di LUCIANA ORTU
Un giallo storico, poiché ambientato nella Cagliari dei primi del Novecento, quelli dei primi scioperi, dell’era Bacaredda, più volte sindaco della città, di rivendicazioni sindacali e contrasti sociali tra classi agiate, agiatissime e poverissime. In realtà, a mio sentire, la trama gialla è un pretesto che l’autore sfrutta per ingolosire il lettore e raccontare la Cagliari dell’epoca, argomento finora poco sfruttato e conosciuto, sia in Sardegna, e a maggior ragione oltretirreno. L’abilità giornalistica di Abate (cronista da anni del quotidiano locale più conosciuto) gli consente di pennellare i contorni di questa Cagliari, per me Casteddu, con un linguaggio declinato in color seppia visti gli anni, ma odorosa e colorata, ventosa e umida in modo insultante, come noi tutti amiamo. Certo, è facile obiettare che tutte le città di mare lo sono, ma chi ama respirare l’aria dei colli di Cagliari ci si ritrova come un topo nel formaggio. Bella l’idea dei tre giovani protagonisti che indagano in team, invece di concentrarsi solo su uno. La protagonista principale femminile è lei, la mezzosangue, fuori posto sempre. Clara Maylin Simon è troppo per la comunità cinese locale, da cui proviene sua madre, e sempre troppo poco per l’alta borghesia a cui appartiene la famiglia paterna, con un nonno importante, ingombrante e che le concede tutto, senza forse rendersi conto che i cagliaritani, da generazioni o appena integrati provenienti da mezzo mondo, non possono accettare una ragazza non solo con sangue cinese nelle vene, ma che vuole addirittura fare, udite udite, la giornalista d’inchiesta. Si limitasse alle cronache mondane, forse, protetta dal nonno, ci potrebbe anche stare. Ma lei pesca nel torbido, nei delitti, nei maneggi di una classe borghese che tresca, o come diciamo qui, “trassa” coi nobili di Castello. Insomma, i cagliaritani sono sempre stati snob, difficilmente accettano un corpo estraneo, anche se la città appare, a prima vista, accogliente verso le genti provenienti da ogni luogo per traffici marittimi o lavoro, allora come oggi. Se per qualche ragione non rientri nelle categorie ammesse, ne resti tagliato fuori, ostracizzato come Clara, che il nonno invece impone con la forza del suo prestigio, che non basta. Seguiamo i tre ragazzi, Clara e il suo amico d’infanzia e collega Ugo, e il tenente Rodolfo Saporito, che noi lettori di Abate consideriamo praticamente uno di famiglia, un nonno comune, nelle perigliose indagini sulla sparizione di alcuni piciocus de crobi, i facchini del mercato, gli scugnizzi straccioni, gli ultimi, di cui in tutta Cagliari non importa a nessuno se non alle sigaraie o a tenutarie di case chiuse. In questa ricerca, arranchiamo sulla sabbia del Poetto, sui sentieri delle saline, sul colle di S. Elia, nei passaggi segreti della vecchia Cagliari e nei suoi quartieri, godendoci ogni passaggio, ogni panorama, ogni singolo fotogramma. Insomma, il giallo lo ho trovato piuttosto pallido, ma il libro, ben documentato, funziona meglio di un Baedeker nel guidarci, anche a occhi chiusi, nella storia della mia città.
Voglio