di FRANCESCA GUGLIOTTA
A Mogoro, in provincia di Oristano, Wilda Scanu tiene viva l’arte sarda del telaio manuale e degli arazzi, con la cooperativa Su Trobasciu, che significa in sardo appunto “telaio”, di cui è presidente: «Siamo sette donne che da 42 anni portiamo avanti questo progetto, voluto inizialmente dalla regione Sardegna per preservare la tradizione della tessitura sarda. Mogoro è famosa per gli arazzi: un tempo ogni donna aveva in casa un telaio e tesseva tutto il corredo, inclusi gli arazzi, attraverso i quali le donne tessevano i loro sogni ed esprimevano tutta la loro creatività».
Wilda Scanu e le altre sei tessitrici utilizzano le stesse tecniche delle loro nonne: «I telai sono stati ricostruiti sulla falsariga di quelli antichi, anche se ne abbiamo qualcuno centenario. Le tecniche che utilizziamo sono: il pibiones, che in sardo significa “acino d’uva”, una tecnica per fare i tappeti in lana sarda, facendo passare un filo di lana intorno al ferro per lasciare in rilievo il lavoro, il pibiones appunto; questa lavorazione in rilievo determina anche il disegno nei tappeti monocromarici, se invece usiamo più colori si chiama “tuttopieno” perché il disegno non è dato dal rilievo ma dai colori».
La tecnica a pibiones, che in sardo significa “acino d’uva”, una tecnica per fare i tappeti in lana sarda, facendo passare un filo di lana intorno al ferro per lasciare in rilievo il lavoro, il pibiones appunto Per gli arazzi, le opere più pregiate, più lunghe e particolari eseguite in pura seta, «usiamo la tecnica “bagas”, che le donne hanno forse copiato dagli antichi broccati francesi, con motivi floreali e disegni come le colombe e i pavoncelli, una tecnica che simula il broccato, dove il disegno è ottenuto contando i fili di seta impiegati, un lavoro dunque molto minuzioso che richiede grande attenzione; bagas significa “saltare” i fili dell’ordito coprendoli con altri fili colorati, che poi determinano il disegno».
Non solo tappeti e arazzi: «Per le bisacce, che sono una sorta di borsello maschile, un manufatto con le due tasche che l’uomo portava sulla spalla o sul dorso del cavallo o asino, il telaio deve essere preparato in maniera diversa per ottenere piccoli triangoli che danno vita al disegno, e ogni tasca viene fatta con la tecnica a bagas. Di solito le donne realizzavano per lo sposo una bisaccia più particolare e ricercata delle altre, da indossare per le feste».
Ogni donna comincia un lavoro e lo finisce, con un procedere lento e minuzioso: «Negli arazzi più semplici si realizzano 7-8 centimetri al giorno, per i più complessi addirittura soli 3 centimetri al giorno. I motivi decorativi del passato tipici di Mogoro sono: gli arazzi con due unicorni che si fronteggiano, con in centro la fontana e ai lati le cornucopie, un decoro di buon auspicio per i raccolti, le pavoncelle simbolo fertilità, i fiori come rose, tulipani e garofani come metafora di serenità, le peonie della ricchezza».
Tra i motivi tipici degli arazzi, le pavoncelle simbolo di fertilità e i vasi con i fiori, come rose, tulipani e garofani simbolo di serenità, le peonie di ricchezza Oggi Wilda Scanu, insignita del titolo di Maestro d’arte e mestiere dalla Fondazione Cologni, con il suo collettivo di artigiane realizza anche tappeti e arazzi contemporanei in collaborazione con designer come Carolina Melis, Violetta Scanu, Maria Lai, Mara Damiani: «Per esempio, Carolina Melis negli arazzi si è ispirata alle erbe e alla natura, mentre per i tappeti le designer di solito lavorano con giochi geometrici e sulla contaminazione delle differenti tecniche». Per gli arazzi si usano materiali leggeri e preziosi: «La seta, il cotone, il lino, il filo d’oro e d’argento, per i tappeti invece la lana sarda bianca, quella moretto della pecora nera, e poi quelle colorate con pitture naturali. Per i colori: le tonalità neutre sono tra le più richieste, ma a noi piace molto giocare con i colori, che sono tipici della nostra tradizione».
Tra i tappeti più grandi, quello per il magnate russo Roman Abramovic, un tappeto di 6 metri per 8 Tra i progetti più incredibili: «Un tappeto nato a partire da un arazzo antico, per la sua difficoltà di esecuzione lo abbiamo chiamato Aracne, come la fanciulla mitologica abile tessitrice. Uno dei tappeti più grandi è stato quello per il magnate russo Roman Abramovic, un tappeto di 6 metri per 8, qualcosa di enorme. Un altro lavoro che stiamo portando avanti è il recupero degli arazzi antichi, per uno di questi ci abbiamo messo nove mesi, l’abbiamo chiamato l’arazzo della gravidanza».
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