di SILVIA SERRA
L’associazione dei sardi di Verona il 27 giugno ha potuto finalmente riaccogliere il suo pubblico dopo i mesi di chiusura per l’emergenza sanitaria e lo ha fatto con una piacevolissima e intensa serata, all’insegna della poesia e della musica.
Protagonisti due grandi personaggi della tradizione sarda, conosciuti e amati anche fuori dall’isola: il poeta Sebastiano Satta, che ha dato il nome al Circolo dei sardi di Verona e la cantante Maria Carta.
La docente Lucia Tomelleri, veronese appassionata di entrambe queste figure, avrebbe dovuto presentarle al pubblico, ma purtroppo, per motivi inderogabili sopraggiunti all’improvviso, non è potuta essere presente. Al suo posto ha condotto la serata Francesca Sanna, socia e componente del Direttivo dell’associazione , che insieme alla Tomelleri aveva preparato gli argomenti e i contenuti dell’evento ed è riuscita ad esprimerli in modo appassionato e coinvolgente.
Nell’accogliere il pubblico, F. Sanna ha presentato anche gli altri due protagonisti della serata: la cantante lirica (soprano) Marina Madau, anche lei socia e membro del Direttivo del Circolo dei sardi, e il baritono Riccardo Di Stefano, entrambi “professionisti del canto” con un curriculum musicale di grandissimo spessore.
I due artisti hanno scelto per la serata delle musiche di Fauret, Massenet e Verdi, che hanno eseguito magistralmente, intercalandole alle presentazioni di Sebastiano Satta e Maria Carta.
“Presenza sarda in poesia e canto” è il titolo scelto per la serata, un evento evocativo, certo, ma al contempo attuale, come ha precisato F. Sanna, sottolineando quanto sia importante per il presente continuare a rendere vivi, attraverso la memoria, gli artisti che in epoche più o meno recenti hanno trasmesso emozioni e messaggi validi in ogni tempo.
La poesia e la musica, ha ricordato la nostra presentatrice, possono farsi veicolo di speranza anche e soprattutto nei momenti bui dell’esistenza. Immediato il riferimento all’attualità del periodo appena trascorso e ai lutti che molte persone hanno dovuto vivere senza neanche il conforto di una celebrazione collettiva dei loro cari.
In loro onore, e accompagnata alla tastiera da Riccardo Di Stefano, Marina Madau ha intonato il Requiem di Fauret, melodia dolce e piena di sacralità, davanti a un pubblico attento e commosso e, a seguire, L’Elégie di Massenet, in cui la musica esprime i toni del dolore umano nel momento in cui è reso più acuto dal confronto con la primavera, che esplode nella sua bellezza.
F. Sanna ripercorre, quindi, i momenti salienti della vita personale e artistica di Sebastiano Satta, espressione non solo della poetica isolana, ma anche nazionale: la nascita e la prima giovinezza a Sassari nel periodo del malcontento per la dominazione sabauda, gli anni a Bologna e i suoi primi “ Versi ribelli” con la nostalgia per i suoi affetti e la sua terra lontana, la laurea in giurisprudenza e l’esperienza di giornalista.
Satta aveva un animo nobile e sempre umile, che lo rese vicino e amato dalla gente del popolo, anche negli anni di maggiore successo.
Il socio nuorese Francesco Contu è invitato dalla presentatrice a leggere due poesie di Satta e poi a tradurle in italiano. Il pubblico è concentrato: sono poesie scelte tra le più famose e significative: “Santa Maria”, prezioso e delicato omaggio alla cattedrale di Nuoro e alla donna, e l’ ancor più celebre “Vespro di Natale”.
Subito dopo Marina Madau intona “la Vergine degli Angeli” tratto da La forza del destino di G. Verdi. La limpidezza e la forza della sua voce, insieme a quella potente e calda di Riccardo Di Stefano creano un’atmosfera speciale in sala: dolcezza, affidamento, contemplazione e preghiera sembrano unirsi perfettamente e alla fine dell’esecuzione uno scroscio di applausi riempie la sala.
Ma la serata prosegue: la Madau presenta il brano successivo, anche questo verdiano, ma tratto dall’Otello: l’ “Ave Maria” di Desdemona. Anche questa scelta musicale sottolinea un riferimento all’attualità, tristemente segnata, nel periodo della chiusura dovuta al Covid 19, da un aumento dei casi di femminicidio.
Ricordare e celebrare la donna attraverso la poesia e la musica è un modo per non dimenticare il dramma di tante donne oltraggiate.
Francesca Sanna introduce, quindi, il secondo personaggio della serata: Maria Carta, all’anagrafe Maria Giovanna Agostina. Ripercorre la vita dell’artista sottolineandone il legame con l’isola, mantenuto saldo anche e soprattutto negli anni di lontananza, e le sue doti straordinarie di artista, espresse primariamente attraverso il canto (dalle esperienze giovanili con i “Cantadores” sardi fino ai grandi successi internazionali) ma anche veicolate attraverso la poesia e la recitazione ( vedi i suoi ruoli nei celeberrimi film: Gesù di Nazareth di Zeffirelli, ne Il Padrino e nel musical su Santa Teresa D’Avila). Fu soprannominata “Regina nuragica”, “Nuovo Ulisse al femminile” (per i suoi concerti internazionali, attraverso i quali diffondeva il canto e la tradizione sarda nel mondo), ma soprattutto “Usignolo della Sardegna” per la sua voce inconfondibile.
La serata si conclude in bellezza con uno dei canti con cui La Carta si è espressa in modo più sublime e rappresentativo: Il “ Deus te salvet Maria”, la preghiera a Maria più famosa della Sardegna.
Per l’occasione, la soprano Marina Madau ha rivisitato la partitura originale della Carta, armonizzandola per voce soprano a partire dalla tessitura per contralto. Un lavoro attento, che dice di aver fatto con molta passione, perché emozionata da questa versione del celebre brano che, ci spiega la Madau, è forse l’unico a mantenere la sacralità e l’anima del canto originale.
Le voci di Madau e di Di Stefano riempiono la sala di questo canto-preghiera, il pubblico è entusiasta. E possiamo di sicuro testimoniare che, in questa splendida serata, la distanza di sicurezza e le mascherine non hanno impedito a nessuno dei partecipanti di “sentirsi vicini” nelle emozioni provate, grazie all’ atmosfera che gli artisti e i temi affrontati hanno saputo creare.