di GIOVANNI CARRONI
Domenica 9 Agosto alle ore 20:30, presso i Giardini del Monte Ortobene in Nuoro, debutto in prima nazionale, dello spettacolo “Agnese e l’altra” liberamente tratto dal romanzo “La madre” di G. Deledda. Scritto e diretto da Giovanni Carroni, con Monica Corimbi, Andrea Carroni, Paola Marongiu. Collaborazione dei movimenti di scena Chiara Chisu. Con il contributo dell’Assessorato alla Cultura e P.I. del Comune di Nuoro, L’Assessorato alla P.I. della Regione Sardegna, e in collaborazione con il Comitato Monte Ortobene “Ultima spiaggia”
BOCHETEATRO
presenta
“Agnese e l’altra”
di Giovanni Carroni
(liberamente tratto dal romanzo “La madre” di G. Deledda”)
con
Monica Corimbi
Andrea Carroni
Paola Marongiu
REGIA luci e scene di Giovanni Carroni
Collaborazione dei movimenti di scena Chiara Chisu.
In occasione dei 100 anni dalla prima pubblicazione del romanzo “La madre”, Bocheteatro propone un primo studio teatrale tratto dal romanzo, con un adattamento drammaturgico originale scritto da Giovanni Carroni, che firma anche la regia.
Un romanzo, quello della Deledda, che rimane di un’attualità sorprendente sia nel linguaggio che nel contenuto, se pensiamo che è solo di alcuni anni fa (19/05/2014) la lettera inviata a Papa Bergoglio firmata da 26 donne italiane, che chiedono di rivedere la legge sul celibato dei sacerdoti, ed esordiscono come segue nella missiva :«Caro Papa Francesco, siamo un gruppo di donne da tutte le parti d’Italia (e non solo) che ti scrive per rompere il muro di silenzio e indifferenza con cui ci scontriamo ogni giorno. Ognuna di noi sta vivendo, ha vissuto o vorrebbe vivere una relazione d’amore con un sacerdote, di cui è innamorata. (..) Noi amiamo questi uomini, loro amano noi”». Le firmatarie si definiscono solo una parte delle tante donne che vivono nel silenzio una relazione proibita con un sacerdote.
Il testo drammaturgico e le soluzioni sceniche rendono ancor più attuale il romanzo della Deledda, con una messa in scena che predilige forme ed espressività corporee intense, e le sonorità e percezioni visive, piuttosto che il solo dialogato classico e il realismo scenico.
Il romanzo narra dell’amore proibito e impossibile di Don Paolo ed Agnese, sacerdote ventottenne lui e giovane vedova lei, anch’essa giovanissima. Tra loro, la madre di Paolo, Maria Maddalena che incombe e sovrasta, come l’icona di una Madonna che veglia su suo figlio, per il quale ha sacrificato tutta la sua vita.
Una relazione nel continuo nascondimento, con la frustrazione di un amore non completo che non può esistere alla luce del sole e tanto meno può sperare in un figlio.
Agnese, che si rivela donna matura e determinata, non vuole assolutamente rinunciare a questo amore, e sfida con forza sia la madre di Paolo, sia la mentalità chiusa dell’intera comunità, poiché un amore così forte “si può radicare comunque nel nome del Signore”.
Una continua lacerazione dell’anima che vede Paulo in un continuo allontanamento e avvicinamento ad Agnese, come il vento, protagonista sonoro della vicenda, come spesso accade nei romanzi della Deledda, che lo “spinge e respinge” verso la sua amata.
Paolo sa, più della madre, che intuisce e sa comprendere, che in questo paesino sperduto dell’interno della Sardegna, un amore clandestino tra lui ed Agnese, sarebbe segnato a dito dalla piccola comunità e destinato alla condanna pubblica se rivelato. Ancora una volta dunque le donne protagoniste.