di MARCELLO ZASSO
Ha passato una vita in mezzo all’acqua, ma non si era mai interessato alla vela. Ora Davide Cannata, 26enne nuotatore cagliaritano, è uno dei protagonisti della Prada Cup a bordo di Luna Rossa. Ha cominciato a nuotare da piccolo e lo ha fatto a livello agonistico con l’Esperia fino a 22 anni, stabilendo anche il record nella tratta tra il Poetto e Villasimius, poi le sue bracciate lo hanno portato fino allo scafo di Luna Rossa e ora è impegnato ad Auckland a raggiungere la sfida finale con la Nuova Zelanda per l’America’s Cup. “Sono entrato nel team nell’aprile 2018, dopo aver fatto le selezioni per pura curiosità, in maniera casuale – racconta durante un momento di pausa della Prada Cup – tutti i miei compagni di squadra sono cresciuti col mito di Luna Rossa, guardavano tutte le gare a partire dal 2000: si alzavano alle 3 del mattino per guardare le regate. Io, onestamente, no. Un po’ me ne vergogno perché adesso mi rendo conto di quanto sia straordinario questo mondo e mi sarebbe piaciuto venire a conoscerlo prima”.
Ma ha avuto modo di recuperare, alla grande. “Sono stato nuotatore per tutta la mia vita. Un’esperienza bellissima come il nuoto, per come l’ho vissuto io, mi ha insegnato tantissimo. E mi sta aiutando tantissimo adesso, perché nonostante sia uno sport singolo vivi in un contesto con la tua squadra che diventa la tua famiglia e nel team di Luna Rossa mi sento allo stesso modo”. La presenza di Luna Rossa al porto di Cagliari ha cambiato radicalmente il corso della sua vita, fino ad allora scandito dalle bracciate. “Ho avuto la possibilità di fare le selezioni al centro sportivo ‘Tribune’ di Cagliari – racconta -. Per curiosità mi sono presentato col mio curriculum sportivo e l’hanno trovato interessante, nonostante non venissi dalla vela. Abbiamo fatto i test fisici, che erano la prova principale per la selezione del nuovo equipaggio perché la barca su cui navighiamo è molto performante e l’aspetto fisico è determinante”. Ma non c’è solo quell’aspetto, chi sale a bordo deve avere ruoli precisi e, anche su quel fronte, Davide Cannata ha giocato bene le sue carte. “Dopo quello fisico, ci hanno fatto test attitudinali in cui venivamo messi sotto pressione anche in altri ambiti e il mio profilo è piaciuto – ricorda -. Nel team mi occupo anche di elettronica, perché in passato ho studiato informatica e sono sempre stato molto appassionato dalla tecnologia: diciamo che in squadra sono 50 per cento velista e 50 per cento elettronico, anche per questa ragione sono stato selezionato. Ognuno dei ragazzi scelti ha un doppio ruolo, ci sono altri che si occupano del dipartimento idraulica, chi di meccanica: siamo valorizzati al meglio, per navigare ma anche per la nostra esperienza in altri campi”.
Un migliaio di giorni dopo la selezione cagliaritana e i primi contatti con la vela, Davide Cannata si trova a navigare dall’altra parte del mondo a bordo di una barca meravigliosa. “È un’esperienza meravigliosa, si prova una grande varietà di emozioni ogni giorno, come l’euforia di navigare a 50 nodi, e sono molto fortunato: ci sono cento persone nel team e solo 13 sono destinate a navigare. Fortunatamente sono una di queste e non smetterò mai di ringraziare il team per l’opportunità che mi ha dato, – spiega con tanto orgoglio -, ho la possibilità di sperimentare da zero un tipo di barca nuovo, essere uno dei sessanta velisti al mondo che ci navigheranno sopra, di vedere il processo di evoluzione di un sistema tanto evoluto quanto delicato, tecnologico quanto fragile. È bellissimo“.
Passare dal nuoto a Cagliari alle grandi sfide per l’America’s cup dall’altra parte del mondo non è stato semplice, ma Cannata è felicissimo dell’opportunità che gli è stata data e di come la stia vivendo. “Non riesco a definirlo un lavoro, anche se la mia vita è dedicata a quello, praticamente è un tipo di vita. La Coppa America ti divora la vita, non lascia spazio a relazioni e amicizie esterne al team. È un’esperienza totalizzante, che può piacere o meno: io l’adoro“. Il ciclo di attività nell’ambito della Coppa dura tre anni, poi arriva qualche mese di pausa prima di ripartire con una nuova campagna. “Mi auguro che succeda così per noi, anche perché significherebbe trascorrere altro tempo a Cagliari e regalare alla mia terra altro tempo di Luna Rossa e dei suoi team member che godono della città”.
La banda di Bertelli ha legato bene con la Sardegna, a partire dallo skipper Max Sirena che è diventato anche “cittadino onorario” di Cagliari. Ma i rapporti, come rivela Davide Cannata, sono più stretti di quanto possa sembrare. “In questi anni è stata una città a livello, tutti l’hanno apprezzata. Tantissimi dei miei compagni di squadra, grandi e piccoli, con e senza famiglia, stanno seriamente pensando – a prescindere dal team – di trasferirsi a Cagliari per vivere”. Lui che conosce bene il Golfo degli Angeli ha visto quando gli addetti ai lavori siano rimasti folgorati dalle sue caratteristiche. “Ciò che la Sardegna e Cagliari hanno saputo dare a un team così importante è la possibilità di allenarsi in uno spazio d’acqua perfetto con condizioni di vento perfette e grandi agevolazioni dal punto di vista dalla semplicità del territorio: in Europa non c’è nessun campo di regata che possa essere perfetto come il golfo di Cagliari: la mia città, a misura d’uomo, è stata apprezzata da tutti. Il mio sogno è portare la Coppa America a Cagliari“.
Il rapporto con la Sardegna resta solido e sono tanti i messaggi di gioia che partono dal Mediterraneo e raggiungono i mari della Nuova Zelanda. “Ovviamente è bellissimo ricevere messaggi da amici e da sconosciuti che sono orgogliosi di ciò che sto facendo. C’è un forte legame col territorio e in tanti sono fieri che ci sia un sardo che fa la Coppa America e un po’, sinceramente, me ne vanto anche io perché per me è straordinario”. Davide Cannata non ha dubbi, il rapporto tra il team Prada e la Sardegna sarà sempre più stretto: “Sono convinto che Cagliari rivedrà Luna Rossa”.