di LUIGI LILLIU
D’improvviso, coronavirus ci ha imposto il cambiamento delle modalità nel mondo del lavoro ed ha stravolto l’impiego del nostro tempo libero, provocando anche la rimodulazione di taluni rapporti interfamiliari e sociali, quest’ultimi divenuti perlopiù virtuali. La regola principale, per un periodo che speriamo sia breve, è di restare in casa senza contatti esterni, se non per i motivi previsti dal decreto governativo, con la massima cautela, per evitare il contagio dal virus, variamente classificato e purtroppo subdolo e molto aggressivo. Questa costrizione, al netto dell’angoscia, della sofferenza e del dolore che proviamo per la moltitudine dei malati e dei decessi, la si sta vivendo nel modo più positivo possibile e forse con risultati che potranno migliorare il nostro modo di vivere nel futuro. Infatti, possiamo trarre ammaestramento per una società migliore perchè, dopo il coronavirus, è verosimile ritenere che – nella complessa universalità umanistica, scientifica e naturalistica – nulla potrà essere come prima. In questo frangente stiamo riscoprendo soprattutto l’importanza del tempo da dedicare alla pienezza degli affetti ed alla creatività che fino a ieri ci sfuggiva, in quanto presi dalla frenesia delle tante cose da fare senza rinunciare ad alcuna di esse: lavoro, sport, socialità, spazi ricreativi, culturali e l’irrinunciabile fitness e cura, in senso lato, della persona, con tendenza al protagonismo.
E’ vero che nel tempo libero c’era anche attenzione alla solidarietà che, però, la mobilitazione da coronavirus ha rinvigorito, imprimendo un nuovo e più concreto impegno, in forma spontanea, contraddistinto da autentica generosità ed abnegazione, come nel caso del personale sanitario, che è un nobile esempio recepito dalla collettività e destinato a perpetuarsi. Sicuramente sarà di monito e ragione, al tempo stesso, per il percorso formativo di studio, lavoro e relazionalità più consapevole dei giovani, che spesso, al di fuori della famiglia, erano e potrebbero ancora essere fagocitati da situazioni allettanti, con il rischio di perdersi nell’illusorio e fuorviante appagamento dei propri desideri. Un altro aspetto positivo, connotato anche dal sentimento di spiritualità, consta nel ritrovato interesse per la casa che, molto più del suo requisito fisico, sollecita e merita più protezione ed il nostro amore. L’ampiezza e la profondità del contesto ha suscitato riflessione e ispirato il poeta Fabio Ligas a comporre due liriche, una intitolata “Sardegna” e l’altra “Tutti a casa”, con cui egli coglie lo stato d’animo del momento, pervaso dalla crudele avversità e proteso, tuttavia, al riscatto della condizione migliore. L’anelito alla bellezza da custodire e amare non può che riguardare lo splendore della sua terra natia, ossia la Sardegna, che egli raggiunge dalla residenza romana per trascorrervi qualche frazione d’anno. Ligas è una persona eclettica, che arricchisce il suo sapere multidisciplinare con aderenza alla realtà e approfondimenti culturali coltivati anche nel corso della sua vita professionale, in qualità di eccellente sottufficiale della Guardia di Finanza, operativo in ambito nazionale.
SARDEGNA
L’immensa bizzarria della natura ha rese suggestive le tue coste
con ricchi, incomparabili scenari: scogli, piane, dirupi, insenature;
dune di sabbia figlie del tuo vento, massi grigiastri di granito a picco.
Baciata sei dal sole in ogni mese
ed il Tirreno mare che ti cinge, già meta di turistico richiamo,
all’occhio non distratto da visioni: d’azzurro, di celeste, di smeraldo,
nei trasparenti e magici fondali.
Profumi di ginepro, cisto e mirto emani da colline verdeggianti,
ove da sempre pasce le sue greggi, talor vociante il vigile pastore,
nel lento solitario andirivieni dell’umile monotono lavoro.
I tanti preistorici nuraghi, di salda megalitica struttura,
ergon solenni, verso il ciel turchino, le grezze pietre sovrapposte a secco,
a perenne memoria delle genti che vissero per prime sul tuo suolo.
Fabio Ligas
TUTTI A CASA
Nell’Italia tanto amena
per un virus coronato
che migliaia ha contagiato
siamo tutti in quarantena
coltivando la speranza
di tenerlo un po’ a distanza
La clausura ci fa stare
fra divani e vecchi quadri
ed è dura per i ladri
che non entrano a rubare.
pur se il resto non è bello
ci consola almeno quello
Fuori casa, tuttavia,
dobbian farci autorizzare
pur se andiamo a salutare
una nonna od una zia.
Questo virus prepotente
non conosce alcun parente
Un saluto assai fugace
all’amico che incontriamo
ed in chiesa tralasciamo
pure il segno della pace
distanziandoci d’un metro
da fedeli avanti e dietro
Ma sarebbe necessario
ringraziare a cuor sereno
chi lavora a tempo pieno
nel servizio sanitario.
Un impegno a forze unite
per salvare umane vite.-
Fabio Ligas