di TONINO OPPES
Una tormentata pagina d’amore e una difficile missione in territorio di guerra. Due storie viaggiano parallele nell’ultimo romanzo di Pietro Marongiu, “Oltre la notte”, edito da La Zattera. Il protagonista è un giornalista, che dopo esperienze in provincia, va a lavorare nella redazione di un grande quotidiano nazionale. La vita professionale scorre serena, tra cronaca e politica, fino a quando arriva la svolta. Paolo Marras, questo il nome del giornalista, è inviato prima in Bosnia, poi in Albania: deve scrivere sulle atrocità della guerra. Il conflitto è in atto da tempo, crudele e insensato. I giornali, con i reportage dei loro migliori inviati, documentano ogni giorno gli orrori del dramma che si consuma nei Balcani. In televisione vanno in onda immagini di morte: corpi dilaniati, campi trasformati in cimiteri, ovunque fosse comuni; poi primi piani di vecchi, donne e bambini con i loro sguardi impauriti. “Il terrore è nei loro occhi, ma il Mondo è assente”, scrive Marras nelle sue cronache quotidiane sempre ricche di particolari perché lui non si accontenta delle informazioni che arrivano dall’addetto stampa del contingente militare. Lui va oltre, correndo anche pericoli seri. “Per raccontare – scrive- devi guardare le cose con gli occhi tuoi. Osservare da vicino anche gli sguardi dei bambini che chiedono aiuto e, a volte, ti abbracciano perché pensano che tu sia il loro salvatore.”
La sera, prima dell’imbrunire, il ritorno in albergo, a scrivere e inviare il pezzo al giornale. Una cena frugale con gli altri colleghi, prima di andare a dormire, aspettando il nuovo giorno. Ma la la notte è lunga e si riempie di tanti ricordi, alcuni anche belli e dolorosi, insieme: soprattutto sono i ricordi di Marta a tormentarlo. Era riapparsa all’improvviso dopo una breve storia sentimentale vissuta ai tempi delle scuole superiori: poi ognuno per la sua strada, persi di vista. Si erano incontrati, dopo molti anni – proprio poco prima che lui partisse per la Bosnia – nel loro paese d’origine, in un giorno di festa ed era riesplosa la scintilla. Lei era ancora molto bella ma si comportava “come il vento che non si può imbrigliare. Soffia, ti accarezza, poi va via” magari lasciando un grande vuoto nel cuore.
Paolo lo sa bene e soffre quando ci pensa. Le ferite sono ancora aperte, ma nel momento in cui lui deve scrivere di guerra, quella storia con Marta è l’unica che gli parli ancora di amore. Ed è proprio quando non c’è l’amore che l’umanità perde tutte le sue battaglie. E’ notte fonda quando il giornalista spegne la luce. Deve cercare di dormire perché l’indomani ci sarà da raccontare ancora la stupida guerra.