di LUCIA BECCHERE
Sorella maggiore di tanti fratelli orfani di madre, Maria Catte (Oliena 1901-1980) si è trovata a gestire una famiglia numerosa e una casa piuttosto importante e impegnativa. La sorella Gonarina morirà adolescente, il fratello Totoni nato nel 1912 – il più giovane magistrato d’Italia e partigiano nella brigata “Nicola Panevino” legata alla Divisione “Giustizia e Libertà” – si spegnerà a soli 37 anni per un male incurabile. Maria ha saputo affrontare tutto con dignità, senza tuttavia rinunciare a quelle che erano le sue curiosità culturali. Aveva innato il dono della scrittura, spiccato interesse per la lettura da cui traeva ispirazione ai suoi racconti e a soli 18 anni, da autodidatta, ha cominciato a pubblicare su prestigiose riviste femminili nazionali. Aveva frequentato la terza elementare e forse fu proprio la maestra ad incoraggiare il suo amore per la conoscenza, certamente supportato da un ambiente familiare in cui un padre imprenditore, istruito e intelligente, ha saputo dotare la casa di una nutrita collezione di libri e così, la giovane, appena quindicenne leggeva Verga, Deledda, ma anche i classici russi e greci. I sui primi quattro racconti li troviamo sulla rivista Cor- delia fondata a Firenze nel 1881 da Angelo De Gubernatis, altri due sulla rivista mensile Lumen fondata a Roma nel 1955, altri sono stati ritrovati in casa ben custoditi dentro un baule, altri ancora sono stati recuperati dal nipote Bastiano a Bologna presso la Biblioteca delle donne.
Firmava i suoi primi racconti con lo pseudonimo “Lia del Corrasi”, solo successivamente apporrà il suo vero nome.
Come questa donna schiva e riservata sia riuscita a pubblicare i suoi scritti, lo si può intuire dai legami che aveva con gli ambienti cattolici in quanto religiosissima, credente e praticante. Figlia spirituale del religioso di Sassari, padre Giovanni Battista Manzella (1855-1937) sacerdote e missionario della Sardegna che durante la sua ininterrotta attività di evangelizzazione dal 1912 al 1926, si spinse fino a Nuoro e a tutta la Barbagia, con lui aveva intrapreso una fitta corrispondenza per lunghi anni, come attestano delle lettere rinvenute dopo la morte nella sua abitazione.
Il Canonico Pietro Bisi, trovava in lei un punto di riferimento culturale importante per cui, ogniqualvolta in paese si trovava a transitare qualche personaggio di rilievo, quale lo scrittore Carlo Levi – che nel suo libro Tutto il miele è finito (1964) dedica un intero capitolo proprio ad Oliena – lo indirizzava da lei che sapeva intrattenere l’ospite con garbo e signorilità.
Di lei si sa anche che era in contatto epistolare con Marianna Bussalai sardista e femminista oranese ante litteram, nota per il suo impegno per l’indipendenza dell’Isola così come per il suo amore per la libertà, temi che possiamo cogliere anche nella poesia Nel cuore datata agosto 1922, dedicata all’amica di Oliena e riportata in un opuscolo pubblicato nel 2007 da Alfa editrice dove si fa riferimento alla corrispondenza intercorsa fra le due donne.
Maria precorreva i tempi nel redigere ed imporre agli affittuari i contratti d’affitto dei suoi fondi rustici, disciplinando obblighi e scadenze. Nel ’53 la ritroviamo nel ruolo di Madrina durante l’inaugurazione del primo trattore ad Oliena, a conferma della stima di cui godeva in paese dove certamente ha lasciato il segno del suo passare non solo per avere esercitato una grande influenza culturale in famiglia e in modo particolare sui fratelli Totoni e Peppino, ma anche per aver trasmesso la sua curiosità culturale ad altre donne che, da lei incoraggiate, a loro volta si sono cimentate in brevi composizioni in versi.
Maria Catte si è dovuta occupare anche di aspetti molto delicati legati al fallimento dell’azienda del padre. Ha saputo operare in seno alla sua famiglia nella più totale riservatezza rivelando una non comune capacità gestionale dell’impresa familiare in un momento così difficile anche dal punto di vista umano. Una grande donna che con coraggio e determinazione ha assunto su di sé decisioni e responsabilità non facili e anche per questo merita tutta la nostra ammirazione.
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