di DENISE VACCA
Come dipendente di un servizio pubblico e con la coscienza personale di dover contribuire ad arginare il problema, mi allineo alle indicazioni della Struttura… “Sospendere tutte le visite non a carattere di urgenza”.
In assistenza palliativa l’urgenza non è quella della rottura di un aneurisma… L’urgenza può essere quella di lenire con le terapie un sintomo, ma può essere anche quella di esserci per la persona con una malattia grave e per la sua famiglia. Esserci anche con una chiacchierata guardandosi occhi negli occhi e bevendo un caffè in una cucina disordinata di una casa normale.
In questi giorni l’urgenza può anche essere andar contro le rassicurazioni di massa “i grossi problemi questa infezione lì dà a chi ha già grossi problemi”. Ecco: noi assistiamo chi ha già grossi problemi. E allora, anche se per il momento respiro nelle famiglie che assisto più serenità che nei “normalmente sani”, forse per quel cinico pensiero sul “tanto più di così cosa può accadermi…”, sento davvero di ribadire il “nostro esserci”, come medici e come infermieri. In questi giorni ci vedrete di meno nelle vostre case, ma arriveremo quando sarà necessario. Ci vedrete di meno ma ci sentirete di più e ci sforzeremo per non farvi in alcun modo percepire l’isolamento e l’abbandono spesso insito nella malattia grave.
Un comportamento omogeneo della popolazione permetterà di affrontare al meglio questo nuovo e attuale scenario di salute pubblica.
Noi timbreremo ogni mattina il nostro cartellino, vi contatteremo telefonicamente e verremo nelle vostre case o in ospedale ogni volta che ci sarà bisogno.
Ricordatevi persone e familiari che camminate nella sofferenza che dietro ogni nostra mascherina c’è sempre ogni nostro sorriso, sotto ogni guanto c’è sempre ogni nostra mano che vi sfiora, vi accarezza e vi abbraccia se voi lo volete, oltre ogni camice c’è ogni nostro cuore e volontà di operare la nostra assistenza con la stessa motivazione che prescinde da ogni nuova infezione.
Noi ci siamo!!