di GIANRAIMONDO FARINA
Ricordo di Antonio Catricalà.
Per ricordare Antonio Catricalà, grande commis d’Etàt, recentemente e tragicamente scomparso a Roma, mi piacerebbe farlo partendo da un ricordo personale di quando, nel 2004, ho avuto l’onore di vincere la prestigiosa borsa di studio del Seminario di studi e ricerche parlamentari “Silvano Tosi” di Firenze, organizzato dalla facoltà di Scienze politiche “Cesare Alfieri” e finanziato da Camera e Senato. Antonio Catricalà era, in quel momento, segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri e, proprio in quel caldo giugno, ci aveva fatto da guida paterna negli splendidi meandri di Palazzo Chigi, facendoci conoscere, in prima persona, le “stanze dei bottoni” della cabina di regia governativa.
Quest’uomo calabrese verace, simile nel carattere a noi sardi, ci aveva accolto con grande disponibilità ed umanità, raccontando anche aneddoti della sua vita; di una persona che, comunque, si era realizzata creandosi da sé, partito da Chiaravalle centrale, entroterra catanzarese.
Era, già in quel momento, un autorevole commis d’Etàt, avvocato e magistrato cassazionista che, proprio nell’arco del secondo governo Berlusconi (2001- 2006), inizierà anche la sua importante carriera che lo porterà a ricoprire prestigiosi incarichi tecnici e governativi. Dopo essere stato segretario generale di Chigi, dal 2005 al 2011 sarà presidente dell’Antitrust, dal 2011 al 2013 sarà sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo Monti e, dal 2013 al 2014, viceministro dello sviluppo economico nel governo Letta. In seguito verrà nominato presidente dell’OAM (Organismo per la gestione degli Elenchi degli Agenti in attività finanziaria e dei mercati creditizi) e, dal 2017 ad oggi, diverrà presidente di “Roma spa”, oltre che a ricoprire vari incarichi di docenza universitaria.
Un ricordo importante è quello che, di recente, ne ha fatto un suo vecchio amico di scuola, ora giornalista, Giuseppe Soluri, che è poi l’immagine che ha lasciato impressa in chi scrive: una personalità affabile, attenta, disposta al confronto e servitore dello Stato. Si è trattato, in definitiva, di un uomo dotato di un autentico spirito di servizio che, proprio ora, in questo momento di sofferenza collettiva, ci richiama ai valori della partecipazione attiva e responsabile.
A questo punto, mi piacerebbe chiudere “Barantinas” di oggi facendo riferimento all’ ultimo articolo di Catricalà, di carattere economico, apparso lo scorso 27 gennaio 2021 in “Milano Finanza”, in cui, tra gli altri, faceva riferimento a Draghi ed al G-30. Un articolo dal titolo emblematico: “La stretta via tra Stato e mercato”, in cui emerge, nitida, anche la sua afferenza alla scuola di Federico Caffè, la stessa di Draghi. Articolo molto attuale, dedicato all’intervento statale in economia, pubblicato proprio a pochi giorni dall’incarico conferito a Draghi. Scrive Catricalà : “ (…) Nel dibattito pubblico, quando si parla di intervento dello Stato si fa riferimento all’IRI come esempio negativo (…)”. Tuttavia, per l’ex sottosegretario bisogna partire da questo assunto per poter parlare di “ricostruzione industriale” come obbiettivo principe del citato Istituto.
Per Catricalà, proprio in questo momento, ci troviamo in una situazione di emergenza tale da richiedere la mobilitazione di tutte le forze del Paese. Motivo per cui occorre sempre più concentrarsi sulle condizioni dell’intero tessuto produttivo e sull’assetto che s’intende dare al sistema economico italiano. Per l’ex sottosegretario l’intervento dello Stato nelle imprese è solo uno strumento da utilizzare per rilanciare un’ economia, che da troppo tempo stenta a crescere, creando inaccettabili diseguaglianze sociali. L’articolo fa, quindi, preciso riferimento, al recente lavoro del G-30, coordinato da Mario Draghi, nella parte in cui tale gruppo ha sottolineato come, per uscire dalla crisi, sia necessario contaminare dei modelli autentici tra di loro, facendo riferimento ad una certa quantità di “distruzione creatrice”.
Cos’è, ora, questa “distruzione creatrice”? E’, in soldoni, il ridimensionamento o la chiusura di alcune aziende e la conseguente “transizione d’imprese” da parte dei lavoratori.
Per Catricalà, però, questa “distruzione creatrice” non sarà causata dal libero mercato (e qui l’impronta, di stampo keynesiano, dell’ex allievo di Federico Caffè è chiara), ma sarà la mano visibile dello Stato a guidarla. Non solo in Italia, ma anche nel resto d’Europa, proprio perché il “Next Generation EU” non è altro che il tentativo di tutta Europa di ridisegnare la propria economia, rendendola competitiva, sostenibile ed inclusiva.