di TONINO BUSSU
Anselmo Contu, uno dei ‘padri fondatori’ dell’autonomismo sardo, nacque ad Arzana nel 1900 e si stabilì a Lanusei dopo la sua laurea in Giusisprudenza per seguire l’attività forense. Partecipò sin da giovanissimo attivamente all’attività politica nelle file del Partito Sardo d’Azione, fu direttore dell’organo ufficiale del Partito ‘Il Solco’, fondò il il periodico ‘la Giovane Sardegna’, ma dopo il 1926 gli eventi politici lo costrinsero a dedicarsi solo alla sua professione forense.
Nell’ottobre del 1930 fu arrestato per le sue simpatie verso il centro sardo legato al movimento ‘Giustizia e Libertà’ che faceva capo ad Emilio Lussu, esule in Francia. Pur prosciolto per questi presunti legami, fu sempre persona sorvegliata dalla polizia politica, nonostante si tenesse lontano da qualsiasi militanza di carattere politico.
Alla ripresa della vita democratica eccolo ancora attivo nel dibattito politico attraverso i suoi interventi nel ‘Il Solco’ dove si trattano anche tematiche riguardanti il ruolo dei Comuni, degli enti intermedi, come le province o i distretti e la Regione e le relative competenze. E Contu a tal proposito, proprio riguardo all’ente intermedio tra il Comune e la Regione, così si esprmineva, in un suo intervento nel febbraio 1946:”Il nucleo primo dell’autogoverno è indubbiamente il Comune…Ma in pratica dobbiamo riconoscere che i nostri Comuni non hanno raggiunto la capacità di vita autonoma che è base indispensabile dell’attuazione felice della riforma… E’ innegabile che esistano in Sardegna circoscrizioni naturali e storiche che non si possono ignorare nel dare forma concreta all’ordinamento amministrativo dell’isola”. E si riferiva alla possibilità delle otto circoscrizioni amministrative o distretti che individuava in: Cagliari, Iglesias, Oristano, Lanusei, Nuoro, Sassari, Tempio, Ozieri.
Ma esprime con chiarezza e con forza il suo pensiero anche sul ruolo che dovrebbe l’Ente Regione, alla vigilia dell’insediamento della Consulta Regionale della quale era stato chiamato a far parte nell’aprile del 1945.
Ecco come immaginava allora l’atugoverno della nostra isola:
“Questa è l’ora dei grandi rivolgimenti in senso universale, ma è indubbiamente anche l’ora delle profonde trasformazioni regionali….Se io non mi sbaglio, esistono le premesse per la creazione di una grande democrazia sardista e progressista che educherà il popolo all’autogoverno, che gli darà la giustizia sociale, che risolverà le antitesi ideali e gli antagonismi personali in una più vasta concordia isolana. Il blocco di tutte le forze sardiste e veramente democratiche -unite nel nome della Sardegna contro ogni centralismo politico forestiero – redimerà l’isola e la preserverà dal minaccioso ritorno della reazione e forse anche dal una nuova dittatura” (da Il Solco, aprile 1945)
Come militante sardista nella Consulta Regionale, Presieduta dall’Alto Commissario Gen. Pietro Pinna, contribuisce non solo al Governo della Sardegna in quel difficilissimo momento storico(siamo negli anni 1945-49), ma anche in modo determinante alla fase preparatoria della predisposizione della proposta di Statuto alla Costituente. Il lavoro della Consulta e dello stesso Commissario Pietro Pinna è poco conosciuto.
E la sua voce si faceva sentire sempre in seno alla Consulta Regionale, nel Partito e in mezzo ai suoi elettori. Riguardo al ruolo dell’autonomia rimarcava ancora, in un articolo di Il Solco, nel 1947: ”L’autonomia non è , non può esere un fucile puntato contro lo Stato centrale perché non è un istituto estraneo ad esso, ma ne è una nuova essenziale articolazione; l’equivoco contrario nasce dalla confusione che si fa tra Stato centrale e Stato centralistico…Come potremmo oggi – continuava – accettare con goia e senza riserve, uno statuto che toglie alla competenza primaria della Regione l’industria, il commercio e gran parte dell’agricoltura? Che non afferma, neanche in linea di massima, il principio dell’autonomia doganale e finanziaria?Che mantiene le province come enti autarchici , e non fa cenno dei circondari o dipartimenti come enti intermedi di decentramento regionale”.
E sempre con maggior chiarezza e con vigore credeva sulla funzione indispensabile del Partito Sardo d’Azione tanto è vero che in un un articolo dal titolo ’Attualità del Sardismo’ sosteneva che: ”se un partito sardo non fosse stato creato nel 1920, la situazione attuale ne avrebbe imposto la immediata costituzione”. E nello stesso articolo riguardo alle varie ipotesi di fusione con partiti nazionali sosteneva: ”Noi dobbiamo commisurare la portata delle nostre affermazioni sulle esigenze autonomistiche, confrontandole con gli atteggiamenti che gli altri partiti seguono a questo riguardo. Se noi non facessimo questo esame, se noi guardassimo soltanto alle formule programmatiche degli altri partiti, noi noi potremmo prendere decisioni pericolose, tradendo il nostro pensiero essenziale, l’anima del partito”.
