IL CHIRURGO ORISTANESE GIUSEPPE ARESU ESERCITA A CAMBRIDGE IN INGHILTERRA: L’AMBIZIONE DI COLLABORARE CON GLI OSPEDALI SARDI

ph: Giuseppe Aresu

a cura di MASSIMILIANO PERLATO

Grazie alla chirurgia mininvasiva e all’anestesia leggera, a fine 2019 il chirurgo oristanese Giuseppe Aresu è stato il primo ad eseguire un intervento di pneumonectomia, ossia la rimozione di un polmone, usufruendo d’un avvicinamento sottoxifoideo (passando nella regione inferiore dello sterno) senza intubazione e con il paziente in respiro spontaneo.

Aresu, alla guida di un team multi-specialistico, ha concretizzato l’intervento con il fine di ridurre al minimo lo stress chirurgico e anestesiologico, velocizzando il recupero post operatorio e limitando le complicanze delle procedure più invasive. Il paziente, un uomo di 74 anni, era affetto da tumore polmonare al terzo stadio con interessamento dei tre lobi polmonari. “Al termine dell’operazione, durata due ore e mezza, parlava, camminava e mangiava, e dal giorno successivo ha riacquisito una quasi totale autonomia nelle attività quotidiane – ha spiegato Aresu –. Dopo due giorni poteva già essere dimesso: eravamo increduli e abbiamo preferito tenerlo sotto osservazione. È uscito dall’ospedale dopo sei giorni”.

“Questa sfida ha accompagnato la mia carriera”, dice il medico di 42 anni, che oggi lavora al Royal Papworth Hospital di Cambridge, una cittadina a 90 chilometri da Londra, una delle strutture europee di riferimento per la chirurgia toracica. Nessuno prima di Aresu aveva mai eseguito un intervento di pneumonectomia sottoxifoidea con un paziente non intubato. “Tanti giornali inglesi ne hanno parlato, sono stato anche intervistato da BBC Breakfast. Ma questa è solo la punta dell’iceberg di un grande lavoro”, rimarca.

Aresu si era avvicinato alla chirurgia mininvasiva a Udine, dopo la laurea all’Università di Cagliari. Poi il trasferimento a Bristol, di nuovo a Udine e infine a Cambridge.

Le tecniche chirurgiche toraciche negli ultimi due decenni si sono evolute in modo decisivo. “Ricordo che nel 2014 all’unità di Chirurgia toracica dell’ospedale di Udine fummo uno dei primi gruppi italiani a utilizzare tale approccio” aggiunge Aresu, che al Santa Maria della Misericordia della città friulana ha lavorato come specializzando tra il 2007 e il 2009 e poi come dirigente medico tra il 2011 e il 2016.

“Sono molto riconoscente al mio ex primario e a tutti i colleghi della chirurgia toracica e cardiochirurgia per gli insegnamenti e il supporto ricevuti all’inizio della mia carriera. Il professor Ugolino Livi, capo del dipartimento cardiotoracico, è il mio mentore – svela – mi ha accolto quando ho lasciato la Sardegna alla ricerca di un Centro dove crescere chirurgicamente. Lo contatto ancora oggi quando ho bisogno di saggi consigli”.
Aresu ha trovato molte similitudini tra il Friuli e la sua isola. “Sono due terre vicine e lontane allo stesso tempo, non semplicissime da raggiungere – racconta –. E poi le persone: autentiche e sincere. Tutti grandi lavoratori: le stesse qualità che si trovano nei sardi”.

Prima di tornare in Inghilterra, il medico oristanese ha lavorato anche in Cina, allo Shanghai Pulmonary Hospital, il più grande ospedale di chirurgia toracica al mondo. “Sono stato lì solamente tre mesi”, racconta, “ma lo scambio di informazioni e i contatti con la Cina continuano ancora oggi. Da loro ho appreso la tecnica sottoxifoidea e l’ho portata in Europa. Con questo metodo raggiungiamo il polmone senza passare dal torace e dagli spazi intercostali. Così facendo evitiamo di danneggiare i nervi intercostali e riduciamo il rischio di dolore acuto e cronico per il paziente”.

Da quattro anni Giuseppe Aresu lavora a Cambridge ed è consultant thoracic surgeon. “Al Royal Papworth Hospital curiamo tumori del polmone e del mediastino. In passato gli interventi erano molto più invasivi. I medici erano costretti a fare incisioni molto grandi, con un importante impatto post-operatorio dal punto di vista del dolore e della qualità di vita. Con le tecniche mininvasive, i risultati sono decisamente confortanti. Il paziente recupera più velocemente e può tornare presto alla vita di tutti i giorni o, in caso di necessità, può iniziare prima le cure adiuvanti”, sottolinea il medico.

Cambridge è un po’ la Silicon Valley europea”, dice Aresu. “Qui ho trovato un ambiente internazionale. L’università è tra le migliori al mondo. Ci sono tante realtà importanti e start-up innovative”, sottolinea il chirurgo oristanese.

Pensando al futuro, Aresu non chiude le porte alla Sardegna, terra sempre nel suo cuore in particolare l’abitato di Aritzo, luogo di origine del padre: “Il ritorno a casa è sempre straordinario. Si respira un ambiente particolare, si riacquistano belle sensazioni interiori”.

E poi: “Mi piacerebbe portare le mie conoscenze nella mia terra. Diversi mesi fa sono stato contattato da un ospedale di Cagliari. Lo scorso inverno alcuni medici sardi dovevano venire a Cambridge per vedere le tecniche mininvasive, ma il Covid-19 ha bloccato tutto. Il progetto per ora è in stand-by, ma non nego che mi piacerebbe collaborare e portare il mio contributo”.

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