di BENEDETTA PIRAS
Situato al centro della Sardegna all’altezza di Oristano, l’altopiano della Giara è una delle zone naturali più belle ed emblematiche dell’isola, una vera e propria oasi incontaminata nonché destinazione da visitare almeno una volta nella vita.
L’altopiano ancora oggi chiamato Sa Jara dai locali, deve forse il suo nome al termine romano “glarea”, ovvero ghiaia. Riconosciuto come Sito di Interesse Comunitario (SIC) nel 1995 non solo raccoglie le testimonianze storiche più diverse ma ospita inoltre una grandissima varietà di flora e fauna altrimenti introvabili nel resto dell’isola.
Tutto inizia da una delle tante escursioni organizzate dallo staff della riserva naturale. I sentieri qui sono tanti, ma non importa da quale inizierai perché ogni scorcio naturale saprà stupirti allo stesso modo.
Camminando tra la vegetazione è impossibile ignorare le tante specie di cespugli, alberi e fiori dai diversi profumi e colori. La flora della Giara conta infatti più di 350 specie vegetali e non è difficile da credere guardando le colline e le vallate che la costituiscono. Ti capiterà certamente di camminare all’ombra di antichi lecci e dei famosi alberi da sughero della Sardegna chiamati sughere, mentre ai lati del sentiero troverai le immancabili piante di mirto, corbezzolo, elicriso e di Erba de oru, una specie di pianta dal fiore giallo che vive esclusivamente in questa zona.
In che periodo visitare l’altopiano, ti starai chiedendo? Sicuramente agli inizi della primavera tra marzo e aprile, quando la natura rifiorisce dopo il freddo inverno e offre i panorami più belli e unici.
E’ proprio in primavera infatti che la Giara cambia aspetto: prima che arrivi la siccità estiva e dopo la stasi invernale è il turno delle stagioni piovose che ogni anno riempiono le depressioni della zona, chiamate Paulis.
Una volta riempiti d’acqua, i Paulis diventano degli splendidi laghi in cui la fauna locale può abbeverarsi per tutta la primavera nonché dei luoghi perfetti per avvistare i celebri e unici cavallini della Giara, accompagnati in questo periodo dai piccoli puledri nati tra febbraio e maggio.
Ma il Cavallino della Giara (anche scientificamente detto “Equus caballus jarae”) non è il solo abitante dell’altopiano. Se sarai paziente e ti muoverai con attenzione tra questi boschi, potresti avere la fortuna di avvistare anche le volpi, martore, cinghiali, lepri e perfino gatti selvatici, mentre seguendo i loro richiami potrai avvistare tra gli alberi le diverse specie di falco e altri volatili tipici del territorio.
Continuando la passeggiata tra i profumi della natura, i tanti punti di avvistamento sopraelevati e i piccoli torrenti scoprirai poi che anche l’essere umano, nel corso dei millenni, ha calcato più volte queste terre e vi ha trovato dimora.
Ecco allora affacciarsi dalle pareti di roccia le domus de janas, strutture risalenti al periodo neolitico che consistono in piccoli anfratti dedicati alle sepolture dei defunti.
All’epoca nuragica risalgono poi le 23 torri-nuraghe presenti su tutto il territorio e ancora oggi ben visibili. Proprio in questo periodo infatti la civiltà sarda fortifica la zona e fiorisce, creando spesso dei piccoli villaggi (ancora oggi visitabili) che, secondo gli archeologi, fanno probabilmente capo al torreggiante complesso Su Nuraxi di Barumini, un’imponente fortezza situata in questo territorio e una delle più importanti della Sardegna ieri come oggi.
La situazione si evolve poi con la conquista dei cartaginesi e fino ad arrivare alle colonie romane, le cui tracce oggi sono presenti in molti dei paesi all’interno di questo territorio.
Ma non è tutto, perché sulla cima vicina al paese di Las Plassas potrai scorgere i resti dell’imponente castello della Marmilla, risalente al XII secolo e imponente testimonianza del periodo giudicale della sardegna. Al suo interno sono stati ritrovati numerosi reperti che raccontano la sua storia di fortezza e dimora insieme, oggi tutti esposti al nell’adiacente museo MudA.
Se poi passeggiando dovessi imbatterti in piccole capanne fatte di materiali semplici, soffermati per un momento ad osservarle così silenziosamente inserite nella natura. Questi rifugi chiamati Pinnettas, ospitavano fino agli anni ‘70 i pastori sardi che venivano a pascolare tra le valli della Giara, non è difficile immaginare quale pace dovessero provare sedendosi qui per intere giornate, in mezzo ai soli e pacifici rumori della natura!