di CARMEN SALIS
Scrittore poliedrico, nel suo nuovo libro, “Coriandoli di Storie – Edizioni Amicolibro”, tra filastrocche e racconti, ci porta in viaggio in un mondo che fa sognare i più piccini e riflettere gli adulti.
Roberto, racconti e filastrocche per raccontare vizi e virtù di questo millennio. Viviamo in uno strano periodo e penso che non manchi tanto al famoso bivio. Parlo di quello che ci porterà alle scelte più consapevoli e logiche che si possano adottare. La fine della produzione della plastica, l’immissione nel mercato di auto elettriche a un giusto prezzo, e via dicendo. Chiediamoci del perché tanti anni di lotte di Greenpeace e gruppi di ambientalisti sparsi in tutto il mondo non abbiano ottenuto la minima parte del successo di Greta Eleonora Thunberg. Lei è stata ascoltata dai giovani e questi si sono fatti suoi portavoce verso i propri genitori. Un fiume umano è sceso per strada e questo perché? Ha detto le stesse identiche cose che dicevano gli altri da decenni. Ora lasciamo da parte il fatto che possa essere stata strumentalizzata o no, il risultato è stato a dir poco strepitoso. E questo perché? Io penso che quando a parlare non sia stato il solito adulto ma una ragazzina che parlava del suo futuro incerto la cosa è cambiata. Lei è arrivata alle nuove generazioni come non ci era riuscito nessun altro prima. Frasi dirette ed esempi lampanti. Io non posso avere la presunzione che il mio libro cambi il mondo, però sono sicuro che filastrocche e i racconti mirati su determinate problematiche, possano far sì che un bambino prenda la giusta direzione senza neppure accorgersene.
I tuoi racconti sono favole moderne? La favola si differenzia dalla fiaba perché nel primo caso il genere letterario è caratterizzato da brevi componimenti in prosa o in versi dove i protagonisti sono di solito degli animali, e cosa che la differenzia maggiormente, è fornita di morale. Ora se prendiamo i racconti contenuti all’interno del libro “Coriandoli di storie” ci accorgeremo che la morale è presente in ognuno di essi. Gli animali sono presenti in quasi tutte le storie e siccome gli argomenti passano dalla minaccia dell’amianto presente nelle campagne, alle regole da rispettare quando c’è il rischio di un’alluvione, passando per la raccolta differenziata, posso affermare che sì, i miei racconti sono favole moderne.
Scrivere per i bambini non è semplice… No, decisamente non lo è, anche se a me viene abbastanza naturale. Innanzitutto bisogna decidere a quale fascia d’età vogliamo dedicare i nostri racconti. Per esempio, a un bambino di tre anni la storia sarà letta, mentre quello di otto anni la leggerà probabilmente da solo, così come faranno gli altri fino ad arrivare ai quattordici anni, poi da quell’età in poi c’è uno stacco netto. Nella prima situazione troveremo dei testi molto brevi e magari anche qualche rima. Le frasi devono essere semplici e i protagonisti saranno piccoli animali o bambini molto piccoli. L’editore poi correderà il tutto con grandi disegni e caratteri ampi. Il bambino che legge da solo troverà invece un testo che questa volta è stato suddiviso in brevi capitoli. Questo perché il piccolo lettore possa mettersi dei traguardi e affrontare volta per volta anche dei racconti abbastanza lunghi. Gli elementi in questo caso possono essere molteplici anche se solitamente si usano luoghi misteriosi ma soprattutto elementi fantastici quali folletti, draghi e similari. I disegni potranno ancora esserci, ma molto ridotti e non saranno indispensabili in quanto le descrizioni scritte potranno essere più dettagliate. Con la fascia d’età che aumenta comparirà l’adulto che solitamente è descritto come un essere che ha delle strane regole e dunque si manifesterà la ribellione. Dopo i quattordici anni i disegni devono assolutamente sparire perché l’adolescente raramente acquisterà un libro, anche se interessantissimo, che li contiene. Questo perché lo scambierebbe per un libro per bambini e lui non lo è assolutamente. Poi naturalmente ci sarebbe tanto altro da dire…
