L’AMMIRAZIONE DI ALBERTO ARBASINO PER I CORSIVI CULTURALI DI ANTONIO GRAMSCI: UNA SINTONIA DERIVANTE DALLO STESSO GIORNO E MESE DI NASCITA (22 GENNAIO)?

Alberto Arbasino e Antonio Gramsci

di PAOLO PULINA

Molti giornali che hanno dato notizia della morte il 22 marzo, a 90 anni, di Alberto Arbasino, famosissimo scrittore, giornalista, poeta, critico teatrale e anche ex parlamentare, hanno ricordato che a lui – nato a Voghera (PV) il 22 gennaio 1930 – si deve l’invenzione della formula “la casalinga di Voghera” per indicare una persona “media” (lettore, ascoltatore, spettatore) che non ha una particolare dimestichezza con le problematiche politiche, economiche, culturali e che quindi difficilmente in esse si orienta fino in fondo. In realtà, come ho documentato in un articolo pubblicato in questo sito (ci si colleghi al link

https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://www.tottusinpari.it/2010/01/09/beniamino_placido_e_la__casalinga_di_voghera__nel_lavoro_di_ricerca_del_nostro_paolo_pulina_2028699-shtml/&ved=2ahUKEwiu1LHGorXoAhWToFwKHe80DDUQFjAAegQIBxAC&usg=AOvVaw1653L1UWr9GM0DmaEfxxt_&cshid=1585127164335 ),

l’espressione è stata coniata dal critico televisivo Beniamino Placido, anche se influenzato da un caratteristico, ripetuto riferimento negli scritti di Arbasino alle “zie di Voghera”.  

Con questo intervento voglio ricordare l’ammirazione espressa da Arbasino riguardo  agli scritti teatrali e in generale culturali dell’intellettuale sardo oggi conosciuto in tutto il mondo, cioè Antonio Gramsci. 

Scrive Arbasino in “La maleducazione teatrale” (Feltrinelli, 1966, p.122): “In un milieu così tetramente piccolo-borghese come la burocrazia politica-culturale un uomo brillante come Gramsci viene sempre accantonato, celebrato a fior di labbra, e la sua fine tragica deforma per sempre i suoi lineamenti: ma basta leggerlo per apprezzare – oltre tutto – anche il dono della sua verve incantevole. Un uomo così intelligente possedeva anche più sense of humour d’ogni altro italiano del suo tempo! (Ecco la dote che lo avvicina a George Bernard Shaw: usare a fini politici l’humour drammaturgico: è un altro esempio di ‘mettere il complesso nel semplice’ invece di far sembrare complicate delle sciocchezze)”.  

Sulle capacità di  Arbasino di essere uno scrittore spiritoso, secondo il metodo “leggero” che lui stesso ci ha insegnato, avanzo una piccola teoria. Nell’intervista rilasciata a “Repubblica” il 21 gennaio 2000 e intitolata “Come erano spiritosi i corsivi di Gramsci”,

https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/01/21/com-erano-spiritosi-corsivi-di-gramsci.html&ved=2ahUKEwick4mztrXoAhUWHMAKHVs3DbYQFjAAegQIAxAC&usg=AOvVaw2p9KSLOJ-3w7qjC7EzRYKN

Arbasino dice: “Poi scoprii anche il  Gramsci polemista. Leggeri, spigliati, antiaccademici i corsivi e le noterelle culturali da lui pubblicati nella rubrica ‘Sotto la Mole’ dell’ ‘Ordine Nuovo’, erano altrettante lezioni”. Sarà certo un caso ma evidentemente la capacità di fare polemica spiritosa attraverso corsivi e noterelle culturali leggeri, spigliati, antiaccademici deve essere una dote di quelli nati il 22 gennaio: Gramsci il 22 gennaio 1891, Arbasino il 22 gennaio 1930.  

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