DISTRIBUIRE AMORE E AIUTO ALLE PERSONE BISOGNOSE: IL PROGETTO DELLA “SOCIETA’ DEI SOGNI” CHE PROMUOVE CULTURA

le caricature di Barbara Bina

di FEDERICA CABRAS

la vice presidente di Società dei Sogni Barbara Corrias: “psicoterapeuta appassionata di morte, malattie, fine, inizio e ancora fine… ma tranquilli va tutto bene!!! Un giorno, stanca e desiderosa di far pace con i suoi Sogni, ricorda a sé stessa di essere venuta al mondo per stupirsi e accetta, senza paura, di buttarsi dentro quel cassetto sempre aperto in cui può dare vita, valore e riconoscimento non solo ai suoi Sogni”.

Distribuire amore, vicinanza, aiuto a chi è lontano perché in un momento così drammatico, condito da insicurezza e ansia, da dubbi e angosce, le cure palliative servono a tutti noi: è proprio così che si può sintetizzare il nuovo progetto della Società dei sogni, associazione che promuove la cultura come aiuto in ogni ambito umano gestita dal medico oncologo Denise Vacca, dalla psicologa psicoterapeuta Barbara Corrias e dall’ingegnere Domenico Renna.

Con focus sul Covid-19, sul senso di destabilizzazione provocato dalla quarantena e sul timore della morte, i tre soci hanno organizzato un programma che prevede numerosi brevi video su diverse tematiche. A registrarli, saranno persone che, lavorando nel campo della fragilità – come spiega Denise Vacca –, con un linguaggio semplice e adatto a tutti, metteranno a disposizione competenze e soluzioni per far star meglio chi si troverà dall’altra parte, con il proprio computer o smartphone davanti.

Il tesoriere di Società dei Sogni Domenico Renna: “nato per sognare, compiuto ogni tentativo per dimostrare che la realtà non esiste, ha portato a termine diversi progetti di fuga con contrappunto dallo stato di materia fisico-chimica attraverso la musica. Ha rischiato di rimanere seriamente intrappolato, al buio per anni luce, nel triangolo concettuale amore-morte-sogno, esattamente come un principio attivo farmacologico rinchiuso in un blister, fino all’incontro clandestino di evasione con due donne, che lo legano definitivamente alla Società dei Sogni”.

«Abbiamo bisogno di una società che metta al centro la persona, la sua storia, la sua dignità: questo è un progetto che mira a dare voce alle tante voci, insomma. Che aiuti. Che stimoli». L’apertura agli altri è una condizione posta quasi come necessaria: sarà un dialogo, spiega il medico, con chi vorrà seguire i brevi appuntamenti 2.0.

Ci sarà la psicoterapeuta, l’insegnante, il clownterapista, il volontario: pillole di serenità, insomma, da somministrare a cadenza regolare in modo da lenire, per quanto possibile, il senso di impotenza rispetto a quella che è un’emergenza sanitaria mondiale, che ha scosso tutti e che ancora non ha finito di provocare danni.

Affrontare questo momento delicato con l’arte, con la narrazione, con il dialogo: ecco il compito che si prefissa La Società dei Sogni adesso; un po’, come spiega la dottoressa Vacca, come avviene con la cosiddetta medicina narrativa, esplosa nell’ultimo periodo. Moltissimi i medici, appunto, che hanno utilizzato i propri canali social per comunicare con gli altri, per aiutare nell’elaborazione delle paure, nella razionalizzazione delle preoccupazioni.

Il Presidente, Denise Vacca: “la logica irrazionale regola il suo agire. Ripone fiducia smisurata nei giovani, sensibili amplificatori di onde di arte e cultura a loro trasmesse. Ama pensarsi un po’ “agevolatrice di potenziali umani sommersi”.  Adora le storie di vita e adora raccontarle, per camminare nella vita fino all’ultimo centimetro. ‘Coi piedi per terra ma con la testa fra le nuvole’ si nutre di relazioni umane come di scontri tra biglie che non riprenderanno più la stessa traiettoria”.

«Anche chi non aveva mai sentito il bisogno di narrare, di mettere i suoi pensieri nero su bianco per donarli ad eventuali lettori, lo sta facendo: è stata data, con questa pandemia, importanza all’umanizzazione delle persone. Ci si libera delle emozioni, così, e le si regala ad altri».

Focus anche sulla paura della morte, abbiamo detto prima, parlando del progetto che vedrà la luce presto, perché nella nostra cultura è ancora troppo radicato questo timore: «Non viene visto come un passaggio necessario della vita» dice la dottoressa Vacca che per lavoro sta accanto, lenendo tramite le cosiddette cure palliative le sofferenze, ai pazienti terminali «ma come una sciagura, come qualcosa a cui arrivare impreparati. Dobbiamo legittimare la nostra fragilità,» chiarisce «inquadrare la fine come un pezzo del nostro cammino, l’ultimo, per l’esattezza. Siamo tutti fragili, dobbiamo tenerne conto: e tutti dobbiamo agire con responsabilità, proprio tenendo conto di quest’ultimo concetto». Allo stesso modo, questo periodo di quarantena, dove non si può tenere la mano dei nostri cari nel momento del trapasso, lascerà degli strascichi importanti: «Come ho detto, non bisogna temerla, ma affrontarla: a superare il momento, ci aiutano anche i rituali, gli stessi dai quali sfuggiamo costantemente» prosegue, con amarezza «e forse una soluzione sarà fare delle commemorazioni a posteriori».

Con le misure anti-Covid19, ultimamente, è diventata dura seguire i pazienti, racconta ancora, entrando nel vivo di quello che è la sua missione quotidiana: «Si prova a stare accanto a loro e alle famiglie tramite il telefono, non è la stessa cosa. Aiuta, è vero, ma il contatto umano è una cosa che non si può sostituire».

Termina con un invito: «Libertà da dosare, domani: non siamo fuori pericolo. E non bisogna rispettare le regole perché ci sono i decreti» conclude «ma perché è importante, perché aiutiamo noi stessi e gli altri, così».

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Un commento

  1. Complimenti per l’iniziativa e per l’articolo, un’ondata che fa bene

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