IL DIARIO DELLE VITE SOSPESE: LETTERA DI UN PROFESSORE DI SARDEGNA AI SUOI ALUNNI NEL TEMPO DEL CORONAVIRUS

di FRANCESCO GIORGIONI

Cari ragazze e ragazzi,
Forse non vi rendete conto, ma state vivendo un momento cruciale della storia che i vostri figli e nipoti leggeranno sui loro libri scolastici.
Un nemico invisibile attenta alle nostre vite e, per fronteggiare il pericolo, dobbiamo rispettare delle indicazioni che limitano fortemente le libertà civili: non si può viaggiare, non si può trascorrere la serata in un locale, non ci si può spostare in un altro Comune, non ci si può riunire in gruppi.
Sono restrizioni delle libertà democratiche simili a quelle imposte nei regimi autoritari. In questo caso non si tratta di misure dittatoriali, ma di provvedimenti necessari per salvaguardare la nostra salute e scongiurare la possibilità di diventare veicoli di questo virus.
Vengo al punto: è giusto che annotiate, giorno per giorno, il modo in cui scorre la vostra vita, fino alla benedetta ora in cui tutto questo sarà finito.
Lo chiamerete “Il DIARIO DELLE VITE SOSPESE”.
Scriverete delle vostre sensazioni, delle vostre paure, dei momenti di fiducia e di sconforto, di quel che avete potuto e non potuto fare, di come avete rivisto la vostra vita per adattarla all’emergenza e conviverci.
Scrivete anche – perché no? – dei fatti comici o divertenti che possiate aver vissuto. Ridere fa bene e non è una colpa, anche nei momenti difficili come questo.
Scrivete il diario ciascuno per conto proprio oppure, molto meglio, condividetelo su un file word, in modo che ognuno di voi possa man mano aggiungere il proprio contributo di idee e impressioni. Io parteciperò scrivendo assieme a voi, perché oggi sono ancor più uno di voi.
Vedrete che parlarne in forma scritta ci farà stare meglio.
Il giorno in cui torneremo in classe leggeremo il nostro diario. Ne rideremo assieme, come succede quando ci si racconta di una brutta avventura finita bene.
Ma sapremo anche che assieme avremo scritto un pezzo della nostra storia e che è nostro dovere testimoniarla alle prossime generazioni.

Vi aspetto in classe, più che mai.

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