Nell’aprile del 1949, alla vigila delle prime elezioni regionali, Anselmo Contu, assume la direzione del giornale ‘Il Solco’, che già aveva diretto nel 1925, agli inizi dell’era fascista. E subito chiarisce la linea politica del Partito, rivendicando l’indipendenza politica dei sardisti, l’importanza del sardismo e la sua universalità, la lotta contro ogni centralismo nell’editoriale dal titolo significativo: “Vecchia Trincea”. “Riprendo la direzione di questo giornale di battaglia dopo oltre vent’anni, con la stessa ferma volontà di dedicare le ie energie alla redenzione della Sardegna. Questa consegna – scriveva nell’editoriale di apertura Anselmo Contu – nell’ormai lontano 1925 mi veniva passata da Raffaele Angius quando già la tirannide fascita, che doveva di lì a poco cacciarlo dall’Isola a morire esule a Milano, lasciava a pochi animosi rimasti sulla breccia limitate possibilità di azione….” E continua ricordando gli amici che insieme hanno lottato per tenere viva la fiaccola sardista e della difficile fase di riorganizzazione del Partito nel secondo dopoguerra, lacerato anche dalla scissione dell’ala lussiana:”Molti, troppi, furono travolti dall’uragano fascista che li prese nel gorgo vorticoso come pagliuzze, mentre ritenevano di essere piloni consci di poterlo dominare e piegare alle esigenze di rinascita isolana.
Altri, con noi fino ad ieri, si sono stancati di combattere questa nostra battaglia sarda, e si sono lasciati travolgere anch’essi dal gorgo delle antitesi politiche nazionali: pagliuzze anch’essi che credono o desiderano essere piloni!……… Ma solo chi è libero da impegni verso quel dispotismo può pretendere oggi di GUIDARE I SARDI ALL’AUTOGOVERNO; noi possiamo vantare questa dignitosa indipendenza e crediamo di aver dimostrato coraggio e fermezza in questa lotta che in Sardegna è la sola veramente rivoluzionaria e decisiva”.
Con l’istituzione della Regione Autonoma della Sardegna e le relative elezioni regionali del 1949 in cui si era candidato nella circoscrizione di Nuoro, è era stato eletto alla carica di consigliere regionale, nella prima legislatura e anche il primo presidente del Consiglio Regionale della Sardegna. E pro cussa occasione faghet su discursu chi sighit
“Onoreboles cussizeris, bos torro gràssias pro sa fide chi azis bòrtiu tènnere in sa pessone mea dandemi s’onore mannu e s’incàrrigu de pesu de pòdere presiedere su primu cussizu regionale de sa Sardigna.” E sighidi narande cantas isperas tenent sos sardos in s’autonomia e in su cussizu regionale chi la depet praticare, cantu appompiant cun irbetos mannos su triballu de sos cossizeris pro resòrbere sos problemas de s’ìsula. Fabeddat de s’importàntzia de s’autonomia, de sas gherras fatas pro ch’arribare a s’Istatuto.
E pedit a totus sos cussizeris de esserent aunidos, de pessare su prus a sa sorte de sa Sardigna.
“Cadaunu de nois –narat Anselmo Contu- at una bandiera sua propria, digna e nobile, sighida e defesa cun fide bona e cun onore, cadaunu la custodat in su coro e –cumente est zustu- a issa abbarret fidele. Ma totus depimus amentare chi b’est una bandiera in cumone, cussignada a totus nois dae su votu de sa majoria manna manna de sos Sardos, e in custa bandiera b’est iscrittu “SARDIGNA”.
E at sighidu chistionande de sos problemas de sa Sardigna chi su cussizu regionale depiat picar in cussideru E at finidu su discursu narande:
“B’ant a èssere modos de bìere difenentes, cando amus a isaminare sos problemas: azis a arresonare e a artzare sa boche cun sa critica, ma ispero chi eo dae custu postu pota, cun gosu, bìere solu s’ispetaculu meda nobile de unu pòpulu, de su pòpulu nostru cherzo nàrrere, cun sos eletos suos, chi s’impinnant a fabricare sa domo noba in ue totus sos sardos potant bìvere in d-una libertade civile chi s’ant sudoradu e in d-una zustìssia sociale chi ant meritadu.”
A pustis est istadu elettu puru in sa Segunda, Terza, Quarta e Quinta Legisladura. La prima elezione a presidente del Consiglio Regionale della Sardegna risultava il 31 maggio di 71 anni fa e ricoprì quell’incarico fino all’11 ottobre del 1951, e gli subentrò nella carica Alfredo Corrias.
Durante la III^ giunta dell’on. Corrias, ricoprì l’incarico di assessore ai Trasporti, Viabilità e Turismo, mentre nella IV Giunta Corrias era stato nominato assessore all’Igiene e Sanità. Scomparve il 23 dicembre 1975.
Queste le brevi notizie su Anselmo Contu uomo politico, mentre chi volesse conoscere maggiori e approfondite notizie sulla sua vita privata può soddisfare le sue curiosità leggendosi la bella e ricca opera narrata dalla figlia Cecilia Contu che s’intitola “Ricordi di un’infanzia felice tra Ogliastra e Logudoro” Edizioni Grafica Parteolla.