di RITA CODA DEIANA
CARBONIA, UNA CITTA’ CHE RESISTE…
Mi comunicarono che ero stato anche premiato per dare una parvenza di serietà al concorso! Incredibile! Il mio film era considerato anche il simbolo dell’onestà professionale! Il che valse più di tante medaglie!
Desidero iniziare questo articolo, partendo proprio da una frase tratta da un’intervista che gentilmente mi ha rilascito Salvatore Sardu.
Vorrei iniziare proprio da qui, perchè ciò che mi interessa non è la sua vita privata, ma concentrarmi su ciò che ha documentato, un uomo, un cineasta, come Salvatore Sardu, con serietà, onestà, umiltà e professionalità. Un uomo, che non è mai sceso a patti con chi moralmente ha cercato di screditarlo, o in vista di un vantaggio a suo favore. Nei suoi innumerevoli film e libri riguardo alla cultura e al territorio della sua tanto amata terra… la Sardegna, comprendendo in questo insieme di tematiche anche la storia delle miniere del Sulcis. La lotta di un popolo contro lo smantellamento delle miniere, dato che, finita la guerra, tornava in Italia il carbone estero, lasciando sul lastrico i tanti minatori. Ma non solo, anche la drammatica lotta degli operai delle fabbriche di Portovesme, licenziati dopo che le strutture industriali erano state edificate. Dei suoi innumerevoli lavori, ciò che deve interessare è il contenuto, la sostanza dei suoi scritti, documentari, che, per inciso, sono tantissimi e andrebbero letti e visionati, in maniera continuativa per avere una visione chiara e completa del suo pensiero, del suo operato. Si, perchè Salvatore Sardu, è sicuramente un professionista molto prolifico, sempre pronto a lottare per difendere e diffondere la verità… la Libertà di espressione… di Pensiero. Un uomo che ha scoperto nell’attività di cineasta, la sua vera missione, il suo modo per non tacere e far sentire la propria voce, sempre e senza distinzioni.
Pensiamo infatti ai suoi documentari sulle tematiche più svariate (lotta operaia, valorizzazione del territorio e cultura del popolo sardo, conseguenze dell’industrializzazione nel territorio sardo, inquinamento e tanto altro…) che lui ha affrontato sempre con grande impeto e fervore.
Credo che la Crociata che ha affrontato Salvatore Sardu negli anni passati e che continua ad affrontare quotidianamente, non fosse una PREDIZIONE di un futuro che prima o poi ci avrebbe travolti tutti, e quindi costretti a combattere per la nostra difesa, Libertà, bensì fosse pura benzina che andava ad alimentare un fuoco che già al tempo bruciava diverse sterpaglie, lo stesso fuoco che oggi sta divampando senza freni intorno a noi, fuorviando le persone che vogliono vedere solo il loro lato della medaglia, senza considerare l’altro lato, quello che fa comodo seppellire o ignorare.
Correva l’anno 1983. Salvatore Sardu, allora insegnava Geografia Economica all’ITC di Iglesias. Qui, dopo la grande “abbuffata” di film sessantottini, davanti alle lotte operaie contro la chiusura delle miniere, aveva deciso di intraprendere la realizzazione di alcuni documentari sulla storia delle miniere del Sulcis. Aveva cominciato con ADDI’ 11 MAGGIO, sulla strage di 7 minatori ad Iglesias, del 1920. Il grande successo del film, con 250 persone in sala, commosse sino alle lacrime, un’intera pagina dell’Unione Sarda, 2 primi premi, del pubblico e della giuria, l’ammissione all’unanimità al festival Internazionale di Montecatini, secondo solo a Venezia, lo indussero a proseguire con quel filone. Realizzò pertanto, BUGGERRU, DOVE NACQUE LA SPERANZA, in cui, oltre alla strage di minatori, si indagava sul colonialismo minerario e sulla nascita delle organizzazioni operaie. Anche “Buggerru” conobbe un successo straordinario, in Sardegna, a Montecatini e al Video Scotch Trophy, dove, guadagnandosi il primo premio, fu addirittura presentato a Retequattro da Maurizio Costanzo e dal regista Giuliano Montaldo con tante celebrità.
La gran parte dei giornali italiani gli dedicarono un articolo. Decise poi di dedicarsi al bacino carbonifero, con CARBONIA, UNA CITTA’ CHE RESISTE, per ricordare la grande lotta di un popolo contro lo smantellamento delle miniere, dato che, finita la guerra, tornava in Italia il carbone estero, lasciando sul lastrico i tanti minatori.
Alla città mineraria aveva già dedicato CARBONIA NON DEVE MORIRE, un film drammatico sulla lotta degli operai delle fabbriche di Portovesme, licenziati dopo che le strutture industriali erano state edificate.
Anche CARBONIA UNA CITTA’ CHE RESISTE, ebbe un notevole successo, ovunque. A Montecatini fu osannato con una lunghissima recensione e un critico gli consigliò di inviarne copia a Castelsardo per il Festival Internazionale del Giornalismo Televisivo. Tornato a casa spedii la copia richiesta, che però per un disguido, non pervenne mai alla giuria. Ma tanta era la fama che si era guadagnato al Festival di Montecatini, che, chi l’aveva visto, ne tessè le lodi in modo talmente sperticato che il filmato fu premiato col Primo premio, a pari merito con Maria Giovanna Elmi, famosa conduttrice RAI. Roba da restare interdetti, lui “A PARI MERITO CON LA RAI” e senza che avessero neppure visto il documentario! Roba da non crederci! Però la sua sorpresa fu ancora più grande quando, una regista della Rai Sardegna, Piera Mossa, gli comunicò che era stato anche premiato per dare una parvenza di serietà al concorso! Incredibile! Era considerato anche il simbolo dell’onestà professionale!!! Il che valse più di tante medaglie!
Miniera di Serbariu (Carbonia)
E’ rimasto lui solo,
il vento,
a scuotere fronde d’alberi strani
su pavimenti di morte officine,
senza impronte di passi
o di mani
veloci nell’aria.
Nè frastuoni,
secche parole
l’argano scorre
sull’immenso tamburo
funi d’acciaio si snodano,
gabbie dal ventre oscuro
salgono
fantasmi
alla luce improvvisa
dilatate pupille serrano.
Più Nulla.
E’ rimasto lui solo,
il vento,
a scuotere fronde
d’alberi strani.
Salvatore Sardu
Bellissima recensione, minuziosa e toccante, complimenti a Rita Coda. Un grazie al Signor Salvatore Sardu, per il suo grande impegno svolto con dedizione e amore per la nostra Sardegna.
Gentilissimo grazie infinite.
Debbo immancabilmente ringraziare Rita Coda e l’editore di Tottus in Pari per questa meravigliosa intervista che ripercorre molti anni della mia vita dedicata al documentario, un mezzo povero, nel settore della cinematografia, ma che consente di realizzare, senza interferenze, lavori importanti ancora oggi utili per conoscere la realtà sarda, in assoluta libertà, magari con qualche limitazione dovuta al budget risicato. Però la liberta, non ha prezzo. Meglio un film povero e libero che uno finanziato e spesso condizionato
Sono io che ringrazio per la fiducia e disponibilità. È un grande onore conoscere grande professionisti di questo livello. Ancora grazie di cuore.