di UMBERTO BUFFA
E’ nato a Roma e
cresciuto a San Sperate, paese di artisti e famoso per i suoi murales, in
provincia di Cagliari.
Sin da giovanissimo si diletta a scrivere esplorando vari campi a disposizione:
dalla poesia al racconto breve, dai fumetti ai testi di canzoni. Ha frequentato
un corso per sceneggiatura cinematografica a Bologna, e corsi di fumetti tra
cui il Centro Internazionale del Fumetto diretto da Bepi Vigna. Dal 2007 al
2012 ha collaborato con il gruppo Chine per la testata Resto Mancia. Ha
pubblicato sei libri.
Claudio sei anche un appassionato e collezionista di fumetti – ci siamo conosciuti in occasione di una mostra espositiva – e anche grande appassionato di musica. “Negli anni novanta suonavo la batteria in un gruppo di amici, suonavamo punk di quello incazzoso, in quegli anni nell’ambiente punk, underground e heavy metal c’era una scena fiorentissima e si andava ai concerti con qualsiasi mezzo, in bicicletta, a piedi, autostop, insomma, senza pensarci su troppo.”
Hai all’attivo sei libri autoprodotti. “I libri sono tutti autoprodotti perché le case editrici fanno tutto a pagamento, ti promettono mari e monti e poi tutto svanisce… Il primo è stato un libro di poesie uscito nel 2001, è stato un regalo di mio padre e l’ho scritto quando stavo a Bologna. Poi sono usciti due libri di racconti, fantascienza e horror. Di seguito sono usciti altri due libri di poesie e poi quest’ultimo, Soste!, che sono dei racconti brevissimi, autobiografici, scritto in un particolare momento della mia vita.”
Il tuo è un Vagare nella notte, dove incontri i tuoi sogni e le tue paure, le tue malinconie e le tue speranze, dove lotti contro il conformismo, lo sfruttamento, i soprusi e i sistemi repressivi. E poi gli incontri con gli amici, la musica e sei alla ricerca di quel momento sospeso e magico che ti collega con l’ignoto. “A voi vivere la prima linea notturna come luogo magico o come anticamera delle vostre peggiori paure”. “Questa è una sorta di metafora; a me piace parlare con tutti, dal bambino all’anziano e quando si entra in sintonia si parla anche in maniera più profonda. Quello che noto è che c’è molta solitudine e molte volte si è sommersi anche da mille problemi e dare ascolto è già un grande supporto. Ognuno di noi ha le sue paure e attraversa dei periodi bui e confrontarsi con gli altri può essere di grande aiuto e conforto, e alla fine si riesce sempre a trovare uno spiraglio di luce Ho quasi la vaga sensazione che voglia sprofondare; giù, in fondo ad un abisso assieme ai ricordi più disperati. Ma non è tempo di pensare a questa pesante croce. Altre Meraviglie, piccole e semplici, attendono; una volta cessato di piangere”
Nel racconto è evidente la vena di sconforto di storia vissute che non si lasciano vincere mai. Diventano vita vissuta, esperienze ed insegnamento. Tutto lascia il posto sempre a una visione positiva del presente e dell’immediato futuro, come se ci fosse una forza trainante in te, una fiducia assoluta nell’universo. “Be, almeno ci proviamo! Uso un paragone platonico col “velo di maya” di Schopenhauer, una volta che ti togli il velo, i paraocchi e vai e provi, vivi le esperienze e non sempre si vince. Ogni volta che abbiamo delle batoste questo non vuol dire che rimaniamo distesi, anzi… Nel tuo girovagare notturno incontri gli amici, per un caffè o per bere qualcosa in compagnia, possibilmente, di buona musica.”
Le figure che incontri spesso nel tuo girovagare notturno sono le ragazze , che definisci come ….fiori sempreverdi di queste lunghissime , interminabili notti invernali. “Tutte le volte che la finisco in storie del genere, per fortuna (già!) non sono più così ingenuo e rimango stoicamente in disparte, cercando di godermi la serata senza la super fissa di cercare solo con lo sguardo chi non c’è. Questo è un gioco di illusioni o speranze, quando ti succedono delle cose e hai un rimuginare dentro, anche se non lo mostri all’esterno.”