di RITA CODA DEIANA
Uomo libero sempre amerai il mare!
E’ il tuo specchio il mare: ti contempli l’anima
nell’infinito muoversi della sua lama.
E il tuo spirito non è abisso meno amaro…
(L’uomo e il mare. C. Baudelaire)
Il Mare, distesa immensa senza confini, mi osserva e mi accoglie nella sua infinita compassione, mi abbraccia come una madre che rivede dopo tanto tempo i figli partiti per un lungo viaggio, in nome di ideali senza tempo, pregni di sogni e speranze. Il Mare, mi ascolta come in un confessionale senza pareti e senza giudizio, insegnandomi il significato della pazienza, solitudine, sacrificio, gli alti e bassi della vita attraverso le sue maree. Quel Mare a cui noi tutti dobbiamo qualcosa, è il crogiuolo delle sensazioni del mondo, il fluido imbevuto di pensieri, sentimenti, sudore, paure che si ritemprano ad ogni Luna piena. Il Mare è la mia vita, madre, famiglia, natura. Quando mi trovo in mezzo al Mare, ritrovo me stesso… mi sento me stesso. Con questi pensieri Fabrizio Giordano desidera onorare il Mare. La sua dura vita da pescatore, la cui passione nasce da bambino, seguendo l’esempio e la scia del nonno salernitano e poi del padre, il maestro dei maestri. Una generazione di pescatori che hanno dedicato la loro vita al Mare, con fatica, issando con movimenti decisi e sicuri, acquisiti, dopo anni di duro lavoro, le cime che spesso provocavano ferite alle mani, che con il tempo si sono rimarginate con l’acqua salata e il cocente sole. Issando le reti, che a seconda della situazione, risalivano vuote… senza alcun pescato e tutto per guadagnarsi, onestamente il pane per la famiglia. Fabrizio Giordano nasce nel 1965 ed è cresciuto nel quartiere di Sant’Elia a Cagliari. Nella sua testimonianza di vita, narra di non aver conosciuto la spensieratezza dell’infanzia. Ricorda che già all’età di sette, otto anni, mentre i componenti più grandi della famiglia frequentavano la scuola, quelli più piccoli, come lui, erano dediti alle dovute pulizie da farsi nella parte più bassa dell’imbarcazione… la sentina. Lavava i piatti tutti i giorni, rassetava e aggiustava le reti da pesca, tutti lavori faticosi che gli hanno forgiato il carattere, ma che non gli hanno mai soppresso l’amore e la passione per il Mare. Racconta che è partito dal niente, che non gli hanno consegnato un timone, ma una scopa per pulire l’imbarcazione, quel peschereccio del 1954, che prima era di suo padre e che oggi è il suo mezzo per procacciarsi, con sacrificio e sudore, il sostentamento di vita, per lui e la sua famiglia… una famiglia che senza volere, ha dovuto trascurare per la professione di pescatore.
Nel volto di Fabrizio Giordano, mentre racconta, si intravvede il sacrificio ma anche l’amore e la passione per il suo mestiere. Quando dice che le sue lauree sono i suoi otto attestati, tra patenti nautiche e altro e che conosce i fondali a memoria, come un vero cartografo di fondali, gli brillano gli occhi per la commozione, come quando, con sguardo fiero da uomo di mare rivolto alla grande distesa immensa senza confini, afferma che con la sua barca ANNA RITA 2648 e suo figlio, lasciano la terra ferma ed escono in mare dopo cena, affrontando il buio della notte, la pioggia, il vento freddo del mare, ma soprattutto affrontando la forza selvaggia del Mare, che dona, ma non si lascia mai ammansire. Fabrizio Giordano, che in passato ha praticato per 35 anni la grande pesca, ora pratica la piccola pesca, con il tramaglio, una tecnica che ha più di mille anni di tradizione a basso impatto ambientale, con tecniche che non deturpano i fondali marini e che evitano sprechi di pescato accidentali e rigetti. Il suo amore per il Mare lo ha portato a rispettarlo e con lui, gli ecosistemi che lo compongono. Alla domanda:- pescatori si nasce o si diventa?- Fabrizio Giordano risponde che, possiamo essere tutti pescatori, ma quello vero si riconosce dalla professionalità che ha acquisito dopo anni di esperienze, certe volte anche traumatiche, sacrificio e rinunce. Racconta che il mestiere del pescatore, non attrae le nuove generazioni, non soltanto per il grande sacrificio, ma anche a causa dei pescatori abusivi, del passaggio dei delfini che danneggiano le reti e soprattutto della poca vigilanza da parte delle autorità competenti territoriali in ambito di tutela marina. Afferma che una soluzione sarebbe quella di creare una vigilanza in mare, composta dagli stessi pescatori che mettendo a disposizione i propri mezzi, aiuterebbero, nella vigilanza, le autorità competenti a tutelare il mestiere del pescatore, garantendo così il pane quotidiano a tutti, perchè il Mare, per un pescatore è tutto, è di tutti, va vissuto giorno per giorno senza deturparlo e rispettandosi e aiutandosi a vicenda. E’ nei progetti di Fabrizio Giordano creare una piccola cooperativa di pescatori dal nome: “PICCOLO PESCATORE LINO DIANA”, e il suo grande sogno è quello di allevare aragoste, ma non solo, il suo rispetto e amore per il Mare, lo spinge al desiderio di vedere istituita, in un non lontano futuro, un’area naturale marina protetta sulla costa orientale della Sardegna a partire da Cala Regina, estendendosi fino a Capo Spartivento che, costituisce il limite orientale del golfo di Teulada e il limite occidentale del golfo di Cagliari.
Fabrizio Giordano, un uomo che ha trascorso la sua vita in Mare, il suo habitat naturale, superandone ogni confine, attraverso la perigliosa navigazione della vita, attraverso la sofferenza, sacrificio, speranza, la bellezza della natura e la lotta tra l’uomo e il mare che vive dentro di lui. La vita di un pescatore, le sue interessanti esperienze con il Mare, degne di essere raccontate.
Meraviglioso racconto di un mestiere antico, lodevoli le ambizioni del Signor Fabrizio, propense a tutelare le risorse marine sempre più esigue e saccheggiate spesso dal progresso sempre più avido. La terra il cielo e il mare sono di tutti, e come dice quel famoso aforisma, “Nessuno di noi può essere padrone di tutti i beni di questa terra, perchè tutti noi li abbiamo in prestito dai nostri figli”