PORTOSCUSO TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO: IL LIBRO DEL MEDICO-FOTOGRAFO ROBERTO ORLANDINI, UNO SCAMPOLO DI STORIA DI UNO DEI PAESI SIMBOLO TRA MINIERA E INDUSTRIA

di PAOLO SALVATORE ORRU’

 “Di lì a poco, sarebbero arrivati l’odore acre del carbone e i fumi umidi delle locomotive sbuffanti, le ciminiere avrebbero cambiato il sapore dell’aria salmastra; un irrinunciabile costo per una vita diversa, per un cammino per un futuro migliore”, ha scritto il medico-fotografo Roberto Orlandini in “Ricordate chi eravate” (editore EtaBeta), un libro, ma soprattutto un monito per le nuove generazioni di sardi. Il medico nel suo volume ha raccontato uno scampolo di storia di Portoscuso, uno dei paesi simbolo dei minatori sardi, ma anche uno dei centri fondamentali di un universo industriale e minerario, quello dell’Iglesiente, che per molti anni è stato laboratorio e fulcro di numerose innovazioni tecnologiche che poi sono state esportate in tante altre parti del mondo. Orlandini, oltre ad essere un meticoloso studioso di queste dinamiche è anche un testimone affidabile di questi processi industriali: perché per questioni professionali (è stato medico di base) conosce molto bene il tessuto umano e i traumi subiti da quel territorio; e perché è giunto nel Sud-Ovest della Sardegna quando ancora era bambino per seguire il padre, dirigente delle miniere Monteponi di Iglesias. Oggi si potrebbe dire, che quell’etrusco risbarcato nell’Isola negli anni “50 si è fatto adottare dagli eredi degli shardana fino a diventarne uno dei suoi cantori. “Non so se la povertà della mia penna sia riuscita a descrivere cosa ha rappresentato Portoscuso nella storia della Sardegna e, in alcuni casi, per quella dell’Italia. Sempre primi, mai secondi”, ha scritto nel prologo del suo volume.  

La presentazione di “Ricordate chi eravate”, avvenuta nella sala Alcoa della Biblioteca di Portoscuso, è stata curata da Paola Pruna, già docente di filosofia presso il Liceo G.Asproni di Iglesias, e da Renato Tocco, un esperto della storia mineraria. Hanno partecipato il sindaco di Portoscuso Giorgio Alimonda, l’assessore della Pubblica Istruzione Sara Marrocu, l’assessore ai rapporti con le associazioni Attilio Sanna e Tullio Pistis, uno dei maggiori conoscitori della storia locale. “Ho voluto dare un mio contributo alla storia di questo paese perché la mia vita è stata spezzata in due parti: per 30 anni ho vissuto a Monteponi poi, dopo la laurea in medicina, mi sono trasferito a Portoscuso, dove vivo da 40 anni”, ha spiegato lo studioso a Tiscali.

Le prime sortite di Orlandini a “Porto Oscuro” risalgono però alle elementari: quando era tempo di vacanze scolastiche alcuni edifici del borgo marinaro appartenenti alle “Miniere” erano utilizzati dagli impiegati come case vacanze. Erano i mitici anni della ‘Rinascita’. “Ricordate chi eravate” racconta dalle presenze umane nel neolitico e si conclude con gli eventi del 1967 (“non caso”): “perché è l’anno in cui viene chiusa la centrale termoelettrica di Portovesme”, e quindi, secondo Orlandini, “comincia ad avanzare il deserto”. Il piccolo trattato si conclude con un’amara riflessione, ma ha anche il pregio suggerire una nota di speranza. “Con quella chiusura terminava l’era dell’autonomia privata e lo Stato prendeva possesso del futuro. Da quel momento, le gomme avrebbero sostituito le rotaie e i mezzi a benzina avrebbero soppiantato vaporiere e vagoni; rimaneva solo il porto, anche quello rientrato in possesso della Stato, senza più il traffico sferragliante dei carrelli provenienti dalle varie miniere dell’Iglesiente”.

Per Portoscuso, per il Sud Sardegna non ci sono più speranze? “Oggi la soda inquina le acque … il piombo non arriva più solo in panetti ma portato da fiumi e scoraggia tutte quelle coltivazioni che rendevano verdi le terre del paese”, ha scritto il medico. Lui sa che nel gennaio 2012, l’Asl n.7 di Carbonia, con un comunicato stampa – seguito alle comunicazioni ricevute dall’Istituto superiore di sanità e dal ministero dell’Ambiente – osservava che «[…] si ritiene necessario informare la popolazione di Portoscuso di fare in modo di differenziare la provenienza dei prodotti ortofrutticoli da consumare per la fascia di età dei bambini da 0 a 3 anni. Occorre perciò fare in modo che in questa fascia di età non siano consumati esclusivamente prodotti ortofrutticoli provenienti dai terreni ubicati nel Comune di Portoscuso».

La zona di Portoscuso, area industriale Portovesme, il cosiddetto bacino di fanghi rossi (la discarica della lavorazione della bauxite Eurallumina) potrebbe essere vicina al collasso. “I nuovi progetti nel Sito d’interesse nazionale rischiano di far peggiorare la situazione ambientale e sanitaria”, ha scritto Stefano Deliperi sulle pagine di Terre di Frontiera, periodico indipendente su Ambiente, Sud e Mediterraneo. E’ giunta dunque l’ora della resa? “Portoscusesi”, esorta però Orlandini, “ricordate chi siete stati: non pedine, non semplici braccia, ma occhi che hanno saputo vedere e immaginare il futuro quando nessuno riusciva a immaginarlo e sembrava impossibile da realizzare”.

E’ tempo di rinnovare “il patto con il progresso … Abbiate il coraggio di chiamarlo diversamente: non più industriale, non più estrattivo, ma magari turistico, magari ricerca, magari memorie del passato”. Occorre tracciare una nuova via. Si può e si deve fare. Le intelligenze a questo popolo non sono mai mancate. L’Iglesiente, Portoscuso, non devono morire di inedia: è tempo di rimboccarsi di nuovo le maniche. Alla ricerca del sol dell’avvenire.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *