di PAOLO PULINA
Ricorre quest’anno il centenario della nascita di Ivo Caprino, considerato il Walt Disney della Norvegia (Roma, 17 febbraio 1920- Snarøva, 8 febbraio 2001), che da parte paterna aveva radici italiane, precisamente sarde. I genitori di questo importantissimo regista del cinema di animazione si erano conosciuti a Roma: il padre si chiamava Mario (Sassari, 1881- Oslo, 1959), era figlio di Sebastiano Caprino che, proveniente dalla Sardegna (ma era di origine siciliana; aveva sposato Caterina Castoldi, appartenente a una ricca famiglia di proprietari fondiari del Sassarese), dopo aver studiato da avvocato, divenne procuratore generale della Corte d’Appello della capitale; la madre, Ingeborg Gude, era figlia di Ove, a quel tempo ambasciatore norvegese in Italia, e nipote del famoso pittore romantico Hans Fredrik.
Mario e Ingeborg si sposarono nel 1912 ed ebbero Ivo nel 1920, quando ancora abitavano a Roma. Due anni dopo si trasferirono in Norvegia.
Ivo sposò nel 1942 Liv Helene Bredal, un’attrice cinematografica, e nel 1944 nacque il primo figlio, Remo, seguito alcuni anni dopo da Ivonne. Nel 1975 si legò a Elina Gravningsmyr (1939-), terapeuta della famiglia.
Ha raccontato Remo, agli inizi del 2008, in un’intervista al giornale Sabatoseraonline: «Mia nonna Ingeborg era pittrice e scultrice, mio nonno Mario dipingeva e commerciava in arte. Per mio padre Ivo fu quasi naturale diventare un artista. L’incontro con mia madre, che a quei tempi era attrice, gli permise di entrare in contatto con il mondo del cinema».
Ivo Caprino, designer di mobili, iniziò per diletto, nel salotto di casa, ad animare con tecniche elementari bambole e pupazzi costruiti in parte dalla madre Inge sviluppando la tecnica passo uno (o Stop-Motion). Esordì nel cinema d’animazione a quasi trent’anni: nel 1949 produsse un cortometraggio di 8 minuti, Tim og Tøffe, in cui si muovevano questi pupazzi costruiti in casa.
A questo seguirono altri film in cui il regista e animatore (dopo aver studiato tecniche cinematografiche a Praga, Londra e Roma) sviluppò ingegnosi sistemi per i movimenti dei pupazzi basati su sottili fili comandati da una tastiera fondendo così il teatro dei burattini con le nuove tecniche cinematografiche. Così il figlio Remo ha spiegato questa tecnica: «Combinava riprese dal vivo con pupazzi animati. Per cominciare a produrre i suoi film brevettò un sistema speciale per poter riprendere il movimento dei pupazzi come se fossero attori reali. I movimenti venivano ripresi a 24 fotogrammi al secondo e i pupazzi si muovevano come per magia. Più tardi capì che il sistema limitava molto la sua voglia di migliorare l’espressività dei suoi personaggi e dei loro movimenti, così cominciò ad utilizzare la tecnica dello Stop-Motion e divenne, se mi è concesso dirlo, uno dei migliori. Il suo desiderio maggiore era quello di dare un’anima ai suoi personaggi, voleva che il pubblico pensasse ai pupazzi come ad esseri viventi».
Ivo Caprino – informa l’ampia scheda che gli dedica l’enciclopedia Wikipedia – vanta una filmografia composta da 16 opere e 11 regie televisive; inoltre ha prodotto non meno di 38 cortometraggi anche in campo pubblicitario. Caprino ha sviluppato ed utilizzato il sistema Supervideograph, a telecamere multiple, per la resa di panorami di 225 gradi su multischermo, in particolare per i documentari. Famosa la proiezione di Nordkapplatået, con Capo Nord e la vita alle alte latitudini, proiettato in continuo nel cinema più settentrionale d’Europa, appunto a Capo Nord.
I suoi film d’animazione e i suoi cortometraggi hanno incantato generazioni di scandinavi e oggi la sua casa di produzione, Caprino Studios, diretta dal figlio Remo e dal figlio di questi Mario (nato nel 1978), continua il suo lavoro (Caprino’s World of Aventure Trailer su You Tube; http://www.caprino.no/studio/no/ ).
