di CARMEN SALIS
Giulia Dessì, superata la soglia degli ottantanni, ha deciso di realizzare un sogno che teneva nel cassetto da una vita: raccontare la storia di sua zia, Fannì. Una donna dalla forza straordinaria, generosa e capace di rompere quegli schemi che volevano la donna sottomessa. Un romanzo, Fannì (Edizioni Amicolibro), dove la storia si svolge alla fine dell’ottocentoportandosi fino alla prima metà del secolo successivo, ricostruendo ambientazioni di una Sardegna che ha visto la guerra, la povertà,ma anche tradizioni, e soprattutto un romanzo che ha come protagonista assoluto Villacidro, in tutta la sua bellezza.
Giulia chi era Fannì? Fannì era una mia prozia, sorella di mia nonna paterna Assunta. Nonostante appartenesse a una famiglia molto benestante, era una donna semplice e sempre disponibile ad aiutare il prossimo. Era una lavoratrice instancabile e sapeva bene come sfruttare la sua spiccata intelligenza. Donna forte e coraggiosa, nei primi anni del novecento aveva osato ribellarsi al marito e alla suocera burbera e dispotica. Per tutti noi lei era un punto di riferimento e non mancava mai agli eventi più importanti delle nostre vite.
Perché ha aspettato tanto a scrivere questa storia? Questa è una domanda alla quale è difficile dare una risposta precisa. Ho sempre raccontato a voce la storia di Fannì perché volevo che si tramandasse alle future generazioni della nostra numerosa famiglia. In cuor mio, però, sentivo il desiderio di scriverla questa storia perché temevo che con il tempo i miei ricordi potessero affievolirsi. Però prima di iniziare a scrivere questo libro ci ho pensato tanto, anzi tantissimo, visto che l’ho fatto all’età di ottantatré anni. Avevo molti dubbi e non riuscivo a cominciare. A un certo punto, però, è intervenuta una mia nipote, che con grande entusiasmo mi ha incoraggiato a tal punto da convincermi a iniziare questa nuova avventura.
Villacidro, la famiglia, la storia di un amore. La mia infanzia e la mia fanciullezza le ho trascorse a Villacidro nella grande casa dei nonni paterni, Assunta e Alfonso, sempre con tanti cugini con i quali sono cresciuta. Si trascorrevano a Villacidro tutte le estati, Natale e Pasqua. D’estate le zie ci portavano in pineta per farci respirare aria buona. Non esistevano parchi giochi, ma noi ci inventavamo scivoli, altalene e gare di ogni tipo. Io, quando potevo, mi rifugiavo nella soffitta dove si era nascosta Fannì. Era per me un mondo incantato, dove facevo scoperte meravigliose. Vecchi capellini di mia nonna che noi bambine indossavamo e ci inventavamo le recite. Giocattoli rotti, un fucilino di mio padre e una scatola con dei soldatini di piombo che dovevano aver fatto la guerra perché non ce n’era neanche uno intatto. A qualcuno mancava la testa, ad altri la gamba o un braccio. Io li portavo tutti giù e ci giocavamo lo stesso. Ci hanno insegnato ad amarci tra fratelli e cugini e tuttora, quando possiamo, cerchiamo di trascorrere del tempo insieme, ricordando piacevolmente le nostre avventure di bambini. Certi ricordi non si possono dimenticare.
“Cumment’est prenu su scrascixeddu miu, aicci siada prenu su scrascixeddu de dogna poberu battiau.” Una frase che racchiude la generosità, la bellezza d’animo di Fannì. Era veramente molto generosa, sempre pronta ad aiutare tutti. Certamente aveva avuto dei buoni esempi dai genitori, ma la cosa che la faceva star male era il pensiero che qualcuno soffrisse la fame. Questo proprio non poteva accettarlo. Se veniva a conoscenza che nel suo vicinato era nato un bambino in una famiglia povera, per i primi giorni dopo il parto andava personalmente a portare il pranzo alla puerpera. Inoltre, come aveva visto fare ai suoi genitori, anche lei non negava mai un piatto caldo a chi bussava al suo portone.
Che cosa direbbe oggi se potesse leggere quello che lei ha narrato? Sono sicura che sarebbe molto contenta perché ho fatto una cosa che lei desiderava fare. Io ero quella che tra tutti i nipoti le faceva più domande perché la sua storia mi affascinava. Penso perciò che sarebbe doppiamente contenta sapendo di non aver raccontato invano.Forse mi prenderebbe un pochino in giro o forse essendo lei molto modesta mi sgriderebbe perché troverebbe che in certi punti l’ho un po’ idealizzata.
Straordinaria storia di una donna straordinaria
Mamma 🤗, che orgoglio!!!
E niente … Buon sangue non mente!
complimenti Signora Giulia,al più presto andrò ad acquistarlo per poi leggerlo,custodisco ancora “paese d’ ombre”regalatomi da una sua figlia,con una dedica che ricorda la amicizia condivisa da ragazzi,sarà un piacere leggere questa sua opera.
Che bello Sig.ra Giulia …ha dimostrato che a qualunque età non bisogna mettersi limite per raggiungere i propri sogni !!
Non vedo l’ora di leggerlo signora Giulia 🤍
La mia super nonna ❤️❤️
Sorella carissima,ho lano cancarata ma ti scrivo ugualmente.Hai iniziato scrivendo poesie bellissime in dialetto,hai anche vinto un premio,non potevi che coronare il tuo sogno co n questo romanzo che premia la tua capacita’,la tua memoria e la tua intelligenza.Per ora un abbraccio virtuale,ti voglio tanto bene
Sono contenta mamma
Scrivere e leggere fa sempre bene al cuore. Il suo bel racconto mi ha portato in un mondo affascinante dove la forza femminile dà slancio e coraggio anche alle donne di oggi. Grazie.