di ELVIRA SERRA – CORRIERE DELLA SERA
Stamattina ha fatto il secondo tampone (negativo). Il che significa che adesso potrà andare a trovare i nonni. «Quando ho visto cosa stava succedendo in Italia ero preoccupato soltanto per loro e per i miei genitori, che per lavoro continuavano a viaggiare». Per il resto, il coronavirus è stato per Aldo Spada, 17 anni di Macomer, nel Nuorese, un’opportunità in più di crescita: mentre i suoi compagni di classe del liceo scientifico Galileo Galilei erano chiusi in casa alle prese con le lezioni a distanza del quarto anno, lui non ha perso un giorno di scuola a Miaoli, un’ora e venti d’auto da Taipei, durante la sua esperienza con il Rotary Youth Exchange.
«Sono partito dall’Italia il 19 agosto 2019 e sono rientrato in Sardegna la notte del 20 giugno. Ad aspettarmi all’aeroporto c’erano mia madre, mio fratello con la fidanzata e i miei zii. Ho abbracciato solo mamma. Sotto casa, poi, mi stavano aspettando mia sorella, mio padre e i miei amici con i coriandoli, tutti a distanza di sicurezza!», racconta felice del primo bagno che è appena riuscito a fare nell’acqua di Bosa Marina. Per lui il Covid non è mai stato un reale pericolo (a Taiwan sono stati registrati solo sette decessi da quando è scoppiata la pandemia). «L’unica conseguenza è stato il prolungamento di due settimane delle vacanze del Capodanno cinese: serviva per mettere in sicurezza le scuole per il rientro, con sanificazioni e termoscanner».
In dieci mesi ha cambiato quattro famiglie e tre città, come previsto dal programma, perso più di un treno, preso qualche fischio per fiasco («Una volta mi avevano mandato al supermercato per comprare una bibita e io sono tornato a casa con una bottiglia di un superalcolico…»). Non è riuscito a farsi piacere il terribile stinky tofu, ma già gli mancano i ravioli fritti. «Anche cambiare cucina, per noi italiani, è una prova di adattamento. Io mi facevo mandare da mamma il pane carasau, la fregola sarda e la pasta…». Quando il Rotary ha chiesto a tutti gli studenti di rientrare, lui ha scelto di restare. «Andavo a lezione dalle 7.30 alle 17, il giovedì pomeriggio e il venerdì li dedicavo alle lezioni di mandarino all’università. Usavamo tutti la mascherina, eravamo prudenti». Mentre lui era a Taiwan, a casa sua in Sardegna c’era uno studente americano che, invece, ha preferito rientrare. «Mi dispiace che non abbia completato l’esperienza. Io sono felice. Vorrei tornare lì dopo la maturità per studiare economia e management».