di ANTONIO CARIA
“Una voce elastica, brillante, duttile e morbidamente scorrevole nelle note medio-basse”. A scriverlo è il compianto Giovanni Perria nel suo libro “La gara a chitarra e i suoi protagonisti”, in riferimento alle qualità canore di Alessandro Fais, il grande cantadore di Sindia scomparso giovedì 23 aprile.
Ebbi molto di conoscerlo qualche anno fa grazie a Roberto Murgia, un giovane cantadore di Borore. Da lì, poi, si susseguirono altre visite e interviste. Sapevi a che ora arrivavi, ma non a che ora andavi via: tante le chiacchierate, i racconti della sua attività canora lunga 24 anni, una grande accoglienza. Per lui tutti erano amici.
Al suo fianco l’adorata moglie Tonia e la figlia Luciana che gli state vicino sino all’ultimo. Il suo ricordo andava sempre all’amato figlio Luca, scomparso prematuramente.
Una carriera, quella di Fais, lunga 24 anni. La prima gara a Norbello, nel 1960: con lui si esibirono Antonio Meloni di Villanova Monteleone, che aveva esordito pochi anni prima, e il chitarrista Adolfo Merella, lui invece già all’apice. Un primo “Assaggio” avvenne, tuttavia, prima a Bonorva e poi Silanus, sempre nello stesso anno.
Da lì prese il volo: 1100 le serate ufficiali, tutte ben annotate nelle sue agendine, sino al 1983, l’ultimo anno continuativo di serate benché abbia avuto modo di esibirsi anche negli anni successivi.
Alla fine degli anni ‘60 l’esordio in sala d’incisione. In una di queste incise, con grandissimo successo, su “Ballu de Sindia”, sicuramente il suo cavallo di battaglia: non c’era gara dove non gli venisse richiesto. “Andavamo in macchina con Pietro Madau (fisarmonicista di San Vero Milis) a Pozzomaggiore, a casa di Pietro Fara (chitarrista scomparso nel 1974), per provarlo, ci ha raccontato in più di un’occasione.
Un’altra tappa importante della sua carriera è stata la vittoria, nel 1967, del famoso concorso di Ozieri “L’Usignolo di Sardegna”.
Fais è stato protagonista anche nella penisola e all’estero, dove ha avuto modo di esibirsi in vari circoli dei sardi. Con lui il canto sardo perde un altro esponente di spicco di una generazione che, siamo a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, ha scritto pagine indimenticabili di questa forma di arte musicale.
Di lui mi rimarranno impresse sia la cordialità con cui mi accoglieva a casa sua, sia le telefonate che abitualmente ci scambiavamo, anche solo per sapere lo stato di salute. Adiosu Tziu Alessà.