La Sardegna, si sa, è una terra ricca di storia e misteri: dagli antichi circoli magici dell’età del bronzo fino ai reperti di archeologia industriale risalenti spesso ad appena un secolo fa, l’isola è il luogo perfetto per gli amanti delle scoperte e dell’avventura. Tra questi luoghi così misteriosi ci sono anche dei paesi ormai non più abitati, oggi nascosti ai più tra le valli e i boschi della regione, silenziosi e cristallizzati nel tempo. Sono più di dieci i paesi fantasma disseminati in diverse parti della Sardegna. Alcuni nacquero come cittadine per i minatori di una miniera vicina, altri affondano le proprie radici in una storia di tradizioni agropastorali ben più antiche. Tutti, comunque, preservano ancora un fascino irresistibile dato dalla bellezza delle antiche strutture ormai tutt’uno con la natura e dai paesaggi in mezzo ai quali sorgono, verdi e spesso nebbiosi ma quasi mai dimenticati dal sole e dai cieli blu. Ecco alcuni dei paesi fantasma più famosi dell’isola da visitare almeno una volta.
Gairo Vecchia. Situato all’interno della Sardegna centro-orientale e a circa un’ora da Arbatax, il paese di Gairo Vecchia è forse il più famoso tra i centri abbandonati dell’isola. La storia di Gairo inizia già nel Medioevo, passando di mano in mano fino a quando, nel 1951, un’alluvione piuttosto violenta non distrugge il paese costringendo gli abitanti ad abbandonare il centro. Da questo unico centro cittadino, la popolazione di Gairo ne fonderà altri tre: Gairo, poco più in alto del nucleo vecchio, Taquisara, un piccolo paesino nonché celebre tappa dell’itinerario compiuto dal Trenino Verde e infine Cardedu, più vicina al mare. Sebbene non sia consigliabile entrare negli edifici diroccati che popolano il paesino, oggi Gairo Vecchia è aperta al pubblico e ogni anno con il suo fascino tutt’uno con la natura, attira curiosi e turisti da ogni parte dell’isola. Molto interessante è inoltre il Carnevale di Gairo, Su Maimulu, tenuto dal 17 gennaio e che prevede una sfilata di maschere tradizionali sarde per le vie dell’antico paese abbandonato, rendendo questo scenario ancora più suggestivo.
Rebeccu. Sembra che il piccolo paese abbandonato di Rebeccu non sia cambiato nel tempo, fermo in quel silenzio che caratterizza la vallata verdeggiante in cui è immerso. Situato nella provincia di Sassari, a 40 minuti dal capoluogo e in linea d’aria tra Bosa e Alghero, il paesino di Rebeccu vanta un passato celebre come uno tra i centri più importanti del Regno di Arborea nel 1300. È dal 1400 in poi tuttavia che il paesino, con i suoi 400 abitanti, va incontro ad un graduale spopolamento probabilmente per via di alcune carestie fino ad arrivare oggi ad essere uno dei tanti paesi fantasma della Sardegna. Ma Rebeccu non è stato lasciato alla natura: nel tempo, gli abitanti hanno portato avanti dei lavori di restauro sulle abitazioni e il paese è diventato protagonista di alcuni festival locali, portando tra le sue vie ogni anno un buon numero di visitatori. Oggi il paese offre una spettacolare vista sulla piana circostante e, per chi volesse andare in cerca di antichi siti archeologici, è possibile visitare la vicina necropoli di Sant’Andrea Priu e la fonte nuragica di Su Lumarzu.
Villaggio di Monte Narba. A vedere oggi i suggestivi ruderi modellati dal tempo che si ergono incerti dalle sue strade, non si direbbe che una volta il Villaggio di Monte Narba fosse un centro abitato di ben 900 persone, brulicante di vita e di edifici. Come altri piccoli centri della Sardegna oggi divenuti dei punti di interesse storico e paesaggistico, il Villaggio di Monte Narba venne costruito nel 1864 per dare dimora ai minatori che lavoravano nella vicina cava di argento e piombo. Negli anni, il villaggio si è ingrandito e la sua attività è continuata fino alla fine del 1900, quando venne abbandonato definitivamente anche dagli ultimi residenti. Oggi passeggiare tra le sue strade è un’esperienza che ha quasi del soprannaturale: la terra e le piante hanno reclamato in buona parte gli edifici rimasti – ormai quasi tutti crollati e inagibili – e passeggiando per queste vie è possibile incappare in vecchie insegne e attrezzi, vestigia di un passato ormai lontano. Tra tutte le strutture resta la torreggiante e bellissima Villa Madama, una villa a tre piani dove è possibile ammirare alcuni affreschi risalenti ai primi anni del Novecento ma che, per via della rovina a cui è andata incontro, è consigliabile ammirare solo dall’esterno.
Tandalò. Nel comune di Buddusò, proprio nel cuore della Gallura e a circa 15 chilometri da Berchidda, le antiche rovine del piccolo villaggio di Tandalò si annidano placidamente tra i boschi del Monte Acuto. Nelle belle giornate, quelle casette di grandi pietre di granito sono chiaramente visibili immerse nel verde, mentre gli attrezzi da lavoro ancora appesi ai loro muri scintillano alla luce quasi a volersi far notare di proposito. La visione delle vallate tutto intorno che si stagliano contro il cielo blu trasmette una sensazione quasi idilliaca. Proprio qui, da circa l’inizio del 1900 fino agli anni Settanta, viveva una comunità fatta di tradizioni e persone semplici che dovevano il loro sostentamento ai campi floridi che permettevano il pascolo e l’agricoltura. Ma la sua posizione così remota, unita all’arrivo dei tempi moderni, probabilmente non aiutò il piccolo centro, che intorno agli anni Cinquanta iniziò a spopolarsi fino a non ospitare più alcun residente. Oggi Tandalò fa parte della natura circostante, con qualche eccezione data dall’interesse di alcuni suoi cittadini che, anche se non risiedono più nel piccolo paese, continuano a tenere in buono stato alcune case e la piccola chiesa, come a testimoniare l’affetto per il loro piccolo e splendido paese in mezzo alle colline.
Gairo vecchia … ci son passata domenica .. un giro nostalgico in Ogliastra ai tempi del Covid …
Luoghi spesso d’incanto, che parlano
attraverso il silenzio e raccontano il passato alle sensazioni di ognuno che vanno oltre la loro storia. Faccina che sorride con occhi a forma di cuore