«La nostra ambizione – dice Remo Caprino – è quella di far conoscere i lavori di mio padre all’estero. Mi piacerebbe molto che in Italia i film di Ivo Caprino fossero noti ed apprezzati come lo sono in Norvegia. Trovo che sia molto triste il fatto che i nostri film, a tutt’oggi, non siano ancora stati doppiati in italiano».
Alla domanda «Suo padre aveva mantenuto qualche contatto con l’Italia?», Remo ha così risposto: «Mio padre non aveva molti contatti in Italia. Accadde però un fatto curioso, durante una visita ufficiale in Norvegia dell’allora Presidente della Repubblica Antonio Segni: scoprimmo che le nostre famiglie avevano una relazione di parentela. [Donna Laura Segni, moglie di Antonio, nacque a Sassari il 18 aprile 1896 dal Comm. Giuseppe Carta e da Giuseppa Caprino. NdR]. Da allora siamo tornati qualche volta a visitare le nostre vecchie proprietà in Sardegna e a me è capitato, in un paio di occasioni, di far visita al Presidente e alla famiglia al Quirinale. L’ultima volta che ci siamo incontrati fu una settimana prima che morisse. Da allora ho incontrato diverse volte suo figlio Mario e sua moglie Vicky, con i quali siamo diventati amici».
Per correttezza devo dire che la pista sarda delle origini dell’avo di Ivo Caprino mi fu indicata, diversi anni fa, da Giannalberto Bendazzi, uno dei massimi esperti italiani di storia del cinema di animazione. In un articolo sull’inserto domenicale de “Il Sole 24 Ore” (30 ottobre 1994), dal titolo “Stelle di Oslo. Storia di Ivo Caprino, il cineasta di origine italiana divenuto il Walt Disney dei norvegesi”, Bendazzi informò che nel 1994 l’editore Hjemmets Bokforlag aveva pubblicato a Oslo un elegante e ottimamente illustrato libro fotografico su Ivo, scritto da Per Haddal e intitolato “Ivo Caprino! Et portrett av Askeladden i Norsk film (un ritratto di Askeladden nel cinema norvegese; “Askeladden” – Ceneraccio – è il più importante dei personaggi della letteratura popolare norvegese: all’inizio della storia si presenta come il classico buono a nulla, ma porta in sé delle capacità nascoste che gli permettono di compiere, al momento opportuno, grandi cose).
Fino alla data del citato articolo di Bendazzi (1994), a Caprino avevano dedicato poche parole sia Gianni Rondolino (“Storia del cinema d’animazione”, Einaudi, 1974: «Per la Norvegia le uniche opere degne di menzione sono i film di pupazzi di Ivo Caprino») sia lo stesso Bendazzi (“Topolino e poi: cinema d’animazione dal 1888 ai nostri giorni”, Edizioni Il Formichiere, 1978: «In Norvegia opera lo specialista di marionette Ivo Caprino, di origine italiana, dedito per lo più a film pubblicitari»). Gian Piero Brunetta, in “Storia del cinema mondiale”, Einaudi 1999, scrive: «In Norvegia, infine, si sviluppa la carriera di Ivo Caprino (1920, di padre italiano), i cui film a pupazzi animati, presentati al pubblico fin dagli anni cinquanta, fanno di lui una star nazionale».
Giannalberto Bendazzi dedica molto spazio a Caprino nelle sue due ultime poderose opere: in inglese (“Animation: a world history”, Boca Raton, FL: CRC Press, Taylor & Francis Group, 3 volumi, 2016) e in italiano (“Animazione: una storia globale” UTET, 2 volumi, 2017).
Nota. Nei suoi scritti su Ivo Caprino, Per Haddal parla non di una generica origine italiana ma di una radice sarda del cognome. Nel sito
si dice, ancora più precisamente, che il padre di Ivo era originario di Sassari.
Articolo interessante e dettagliato che ben descrive la personalità e il lavoro di Ivo Caprino.
Ho letto con commozione ed interesse l’articolo su Ivo Caprino e la sua famiglia. Ricordo la sua visita a Sassari nel 1961 quando venne con la bellissima moglie e i due figli piccoli a conoscere i suoi parenti e la Sardegna e si fermò una settimana a casa nostra. Quando compì settanta anni venne a Roma e cenammo con la sua compagna e Vicky. Purtroppo non sono mai andato a trovarlo a Oslo dove mi aveva invitato molte volte. Anni dopo conobbi a Roma il simpaticissimo Remo. Lo ringrazio di ricordare la nostra amicizia e gli scriverò per rivederci.