di ROBERTO BARRACU
Non c’è stato bisogno di un dossier o di uno studio molto elaborato. Per dimostrare all’Unione europea cosa vuol dire vivere in un’isola e quanto possa essere dannosa la mancanza di collegamenti aerei basta la semplice realtà. Una situazione talmente paradossale da sembrare una finzione. Oggi e da almeno otto anni, fatta eccezione per una breve pausa nell’inverno 2018, i voli per una delle capitali più importanti in Europa, Berlino, muoiono dopo l’estate turistica, lasciando paralizzati, in punizione, migliaia di sardi che vivono non solo nella capitale ma in un’area geografica grande come il Brandeburgo.
Non esistono voli diretti tra Cagliari e Berlino. Vorrei con la presente sollevare l’insostenibile immobilità ormai, sulla questione dei voli tra Berlino e la Sardegna chiusi durante tutto il periodo invernale. Chiusi i voli diretti per quasi 6 mesi. Arrivare in Sardegna attraverso l’odissea degli scali impossibili attraversando l’Europa pagando costi esorbitanti, pedaggi in diversi aeroporti per arrivare a destinazione, e magari in una probabile aggiunta di un pernottamento necessario perchè non si riesce ad arrivare in una sola giornata. Bisognerebbe vivere la difficoltà degli immigrati non sempre tutti giovani lavoratori, ma anche tante persone anziane, famiglie con bambini, o disabili con grosse difficoltà a spostarsi, che entrano ed escono da un aeroporto all’altro con carico a seguito, soste forzate che superano a diversa delle occasioni anche otto ore. Berlino-Cagliari, via Amsterdam e via Roma e Poi Elmas Aeroporto è un esempio già fortunato. Tutto al modico costo personale, A/R con scali, non inferiore ai 455 euro e se si pernotta si arriva a sborsare di tasca scomodamente anche 500 euro (dati rilevabili dal qualsiasi portale di viaggio). A questi non sono stati sommati i pasti e l’acqua carissima degli aeroporti, necessaria durante le soste d’attesa. Con meno ore e con lo stesso costo senza salire e scendere, oggi si raggiunge New York e si ha pure un pasto caldo in aereo.
Finalmente dopo il lungo vagare, si arriva storditi a casa, dalla famiglia. Un coma iniziato qualche giorno prima della partenza dal quale ti sopisci dopo qualche giorno dall’agognato arrivo. Al principio a casa non riconosci nessuno, per due giorni vaghi perplesso e quando si comincia a riprende coscienza, si fa in tempo a fare due saluti e ci si rende conto che è tempo di ripartire. Riaffiorano i pensieri per il trambusto della partenza, il viaggio è già dietro l’angolo, fai in tempo ad assaggiare un pezzo di maialetto che sei con la testa già diretto al transfert senza limite. I sardi in Germania per tornare nell’Isola sono sottoposti ad una usura rilevante dal punto di vista umano, fisico, mentale e costretti a una umiliazione pari a quella di viaggiatori di lande desolate, di terre geografiche più marginali, aree disastrate e depresse durante gli spostamenti invernali: la transumanza sarda che arriva dal nord Europa. Poi, quando è estate, con i turisti arriviamo anche noi nell’Eldorado sardo per le belle vacanze. Noi sardi, però, in Sardegna non siamo turisti, ma siamo costretti a pagare come se lo fossimo.
E quando si sale in aereo bisogna essere molto attenti a non aver portato dietro distrattamente un astuccio di penne in più nel bagaglio a mano, poichè altrimenti si dovrà accendere immediatamente un leasing per pagare il debito. I low-cost estivi a noi sardi costano quasi come tutta la vacanza, e meno male che non paghiamo il soggiorno a casa, altrimenti molti sardi non rientrerebbero, altri, date le difficoltà, decidono di farlo ma malvolentieri.
Arrivare in Sardegna per il ricongiungimento familiare, per qualsiasi festività sacrosanta, evento o necessita, incombenza è come intraprendere il viaggio di fede. I viaggi di fede però hanno una organizzazione dignitosa e l’assistenza di Dio. I Voli inesistenti da Berlino per la Sardegna da fine ottobre fino al termine di marzo sono dimenticati anche dalla provvidenza rischiando nelle più brutte delle ipotesi di questa vita che se si ha il morto in casa non si arriva nemmeno in tempo per dare l’estremo saluto. Come una volta all’inizio del 900 per chi era immigrato oltre oceano. È la vita dura dell’immigrato ma la Germania non è mai stata oltre l’oceano. Oggi siamo nel 2019, nonostante l’industrializzazione del secolo scorso, l’emancipazione, lo sviluppo della civiltà, i progressi dentro e fuori i limiti terrestri, i sardi fuori dall’Isola sono alieni reietti nelle pieghe del tempo, dimenticati dal Buon Dio, dagli uomini e soprattutto dalla Regione Sardegna che ci ha retrocessi tra i brutti e i cattivi.
Come è possibile che questa politica che si dichiara paladina dei sardi o dei popoli, in questa epoca contemporanea possa accettare situazioni così eccentricamente ignoranti, pigre nel prospettare un futuro fluido e di integrazione, quando vacilla sprovveduta e vile tra gli scranni di palazzo?
Magari bisognerà aspettare il ritorno delle rondini col cambiare della stagione, insieme ai turisti, per farci tornare a casa. Nel frattempo avevamo chiesto preventivamente ai parenti vicini di tenere in fresco il morto in cantina, per le esequie postume, a primavera. La Provvidenza divina non può tutto, certo è che provvedere prima o poi e in un modo o nell’altro. Per chi non avesse ancora capito rappresentiamo all’estero un valore aggiunto fatto di consapevolezza e valori.
Noi sardi esuli, per chi ci rappresenta sul piano della politica regionale, siamo sardi di “Serie B”. Arrivare per il ricongiungimento familiare per qualsiasi festività sacrosanta, evento o necessita, incombenza è come intraprendere un viaggio di fede.
A chi bisogna chiedere per essere ascoltati, a chi bisogna aprire gli occhi per essere visti. a chi bisogna ancora pregare per avere risposte?
Io credo sempre che essere cittadino di questa Europa sia un privilegio ed è un privilegio portare con me ovunque quando vada l’anima della mia terra che mi rappresenterà sempre, ma volerei più leggero se ci fossero subito le condizioni per essere orgoglioso di chi mi tutela chi mi rispetta e protegge.
Questo lo chiedo a voce alta alle Istituzioni della Regione Sardegna che dovrebbero essere per me e per tutti i sardi all’estero, garanti, preziosi alleati dei deboli, che si adoperino per la qualità dei nostri trasporti.
Confido affinché sia presto affrontata con la doverosa risoluzione questa patetica tratta umana, ringraziandovi per la pazienza che avrete, nell’appoggiare questa richiesta e affidandomi all’intelligenza, sensibilità, potere che vi è stato delegato per sollevare tutti da questa indegna pena.