arpad, (1242 –1271) figlia di Bela IV e della principessa Maria Lascarina. Votata a Dio dai genitori, ancora nel grembo della madre, in cambio della salvezza contro l’invasione dei Tartari dell’Orda d’Oro, entrò in convento a quattro anni e ne uscì a 28 per essere seppellita.»

Fu Stefano, l’amato fratello, a rivelarle il triste destino: la vita in convento. Bastarono pochi giorni per lasciarla senza nulla, per farla abituare alla vita umile del monastero, con l’ipocrita promessa che avrebbe poi riavuto tutto. Una giovane vita sotto ricatto, fatta di compromessi e rinunce. Da fortunata principessa a bambina orfana del calore familiare, affidata a Suor Olimpiade che le ripeteva “sono la tua madrina, lo sarò tutta la vita e veglierò su di te”. E così è stato, e grazie anche alla presenza di padre Marcello, non ha perso mai i punti di riferimento, nonostante abbia scelto di chiudersi completamente in se stessa. Margit non arrivò sola sull’isola, a farle compagnia la cucciola Kalima. «A mano a mano che i mesi passavano, cresceva in lei l’ambizione di far bene, o meglio, di apparire brava. Sempre più ricacciava indietro lacrime e sconforto, applicandosi negli studi e nelle preghiere per ben figurare.»

Quando le dissero “dovrai amare Dio, disprezzare te stessa, non giudicare né spregiare qualcuno”, qualcosa in lei cambiò; si accorse di odiare talmente tanto i genitori, e ancor più se stessa, perché aveva deciso di tradire tutti i suoi sogni (per esempio, rifiutando Ottocaro) pur di ferire chi l’aveva rinchiusa lì dentro. Se lei avesse sofferto, forse anche loro… se lei avesse sofferto, forse Dio l’avrebbe amata…

La psicologia di Margit è complessa, e magistrale è stata la Poli a farla arrivare al lettore. La ragazza si punirà nei modi che non potete immaginare, con azioni e torture che farete vostre nel corpo e nell’anima; struggenti le decisioni che dovrà affrontare, tormentata fino all’ultimo se dare una svolta alla sua vita, giacché il Re in persona torna sui propri passi fornendo un adeguato matrimonio a quella sfortunata figlia.

La principessa sceglierà di diventare la sposa di Dio e di avere accanto Kalima per sempre… ma anche quest’ultima si rivelerà ben presto un’illusione e un’indicibile sofferenza.

Magit si lascerà andare, Suor Olimpiade perderà una figlia e padre Marcello vedrà spegnersi la possibilità di essere felice ma non a far morire la fiamma dell’amore…

Cari lettori, sapete qual è la cosa più inusuale di questo romanzo? Che positivi o negativi che siano, tutti i personaggi si faranno amare, perché di fronte all’indifesa Margit si riducono in poltiglia. Ho amato pazzamente Ottocaro, a conferma che l’abito non fa il monaco, che in certi casi non conta neanche il potere… che l’amore è capace di cambiare il mondo quanto di distruggerlo. Chi l’ha amata tanto, poi è morto dentro… e noi li abbiamo visti in faccia, uno a uno. M E R A V I G L I O S O.

Una menzione speciale a Maddalena Della Torre, che grazie alle sue fedeli ricerche è riuscita a sistemare anche il suo cuore. Che la vogliate chiamare sottotrama o in maniera diversa, anche questa storia riuscirà a darvi altro, a dimostrazione che studiando la vita di Margit, ha trovato se stessa… e forse l’amore vero!
I complimenti non bastano, considerando solo la ricerca che necessita il periodo storico. Patrizia Poli, altro non riesco ad aggiungere, posso far solo che consigliarlo!

Maika Medici

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