di VITO BIOLCHINI
Perché ci mobilitiamo per le scorie nucleari e per i vaccini che colpevolmente non ci vengono somministrati non battiamo ciglio? Perché la notizia che vede quattordici siti sardi tra quelli candidati ad ospitare le scorie (con scarse probabilità di essere prescelti, diciamola tutta) sta scatenando un’ondata di isteria collettiva mentre il disastro delle mancate vaccinazioni non provoca una reazione minimamente simile e viene di fatto accettato?
Eppure c’è una distanza abissale tra le due notizie. Quella delle scorie, che infuria su tutte le bacheche di Facebook, dà atto di un processo amministrativo in corso ben lungi dall’essere concluso e che comunque vede i siti sardi tra i meno indicati a essere prescelti (come ricorda Progres in un suo comunicato “sui 67 siti individuati nello Stato italiano 23 sono stati valutati dalla Sogin tra i più interessanti per la costruzione del deposito e nessuno di questi è stato individuato sull’isola”). È chiaro che esiste una questione politica (che non voglio eludere) e che la guardia deve restare alta. Ma il disastro non è per nulla dietro l’angolo.
La notizia delle mancate vaccinazioni ha invece, questa sì, una ricaduta immediata e drammatica sulla vita di tutti noi. Perché se la campagna vaccinale non decolla in tempi rapidi, il beneficio di questa straordinaria risorsa contro la pandemia rischia di essere vanificato.
E che la campagna stia procedendo con colpevole ritardo e con evidenti responsabilità politiche è sotto gli occhi di tutti. Il commissario dell’Ares Massimo Temussi dice, bontà sua, “che manca personale”: ma allora che senso ha mobilitare quelle poche risorse umane che ci sono per una campagna di screening, che forse a questo punto, con decine di migliaia di vaccini pronti ad essere somministrati e fermi nei frigo degli ospedali, dovrebbe essere sospesa?
Posto che anche lo screening è importante, se manca il personale per portare avanti le due campagne contemporaneamente, perché non concentrarlo tutto sul vaccino?
Queste domande sono senza risposta. E mentre l‘arma principale contro il virus resta inutilizzata a meno ottanta gradi, l’opinione pubblica si strappa le vesti in maniera isterica per la nuova puntata della saga “le scorie nucleari in Sardegna”.
C’è una sproporzione evidente tra le due notizie e tra le reazioni che le stanno accompagnando.
E allora io vi chiedo: perché per le scorie ci indigniamo e siamo pronti a mobilitarci fino anche a minacciare in maniera ridicola proteste estreme, e invece accettiamo come se niente fosse il ritardo colpevole con il quale questa amministrazione regionale sta portando avanti la campagna vaccinale contro il Covid 19?
Perché? Quali elementi emotivi, ideologici, culturali e sociologici possono spiegare tutto ciò? Ditemelo voi.
Perché se stiamo zitti e buoni, non significa che siamo coglioni
Appunto, essendoci una distanza abissale tra le situazioni non sarebbe stato utile fare accostamenti.
Azzardo: il nucleare interessa il 98% dei sardi come dimostrato nel referendum del 2011, i vaccini probabilmente non più del 50%. Il primo NON deve arrivare, il secondo per forza di cose arriverà. Detto questo sono d’accordo sulla distanza abissale tra i due argomenti…..
Inutile dire che l’una cosa non esclude l’altra, ci aggiungerei i trasporti, le servitù militari, le ferrovie etc. Poi se qualcuno è interessato a portare le scorie in Sardegna faccia una petizione, io dico che abbiamo già dato
In Italia non abbiamo centrali nucleari ma scorie radiottive …..Qualcuno puo’ spiegare chi le produce, i sardi forse??????