di DEBORA UNALI
Da luglio 2019, a Magomadas c’è una novità che non tutti sanno.
Questo paesino conta, dal 1991 ad oggi con poche variazioni, circa 600 abitanti, da sempre famoso per valli piantate e curate a vigneti di Malvasia, granai, frutteti, olio d’oliva pregiato, ha origini Prenuragiche (dal VI millennio a.C. alla fine del III millennio a.C.) e insieme alla sua marina – Santa Maria del Mare, il suo promontorio sul mare – Sa Lumenera, occupa un totale di 9 (nove) km quadrati di territorio circondato da altri quattro paesi degni di nota: Flussio, Tresnuraghes, Modolo e Bosa. Se ci si addentra nella campagna, cartelloni turistici posti di recente, suggeriscono meravigliose scampagnate a contatto con una natura pressoché ancora integra.
Ebbene, torniamo al 2019, un’impresa di trattamento rifiuti vocata al “progresso”, si è resa oggetto di fatti e discussioni quotidiane che turbano, sotto vari aspetti, la quiete e la salubrità di questo scorcio di Mediterraneo, per molti casa con ricordi di campagne rigogliose e verdi.
Da luglio 2019, ad appena 156 m dalla prima casa e meno di 300 m dal recinto del paesino abitato (credetemi, vi scrivo da qui, con vista “progresso”), sono arrivati centinaia di TIR carichi colmi di residui di RIFIUTI (fanghi, risultato delle rimanenze dei fondi degli impianti di trattamento reflui) per la maggior parte pare dalla Puglia.
Le stagioni profumano tutte ormai da un anno della stessa “fragranza-Porcilaia”.
L’”impianto-progresso” è costituito da un paio di vasche rettangolari a vista in cui si sversano i preziosi carichi – ormai incubo quotidiano dei residenti; da reti tipo quelle per raccolta olive che non assolvono nemmeno al compito di acchiappa-mosche. Ah, sì, case invivibili e orti impraticabili: questo sono diventate le abitazioni di anziani e giovani famiglie di Magomadas, Flussio e Tresnuraghes. La vallata del “progresso”, infatti è crocevia limitrofo dei tre paesi.
A Magomadas, per iniziativa e con la partecipazione di persone sensibili all’ambiente, che credono in un futuro sano come i ricordi del passato, nonostante la crisi (Covid-19 e non), si sono costituiti Comitato (Comitato Ambiente Planargia), mentre esiste su Facebook un gruppo dedicato ad informare sostenitori e aderenti alla causa. Vogliamo essere ascoltati e che tutti sappiano cosa si sta permettendo, sotto gli occhi e nasi di tutti.
Da luglio 2019 abbiamo coinvolto enti e istituzioni: Comune di Magomadas, Comune di Flussio, Comune di Tresnuraghes, (e coinvolti e informati Bosa, Modolo, Tinnura, Suni…), Provincia di Oristano, Magistratura di Oristano, Azienda per la Tutela della Salute (Bosa), Consorzio di Tutela della Malvasia, Forze dell’Ordine quali Carabinieri, Barracelli, Forestale, Polizia, giornalisti. E da ultimi, anche quattro Studi Legali indipendenti hanno presentato esposti per i propri clienti, in rappresentanza di interessi diversi oltre ad uno che vale per tutti: il timore per la qualità della salute di abitanti e territorio.
Siamo in pochi e forse questo ci penalizza, ma abbiamo deciso di lottare per preservare la salute e difendere la nostra storia.
Unitevi a chi ama e rispetta la Sardegna; speriamo e confidiamo, che anche voi la desideriate sana e non usata come discarica facile solo perché spopolata nei decenni da altri interessi.
Vi saremmo grati per voce, supporto e sostegno: dateci voce, parlatene, chiedeteci informazioni, dateci suggerimenti (mail: comitatoambienteplanargia@gmail.com).
Magomadas potrebbe essere solo il primo “esperimento” sardo e vogliamo vincere noi che la Sardegna le amiamo.
…. le peggio cose si lasciano fare in Sardegna ….🤮🤮🤮
Da buon presidente della Pro loco ha a cuore il suo paese è il territorio ! Sic.
Non mollare mai è d’obbligo💪
Avrebbe potuto essere, potrebbe ancora essere un piccolo pezzo di paradiso. È un vero sfregio per l’ambiente e un attentato alla salute e all’economia della gente sarda. La conversione dell’attività si può e si deve fare per il bene di tutti
Che brutta notizia e che brutta situazione.
Quanto riportato nell’articolo dimostra che non si ha più alcun rispetto per territorio e per chi su di esso vive e lavora. La situazione che si è venuta a creare in una zona geograficamente stupenda ma anche particolarmente interessante perchè compresa nell’areale di comuni noti per la produzione della nobile “Malvasia di Bosa”, è veraente grave.
Però mi chiedo come sia stato possaibile che le autoritàà locali e del circondario di Magomadas non siano intervenuti prima della realizzazione di questo mostruoso “Impianto progresso”.
Tutti gli enti e gli organismi interessati devono reagire energicamente per bloccare l’attività di questo “impianto” utilizzando tutti gli strumenti che la legge prevede.
La popolazione della zona e le vigne di Malvasia devono continuare a respirare l’aria salubre di questa splendida costa o Riviera.
La Malvasia di Bosa ha già i suoi pregiati e inconfondibili profumi e sapori, per cui non ha bisogno che se ne aggungano altri meno gradevoli.
Spero che l’amico Gilberto Arru, a cui Magomadas ha dato i natali, cultore della Malvasia, ma anche in qualità di giornalista, possa dare il suo contributo a fermare questo scempio.
L’ignavia e il silenzio dei sindaci della Planargia su questo tema regna sovrano . Pensare che su proposta del consorzio di tutela della Malvasia di Bosa Doc , si vorrebbe inserire questo territorio patrimonio UNESCO . però è vietato parlare dei fanghi pugliesi . Per reconditi interessi di Bottega ,si continua a voler nascondere la polvere sotto il tappeto .
la tutela della salute e dell’ambiente sono doveri irrinunciabili e tutti, amministratori in testa, ci dobbiamo impegnare a tal fine. Ma com’è possibile che tale attività si possa svolgere a pochi metri da un centro abitato? Credo che sia stata bypassata qualche disposizione in merito. Solidarietà al Comitato Ambiente Planargia e ai cittadini che abitano nel circondario di Magomadas.
a titolo personale e del Comitato Ambiente Planargia ringraziamo per la solidarietà mostrata a questo grave problema sanitario e ambientale.
Non sapremo mai come sdebitarci di questa grande solidarietà che ci è arrivata dal mondo dell’associazionismo dei sardi.