di ROBERTA CARBONI
Le mura del Castello di Serravalle a Bosa racchiudono la piccola Chiesa di Nostra Signora de Sos Regnos Altos che, a sua volta, conserva un interessante ciclo di affreschi del XIV secolo. Tra le storie narrate nelle pitture parietali, la leggenda dell’incontro dei tre vivi e dei tre morti, tema assai caro all’iconografia medievale, nonché unico esempio in Sardegna.
L’opera raffigura uno tra i più celebri “mementi mori” del Medioevo che trae origine da una leggenda presente nel “Dict des trois morts et des trois vifs” di Baudouin de Condé, datato 1275.Si narra che, al ritorno da una battuta di caccia, tre nobiluomini si imbatterono in un monaco eremita. Questi li fermò, ricordando loro che la morte li avrebbe attesi, mostrando loro tre cadaveri in differenti stati di decomposizione: il primo, intatto e con le sue vesti pregiate, il secondo, in avanzato stato di putrefazione, e infine il terzo, ormai ridotto a semplice scheletro.
Giunti al cospetto dei tre cadaveri, i cavalieri udirono le loro parole: Vous serez ce que nous sommes Voi sarete ciò che noi siamo
I nobili, terrorizzati, si diedero alla fuga ma apparve loro una Croce, segno che l’incontro era avvenuto per volere divino. Secondo altre versioni della storia, i nobili incontrarono tre religiosi di alto rango che mostrarono loro le fasi della decomposizione per metterli i guardia. Ad ogni modo il significato di questa leggenda è duplice: pur ribadendo l’inevitabilità della morte e della decomposizione, l’incontro ha un grande significato spirituale e ricorda che la ricchezza, il potere e i titoli sono vani di fronte alla morte.
A partire dal XIII secolo, questo tema iconografico divenne ricorrente tanto nella pittura che nelle miniature in Italia ma, soprattutto, in Europa. Oltre alla chiesa di Santa Maria de Sos Regnos Altos, le altre pitture in Italia si trovano nel Duomo di Atri in Abruzzo, nell’abbazia di Vezzolano presso Albugnano d’Asti e nel Camposanto Monumentale di Pisa.
Gli affreschi furono rinvenuti durante i restauri del 1972-73 nella parte più antica della Chiesa di Nostra Signora di Regnos Altos. Pur essendo in buona parte lacunosi, presentano un buono stato di conservazione, permettendoci di leggerne le diverse parti.
Non si conoscono gli artisti o la bottega, ma lo stile e l’iconografia permettono di ipotizzare un legame con l’ambito francescano e spagnolo. La datazione oscilla tra il 1340-1345, all’epoca in cui visse Giovanni d’Arborea, fratello del giudice Mariano IV. Rappresentano un raro esempio di pittura gotica in Sardegna nonché l’unica trattazione del tema legato alla “leggenda dell’Incontro dei tre Vivi e dei tre Morti” in tutta l’isola.
La piccola chiesa si trova all’interno del Castello di Serravalle che domina l’abitato di Bosa. Probabilmente fu edificata prima del castello e quando, nel 1443, fu ampliata la cinta muraria, essa si ritrovò chiusa al suo interno.
Originariamente dedicata a San Giovanni prima e a Sant’Andrea poi, cambiò la sua dedicazione nel 1847 quando, tra le macerie del mastio, fu ritrovata una statuetta lignea che raffigurava la Madonna.
Questa statuetta, dalle probabili origini tardo-medioevali, venne chiamata “Nostra Signora de Regnos Altos”; viene ancora oggi conservata nella chiesa e la sua celebrazione ricorre il sabato e la domenica della seconda settimana di Settembre.
Edificato sull’omonimo colle che sovrasta l’abitato di Bosa, il primo nucleo del castello risale probabilmente alla seconda metà del XIII secolo.
Fino a pochi anni fa, sulla base delle notizie riportate dallo storico Francesco Fara, si riteneva che il castello fosse stato costruito nel 1112 dalla nobile famiglia toscana dei Malaspina. Invece, le recenti indagini archeologiche hanno riaperto il dibattito sulla sua datazione. In questo modo la fondazione sarebbe legata alla fine del Giudicato di Torres e alla conseguente spartizione dei suoi territori.