SI RINNOVA IL RITO DEL FUOCO DI SANT’ANTONIO NEL TRADIZIONALE EVENTO ALL’ASSOCIAZIONE “ELEONORA D’ARBOREA” DI PESARO

di LUIGI LILLIU

L’Associazione culturale sarda “Eleonora d’Arborea” di Pesaro ha festeggiato la ricorrenza di Sant’Antonio Abate secondo la tradizione della Sardegna: accensione del falò alla presenza animata di adulti e bambini, accorsi in gran numero, attratti dal fascino che esercita lo sfavillare del fuoco purificatore, con fiamme imponenti che illuminano il cielo in un fantasmagorico e leggendario rituale cristiano che conserva antiche pratiche di culto pagano.

Infatti, alla suggestione del palo che regge la corona di arance, preda delle fiamme per la profumazione dell’aria in favore della fecondità e che ragazzi arditi, secondo alcune usanze locali, tentano di impossessarsi, si mescolano segni e comportamenti di squisita e integrale fede cristiana.

La non meno seducente leggenda del fuoco rubato all’inferno per farne dono al mondo e la protezione degli animali domestici e degli agricoltori, senza escludere ulteriori invocazioni anche sulla salute, in particolare la guarigione dall’herpes zoster, comunemente chiamato fuoco di Sant’Antonio, sono temi molto sentiti e radicati che continuano a suscitare curiosità e interesse devozionale in epoca moderna. 

Di conseguenza non appare azzardato affermare che Sant’Antonio Abate è molto venerato proprio per il suo essere divino in modo così versatile.

Com’è noto, numerosi immigrati sardi svolgono attività agro-zootecnica e si rileva, con vero piacere, che essi perpetuano qui la tradizione celebrativa di Sant’Antonio Abate senza soluzione di continuità, riproducendo il rituale evocativo che viene praticato in Sardegna

Pertanto, la celebrazione pesarese, fatta salva la fondamentale liturgia di carattere religioso, si è avvalsa di molti elementi di attrazione popolare e la serata è scivolata all’insegna della socialità e del buon umore, consolidando  amicizie e iniziandone altre, in quanto l’Associazione annovera soci di origine sarda residenti  nell’intero territorio provinciale e oltre, nonché cittadini marchigiani, soci e non, che manifestano simpatia e stima nei confronti dei nostri corregionali, con vicinanza all’Associazione e ammirazione per la Sardegna.

La festa si è svolta nel compendio della splendida Villa Borromeo (ex seminario) di Pesaro sabato 25 gennaio, location ideale che ha permesso di mettere insieme gran parte dei fattori che la caratterizzano, compresa la   conviviale conclusiva, ispirata alle specialità della cucina sarda con l’impiego di prodotti provenienti anche dall’isola, ottenendo il puntuale e convinto apprezzamento dei commensali. 

A conferma della condivisione e dell’importanza degli scambi culturali, gli organizzatori hanno dedicato agli amici marchigiani presenti le “tagliatelle al ragù”, pregevole pietanza della loro tradizione culinaria. Il tutto preparato dalle nostre bravissime socie in collaborazione con persone amiche del luogo.

La festa si è, altresì, arricchita di contenuti istituzionali e culturali di rilievo correlati alla presenza del Sindaco di Pesaro Matteo Ricci (personaggio noto in ambito nazionale), del Vicario Generale dell’Arcidiocesi Don Stefano Brizi e  di personalità della cultura, dell’arte, delle scienze mediche e di altre professioni, imprimendo maggior prestigio all’evento e contribuendo a soddisfare le aspettative più esigenti, con riverbero positivo nei confronti dell’Associazione e della comunità dei sardi in generale. 

Senza indulgere nell’autostima collettiva, va rilevato che ciò è avvenuto grazie all’oggettiva considerazione di cui godono tutti i nostri corregionali in questo territorio, notoriamente laboriosi e onesti, giunti ormai alla seconda e terza generazione.

Perfettamente integrati, essi sono protagonisti, al pari dei marchigiani, nei vari settori della vita civile: arte, cultura, professione, imprenditoria, servizi, partecipazione a competizioni socio-politiche e solidarietà.  

Nel complesso è stata una festa che si è connotata di tanti aspetti della tradizione antica e dell’attualità, con entusiasmo collettivo e manifesto appagamento anche dei giovani, che sono i naturali continuatori di questa bella tradizione evocativa e propiziatrice delle potenzialità benefiche che il Santo può concedere.

Il risultato positivo è ascrivibile ai soci e socie che hanno lavorato con bravura, encomiabile dedizione e attaccamento all’Associazione.

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