LA SARDEGNA AI TEMPI DEL COVID19: IL MOMENTO DELLA PAURA, IL MOMENTO DELLA RIFLESSIONE

di ANGELO CURRELI

Chissà quanto tempo ancora bisogna aspettare. Non ci rendiamo conto, ma in poco tempo la nostra vita è già cambiata e le nostre abitudini non sono più le stesse. Già!! Le nostre abitudini, il nostro modo di comportarci è già cambiato, irrimediabilmente cambiato, chissà se questo è un bene o un male. Dovrebbe essere un bene, nella misura in cui prevale il rispetto nei confronti di noi stessi e quindi del prossimo, quando cioè è giusto adempiere alle regole che ci vengono consigliate dagli esperti e dal nostro buonsenso. E’ un male: quando molte persone non riescono a percepire che il pericolo è reale; quando si cerca di minimizzare e non si rispettano alcune semplici regole o accorgimenti. In tanti, non riescono a rinunciare a nulla, nemmeno a piccoli spazi di libertà, in quanto convinti che, questo sconosciuto COVID 19, non li possa toccare. Non si rendono conto che la mancata rinuncia, potrebbe venire pagata a caro prezzo, non dall’ individuo singolo, nel quale il contagio può essere minimo, ma dalle persone deboli che, per comportamenti non loro rischiano la vita. Si ricordino però che, le persone deboli, possono essere i loro anziani genitori, coloro i quali li hanno messi al mondo e fatti diventare grandi. Se non si capiscono queste cose, in questo particolare momento, vuol dire che la nostra società potrebbe non avere futuro. Oggi, come per la spagnola, subito dopo la prima guerra mondiale che ha decimato milioni di abitanti dell’intero pianeta e come per il disastro nucleare di Chernobyl nel 1986, inizia a prevalere la paura. Si capisce che, la paura nell’essere umano è una emozione necessaria in quanto utile a evitare pericoli che si possono incontrare lungo il proprio cammino. Quando però, le persone iniziano a guardarsi con apprensione, in quanto qualcuno si avvicina troppo agli altri, magari con un pò di tosse e il pensiero si trasforma in diffidenza verso “l’untore”, la paura inizia a diventare una fobia e questo non va più bene. Di volta in volta, senza renderci conto assistiamo, alla perdita notevole di vite umane per patologie non curabili, incidenti stradali ecc.ecc. e se pensiamo che ogni anno in Italia di sola influenza muoiono migliaia di persone e non ci rendiamo conto di ciò, abbiamo detto tutto. Adesso, è arrivato il Covid 19 e la situazione è molto grave, non si parla d’altro, anche per l’imponente campagna mediatica che ci trasporta costantemente dal terreno della paura verso altri sentimenti meno nobili quali l’angoscia e il panico. La paura deve essere il limite che non dobbiamo superare perchè, in noi deve prevalere la facoltà di pensare obiettivamente e dobbiamo confrontarci sempre con l’indispensabile ragione. L’atteggiamento emotivo infatti deve andare di pari passo alla ragione per far ritrovare l’umiltà, virtù essenziale, nella quale ogni essere umano può riconoscere i propri limiti e farlo tornare su questa terra staccandolo molte volte dai sogni di onniscienza e onnipotenza. L’angoscia è il panico invece diventano una malattia peggiore rispetto a quella reale. Non fa ragionare e come nel caso del Covid 19, ha fatto scappare incoscientemente molte persone in cerca di salvezza, dai territori del nord Italia, verso una meta, la Sardegna, che poteva essere peggiore della soluzione. Ma la nostra isola si sa, è una terra accogliente e dopo qualche brontolio, dimenticherà presto, perchè è forte e sa che presto si risolverà la situazione attuale. Il Covid 19 scomparirà ma purtroppo per i sardi, rimarranno i traumi atavici di sempre. Per la Sardegna, questo è il momento di restare uniti, senza panico e senza angosce rispettando le regole che le ci vengono consigliate dalle autorità sanitarie. Il territorio sardo potrebbe essere avvantaggiato in quanto Isola e non essendoci flussi notevoli di persone in circolazione basta rinunciare a contatti ravvicinati oltre al lavaggio frequente delle mani ed altri piccoli accorgimenti. Ma l’arma più importane a nostra disposizione per impedire il contagio è quella di rimanere a casa. In fondo potrebbe trattarsi di un breve periodo di tempo che ci fa riflettere su come a volte va il mondo e sulla mancanza di certezza che esso ha. Sarebbe bello poter dire in futuro che, per il buonsenso, per il rispetto di civile convivenza nel quale il popolo sardo si contraddistingue, ha superato un pericolo sanitario di dimensioni planetarie, con la semplice emozione della paura abbinata alla ragione e alla virtù dell’umiltà, senza mai essere caduti nella trappola del panico e dell’angoscia.

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3 commenti

  1. Graziano Spanu

    Nell’articolo si nota molta professionalita’ma soprattutto sagezza buonsenso e attaccamento alla nostra amata Sardegna che certamente merita rispetto in primis da noi sardi ma soprattutto dai vacanzieri

  2. Complimenti per l’articolo, auguriamoci che veramente le persone diventino responsabili di se stessi e degli altri.
    E auguriamoci di non lasciarci prendere dallo sconforto psicologico come tu giustamente scrivi.
    Saluti di ogni bene

  3. Il coronavirus, cambierà il modo di vivere e di pensare di tutti noi.

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