ORGOSOLO, OLTRE I MURALES: CELEBRE PER GLI OLTRE 200 DIPINTI SUI MURI, E’ CIRCONDATO DA UNA NATURA INCONTAMINATA E UN’OTTIMA GASTRONOMIA

Ad una ventina di chilometri da Nuoro, in una Sardegna sospesa nel tempo, si adagia il comune di Orgosolo, dove permangono antiche tradizioni che caratterizzano il centro dell’isola. Questa è la patria del Canto a Tenore, sviluppato nell’ambito della cultura pastorale della Sardegna: si tratta di una forma di canto polifonico eseguito da un gruppo di quattro uomini che usano quattro diverse voci chiamate bassu, contra, boche e mesu boche, entrato a far parte dei Patrimoni dell’Umanità dall’Unesco. Ma Orgosolo è anche un vero e proprio paese museo grazie ai suoi murales: è infatti famoso in tutto sul mondo per i suggestivi dipinti che adornano stradine e piazze, case del centro storico e facciate di nuovi edifici. Sono impresse storie che narrano di politica e cultura, dissenso e lotte popolari, malessere e giustizia sociale, vita quotidiana e tradizioni pastorali. Fu durante il Novecento che si sviluppò il fermento culturale del muralismo, nato come strumento di protesta.  Il primo murale venne realizzato nel 1969 da un gruppo anarchico milanese che si firmarono “Dioniso”, durante gli anni della contestazione giovanile, mentre nel 1975 il professor Francesco Del Casino, senese di nascita ma sposato e residente ad Orgosolo, iniziò la sua opera di abbellimento di alcune pareti spoglie aiutato dagli alunni della scuola media, ed in seguito da altri artisti che si cimentarono nell’opera. Ecco, dunque, quei murales che esprimono la denuncia delle ingiuste reclusioni, le condizioni delle carceri, la sofferenza di detenuti e familiari, la vita del latitante e ed una serie di altri dipinti a sfondo politico, come il volto di Gramsci e il cosiddetto “Indiano”, immagine simbolo di Orgosolo che accoglie chiunque arrivi in paese, e ancora quelli legati a grandi eventi internazionali come ad esempio l’11 settembre. 

Durante gli Anni Ottanta, invece, ci fu un cambio di tendenza poiché si erano attenuate le tensioni politiche e i protagonisti dei murales divennero uomini a cavallo, donne con i figli, pastori con le pecore, contadini con la falce, tutti protagonisti di scene di vita quotidiana. La maggior parte di questi affreschi si trovano lungo Corso Repubblica e presso le strade adiacenti. Il tratto distintivo di Orgosolo viene anche commercializzato e non mancano diversi negozi turistici che vendono prodotti correlati ai murales: tappetini per il mouse, sottobicchieri, magliette e persino cartoline. Oggi si conta un patrimonio di oltre 200 opere, che colpiscono per vivacità di colori e pregio stilistico. E passeggiando per la cittadina si può pensare di visitare anche gli edifici religiosi: tutte le chiese presenti dentro il perimetro urbano sono state edificate tra il Trecento e il Cinquecento. Sono otto, ovvero la Parrocchiale di San Pietro Apostolo, le chiese di Sant’Antonio Abate, Sant’Antonio da Padova, Santa Croce, l’Assunta, San Nicola di Mira, Santissimo Salvatore e la chiesa dello Spirito Santo in frazione Galanoli. Al di fuori del centro non mancano le chiese campestri, a sottolineare la profonda devozione degli abitanti della zona. 

Il centro abitato di Orgosolo si distende a circa 600 metri d’altitudine sulle pendici del monte Lisorgoni, propaggine del massiccio del Gennargentu, a dominare le vallate attraversate dal fiume Cedrino. Per questo, tutt’intorno, è abbracciato dalla spettacolare natura selvaggia e incontaminata nel cuore della Barbagia di Ollolai. Questo permette di godere di attrazioni naturalistiche da esplorare accompagnati da guide esperte, seguendo sentieri di trekking battuti solo da vento, cinghiali e mufloni, quegli stessi sentieri che per secoli furono rifugio di banditi e pastori. Ecco quindi andare alla scoperta di profonde gole, grotte e zone calcaree. Da ammirare la dolina di su Suercone, dove la terra ha creato una voragine profonda 200 metri e larga 400; il canyon di Gorroppu, 22 chilometri con pareti alte 450 metri; le foreste sas Baddes, rarissima lecceta primaria, che ospita secolari tassi, ginepri e agrifogli, e di Montes, costellata di pinnettos, capanne dei pastori. In questi luoghi incantati non mancano le testimonianze preistoriche come domus de Janas, tombe di Giganti e i nuraghi su Calavriche e Mereu.

Non bisogna scordarsi, però, che siamo nel nuorese, dove la gastronomia deriva dallo stretto legame fra l’economia agricola e quella pastorale, dove le pietanze sono semplici e i prodotti genuini e saporiti: prevalgono i piatti a base di carne e sono rinomati i primi di pasta fresca, i formaggi e i dolci. Ottimi sono il pecorino, fresco o stagionato, il caciocavallo, fresco o arrosto, la ricotta e Sa frue, ovvero il latte cagliato. C’è poi la salsiccia, il prosciutto locale e vari tipi di pancetta, coppa, lonza di maiale. Particolare è sa purpuzza, carne di maiale tritata e condita con aromi, cotta in padella anziché insaccata. Il pane tradizionale più diffuso è su pane carasau, dischi sottilissimi e croccanti ottenuti mediante una doppia cottura al forno a legna. Fra i primi piatti sono da assaggiare sos maccarrones cravaos, versione nuorese degli gnocchetti sardi, sos macarrones de busa, grossi bucatini fatti stendendo la pasta attorno a un apposito ferro allungato; sos maccarrones furriaos, gnocchetti conditi con formaggio pecorino freschissimo, fuso con la semola fino a formare una sorta di crema. Sono rinomati i ravioli barbaricini con ripieno di formaggio fresco o con ricotta e spinaci. Diffusa ed apprezzata è la minestra di merca, fatta con pasta, patate e pomodoro, e su filindeu, una pasta di semola finissima intrecciata come una tela, cotta come una minestra nel brodo di pecora con aggiunta di abbondante formaggio fresco, citata anche da Grazia Deledda nei suoi romanzi. Tra i secondi piatti spiccano il porcetto cotto allo spiedo ma anche gli arrosti di agnello, capretto, vitello, la pecora lessata con patate, cipolle, pomodoro e altre verdure, e quelli a base di interiora. Il dolce nuorese per eccellenza è sa sebada, un disco di pasta sottile che racchiude un ripieno di formaggio fresco aromatizzato al limone, fritto e ricoperto di miele o zucchero.

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3 commenti

  1. SCHMITT Claude

    Gia nel lontano 1975 ho avuto il piacere di assaggiare saporiti spiedini di carne mista nella sala ristorante del eccellente “Petit Hotel” (via Mannu). Evviva Orgosolo !
    Claude SCHMITT

  2. Non bella … di piu… 🤗

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