SERGIO MAURO TALLORU, UNA CARRIERA DA BOMBER FRA I DILETTANTI, PARLA DI SE’ E DEL CALCIO IN SARDEGNA: “IL DIRITTO DEI BAMBINI SARDI DI SOGNARE IL CALCIO AD ALTI LIVELLI”

ph: Sergio Mauro Talloru

di MASSIMILIANO PERLATO

Sergio Mauro Talloru è nato a Sorgono il 26 maggio 1985. Originario di Tonara, si è diplomato all’Istituto Tecnico Industriale e successivamente specializzato OSS. Da poco lascia il suo paese di residenza, si trasferisce a Sorgono per stare vicino alla compagna e alla figlia.

Ha iniziato a tirare i primi calci al pallone in strada quando aveva circa cinque anni, per poi continuare il suo percorso calcistico nella scuola calcio di Tonara, con le giovanili, con le quali ha dato avvio ad una grande esperienza nel settore.

Ricorda bene quegli anni durante i quali ha imparato tanto e migliorato le sue doti innate, grazie anche all’allenatore Gabriele Mura, all’epoca impegnato con le giovanili del Tonara che fu artefice dei due campionati regionali vinti, e che poi li portò a partecipare al grande Torneo Nazionale che annualmente si svolge a Coverciano.

Non è un caso che negli ultimi 20-30 anni il Tonara Calcio abbia spianato la strada a tanti giocatori bravi e, tuttora, può fregiarsi di averne ben due impegnati nella Serie A, Sau e Carboni.

Con le Regionali ricorda tanti campionati vinti a livello provinciale ma anche regionale.

Con il Tonara ha raggiunto l’obiettivo di vincere per la prima volta il Campionato di I Categoria e salire in Promozione, protagonista con ben 19 reti, soprattutto della tripletta personale decisiva con la partita contro la Macomerese.

In seguito, per scelte personali decide di tornare nelle categorie inferiori, più gestibili sia dal punto di vista tecnico che per il tempo da dedicare per allenamenti e partite.

Oggi ha 35 anni e nella sua carriera ha militato in squadre come Ovodda, Allai, Belvì, Arborea, Atzara, Tonarese (altra squadra del suo paese) e l’ultimo anno nel Meana Sardo.

Oltre ai successi conseguiti nelle giovanili, ha vinto 3 campionati con il Tonara, la Tonarese e il Meana Sardo.

Nella sua carriera è arrivato ad una cifra di quasi 400 reti fatte. Unico rammarico: aver perso la Coppia Italia in promozione.

Ha ancora voglia di giocare, lavoro e famiglia permettendo, ma non troppo, perché vorrebbe stare ancora nell’ambiente come allenatore.

Quando hai capito che il calcio sarebbe stato lo sport che non solo avresti seguito con passione ma anche praticato? La consapevolezza è nata nel momento in cui dovevo scegliere tra continuare a praticare il calcio o lo judo, uno degli altri sport che praticavo da bambino. In questa scelta la passione per il pallone era superiore.

Tu che vivi e respiri il calcio dilettantistico in Sardegna dal suo interno, come vedi la situazione attuale, soprattutto dopo questi mesi di ‘chiusura’ che porteranno molte società sull’orlo del fallimento? Per quanto riguarda il mondo del calcio in Sardegna sarà difficile ripartire a livello economico dopo lo stop Covid19, sia per le grandi che per le piccole società, ed è un peccato visti i risultati positivi raggiunti da diverse società sarde oltremare.

Le squadre sarde sono penalizzate oltre misura dal giocare nei gironi con compagni del Continente, devono sostenere delle spese importanti (penso in particolar modo alla Serie D ma anche a quelle società che si affacciano alla Serie C, salvo poi chiudere dopo un paio di stagioni). Pensi che ci siano delle soluzioni per evitare ciò? In realtà la Sardegna può vantare un Olbia in Lega Pro, che può ambire ad una serie B, mentre in serie D militano ben 6 squadre sarde che si sono piazzate abbastanza bene negli ultimi anni. Ad oggi Torres, Arzachena, Latte dolce, Carbonia, Muravera e Lanusei.Generalmente però sarà un anno diverso per tutti, in particolare nelle categorie inferiori dove le squadre saranno formate da giocatori locali o provenienti dai paesi limitrofi; si dovrà contare sempre più sull’appoggio dei tifosi e sostenitori fuori dal campo, anche per creare una sorta di aggregazione sociale nella quale vivono questi giovani, cosa fondamentale per la crescita personale di ognuno di noi.

Qual è stato il momento più difficile della tua carriera? Credo sia stato quando ho dovuto abbandonare le categorie superiori per crearmi un futuro lavorativo, limitando il tempo e l’impegno per il calcio. Per giuste cause però, il lavoro e la famiglia.

Quale futuro per questo calcio e in particolar modo per la cultura dello sport legata ai giovani? Per i bambini diventa sempre più difficile formarsi e aspirare a raggiungere alti livelli, perché in Sardegna abbiamo sempre meno strutture e scuole che possano far crescere i ragazzi dal punto di vista calcistico; il Tonara stesso, e anche il Samugheo, stanno investendo molto sui giovani, ma non si arriverà a dar luce a ragazzi che raggiungono alti livelli come succede in altre Regioni, ad esempio, la Lombardia o il Lazio.Questo si evince dai pochi sardi che si ricordano in giro per il mondo quali Zola, Matteoli, Virdis, e oggi Sau e Barella; pochi rispetto ai giocatori validi che vanta il territorio sardo.

Ci aspettiamo che in futuro ci possano essere più possibilità per far emergere i tanti talenti nostrani, rimasti al buio, soprattutto nei paesi dell’interno.

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