Da sempre a contatto con i più piccoli per parlare di prevenzione e tutela dell’ambiente. Sono il più grande di tutti i nipoti e dunque posso dire che da sempre sono stato impegnato a educare e mettere in guardia i più piccoli. Non perché i loro genitori non lo facessero ma perché si sa, un bambino tenta sempre di emulare un cuginetto più grande. Il vero contatto con i bambini a me estranei è però arrivato quando all’età di ventiquattro anni entrai a far parte della compagnia di Burattini della famiglia d’arte Sarzi. Da lì in poi con almeno duemila tra, spettacoli in giro per la Sardegna, nonché un bellissimo tour a Roma, e tantissime serate di cabaret destinato ai più piccoli, ho potuto assimilare un grandissimo bagaglio d’esperienza. Ho avuto anche la fortuna di lavorare come Burattinaio e Marionettista al fianco del grande attore Mario Medas nel Pinocchio in sardo e in Storias e paristorias di Eleonora D’arborea per la regia di Gianluca Medas. Con i ragazzi ospiti del carcere minorile di Quartucciu insieme a Mauro Sarzi abbiamo poi realizzato gli alberi azzurri che ancora oggi arredano il reparto pediatrico del Brotzu. Nello stesso ospedale abbiamo eseguito spettacoli per i bambini ricoverati. La prevenzione e la tutela dell’ambiente è arrivata solamente qualche anno fa quando i medici della prevenzione lavoro, Francesca Monni, Francesco Mascia e Raimondo Deriu, mi hanno parlato dei gravi problemi che l’amianto aveva creato ai bambini del Piemonte. Non racconto tutto questo per vantarmi, voglio solo far capire quale sia stata la mole di emozioni trasmesse che mi ha indotto a scrivere per loro, di loro.
Le Mimarocche sono una tua invenzione. Il termine Mimarocche è sicuramente di mia invenzione. Quando lo coniai, alcuni anni fa, andai addirittura a cercarlo sul web per vedere se qualcuno avesse avuto la mia stessa idea. Capitò per caso mentre intrattenevo alcuni bimbi a una manifestazione. Stavamo realizzando degli animali con la plastilina, quando un bimbo poggiò la sua tartaruga sul tavolo in attesa di realizzare la piccola coda che avrebbe completato il lavoro. Il bambino poggiò il piccolo animaletto capovolto, e io che ho una fervida fantasia per un attimo m’immaginai che cosa sarebbe successo se quella tartarughina fosse stata vera. Subito chiesi ai piccoli presenti se qualcuno di loro avesse in casa delle piccole tartarughe. Uno solo mi rispose di sì ma un altro disse che gli capitava di giocarci quando andava a trovare i nonni. Spiegai allora che con le vere tartarughe non bisogna mai commettere l’errore di poggiarle capovolte dalla parte del guscio a forma d’igloo per poi allontanarsi, perché le condanneremo a morte certa in quanto da sole non riuscirebbero a rimettersi dritte. Mi venne in mente allora la prima filastrocca che mimai tenendo in mano l’animaletto in plastilina.
Tartaruga verde e gialla
Con il guscio tipo igloo
Stai attento a non girarla
Che non stia mai a pancia in su
Notai subito dopo che un bambino ripeteva la filastrocca appena sentita e contemporaneamente compiva i miei stessi movimenti tenendo la piccola tartaruga (che a forza di manipolarla era diventata di una forma indefinita) con il guscio ben rivolto verso l’alto. Ero riuscito nel mio intento, la filastrocca era diventata un mezzo educativo. Detto questo, credo che qualsiasi genitore o nonno abbia mimato una filastrocca o alcune scene delle varie favole, con la sola differenza che magari non ha mai pensato a dare un nome a quei gesti spontanei.
Grazie tante, anzi tantissimo.
Complimenti Roberto per il tuo nuovo nato