di ANNA MARIA TURRA
Aurelio Demontis è stato un pittore e un vignettista sardo, campione regionale di sollevamento pesi massimi negli anni Sessanta, che nel ‘63 realizza i primi cartoni animati in Sardegna. Da genitori grossisti di frutta, lavora sodo alla costruzione della sua identità leggendo molta stampa politica, con un interesse particolare per tutto ciò che parla dell’Unione Sovietica, s’interessa ai maestri impressionisti come Monet, Cezanne e Utrillo e nel 1961 parte per Milano dove lavora come tornitore, disegnatore per una fabbrica di confezioni per bimbi, magazziniere e cartellonista nei supermarket. Dipinge la vecchia Milano industriale, nebbiosa tra i suoi navigli, conosce diversi pittori e partecipa ai dibattiti sull’arte e alle mostre dei maggiori maestri contemporanei. Rientrando a Cagliari si concentra sul lavoro di cartellonista, disegnatore e vignettista; intorno al ‘63 realizza con due amici pittori alcuni filmini a cartoni animati: saranno i primi in Sardegna. Contemporaneamente continua a creare opere a olio e ad acquerello che espone in numerose mostre a Cagliari, la Maddalena, Lanusei e Nuoro. Nel 1966 dipinge vignette politiche sulla carrozzeria bianca della sua Fiat 500, cosa che gli consente di divenire molto popolare in città, poi nel 1967 sposa Dolores Demurtas, la scultrice contemporanea esponente di uno scenario artistico sardo che da locale è divenuto internazionale.
Aurelio Demontis è un ragazzo del Quaranta, come Al Pacino e Borsellino, di lui la moglie racconta la straordinaria capacità di empatia: «Gli piaceva scherzare, in particolare con chi riusciva a fargli accendere l’ispirazione, rubava dalla realtà per creare le situazioni, in paese si soffermava a chiacchierare con tutti, provocando in particolar modo i personaggi più bizzarri».
Per la figlia, Angela Demontis, anche lei disegnatrice di strisce ironiche che hanno come soggetto i giganti di Mont’è Prama , questo era il suo modo di curiosare tra la vita, di giocare coi fatti di un‘attualità che si dimostra sempre tanto ricca di suggerimenti. Comincia a disegnare già da piccolo, avvalendosi del carbone come strumento per le sue prime esperienze. Diplomato alla Scuola tecnica industriale di Cagliari e con un diploma di cartellonista conseguito alla fine di un corso triennale promosso dalla Regione Sardegna e organizzato dal Liceo artistico, che allora era un istituto privato, fra i suoi professori entra in contatto con Polidoro Benvenuti, Sabino Jusco e Foiso Fois.
Da sempre appassionato
di sport, gareggia nel sollevamento pesi per la palestra Eleonora d’Arborea di
Cagliari, nei primi anni Sessanta vince il campionato regionale di sollevamento
pesi massimi.
Nel 1970 partecipa alla famosa Contromostra della Cripta di San Domenico
insieme a numerosi artisti sardi.
È un vignettista severo, la sua verve non risparmia la politica e la società
sarda, a partire dagli anni Settanta produrrà varie serie di vignette sul mondo
pastorale, diventano iconiche le sue pecore a nuvoletta. È Marcello Serra, un
carissimo amico di famiglia, a scrivere le recensioni delle sue opere e,
accanto al generale Angelino Usai zio della moglie, diviene protagonista di
momenti dall’incandescente valenza rivoluzionaria negli anni in cui una
montagna di soldi pubblici vengono messi per un’industria che non riesce a
risolvere i problemi dell’isola e replica la decadenza della chimica in Italia.
La sua pecora, disegnata con uno sportello sul vello come il cavallo di Troia, diventa il simbolo di un nuovo insediamento ideologico, di un sovrappensiero sardo pop che in quegli anni farà saltare i tavoli del festival della satira previsto in Sardegna. Nella rappresentazione popolare ed esilarante che fa del consiglio regionale interamente costituito da pecore, il presidente ha il classico copricapo sardo mentre gli altri sono rappresentati con la piccola coppola dotata di visiera.
Irriverente e sferzante è allo stesso tempo un pittore poliedrico e romantico che dipingere le strade della sua Cagliari, il lavoro dei pescatori di Santa Gilla e le marine desolate eppure così intime. Predilige i toni caldi e morbidi sperimentando la pittura materica a spatola. È uno dei fondatori del Sindacato artisti CGIL, attivo fino agli anni Ottanta.
Diverse sue opere si
trovano in collezioni pubbliche e private dalla Sardegna all’Europa fino agli
Stati Uniti.
È nel 1975 che si recherà a Bagheria su invito del poeta siciliano Ignazio Buttitta, titolare del Premio Viareggio 1972, col
quale stringe un’amicizia importante in luoghi di condivisione dove la pratica
artistica trova ampio spazio. Conosce lo scrittore Leonardo Sciascia, il pittore Carlo Puleo: anche con loro nasce un
forte sodalizio.
Tra le numerose collaborazioni ricordiamo: nel 1975 Festival nazionale
dell’Unità di Firenze, disegnando nello spazio serigrafico con altri pittori
del festival; nel 1976 con l’Arci di Cagliari invita l’amico Ignazio Buttitta
per un tour di recital in cui sostiene l’importanza della poesia in generale,
promuovendo in particolare la diffusione di quella estemporanea come mezzo di
diffusione della lingua sarda; nel 1978 per la televisione TVC Quattro Mori, nel telegiornale delle 20.30 condotto
da Giorgio Ariu è protagonista di La notizia disegnata da Demontis e infine le
sue vignette per la rivista mensile Il Cagliaritano.
Angela Demontis, figlia d’arte insieme a Lavinia, di lui ricorda: «Era un padre divertente per l’intellettualizzazione che riusciva a fare della realtà ma anche per la sua anima di scenografo, per lui una cosa non era mai come la si vedeva. Ha curato svariate scenografie anche per la compagnia teatrale Il piccolo teatro di Cagliari, accanto alla sua visione da vignettista io e Lavinia abbiamo acquisito un approccio all’arte e alla vita che esorcizza la paura e accede al gioco. Per questo motivo abbiamo lasciato che il gruppo musicale I cattivo costume, Simona Izzo e Marco Milone, utilizzassero per la copertina del loro disco il disegno della pecora di Troia, simbolo di una campagna politica condotta contro il petrolchimico di Ottana.» Molte le strisce disegnate da Aurelio Demontis che compaiono sull’annuale regionale illustrato Sport Sardegna e sul giornale L’altro.
La moglie Dolores Demurtas, una tra le più inquiete esponenti dell’arte contemporanea, descrive la sua vita accanto a quest’uomo come la fervida parabola di due personalità che si sono attratte e alimentate reciprocamente, in una Laguna blu assurda come solo la Sardegna sa essere, un’esistenza vorticosa tra due soggetti che hanno saputo proteggersi rispettando la loro natura così diversa. E poi racconta la fortuna sfacciata di poter mettere le mani sul proprio destino: «Negli ultimi tre anni è stato colpito da una malattia che lo ha immobilizzato a letto, poi un giorno quando gli ho chiesto cosa volesse per cena mi rispose “un bicchiere di latte”, glielo andai a prendere in cucina ma tornai e capii che aveva scelto quel momento per andarsene, rimasi col mio bicchiere di latte candido tra le mani, ecco lui è la sorpresa che è sempre dietro l’angolo.»