di MARCELLO SORO
Spente le luci dell’albero
di Natale con l’archiviazione di tutte le feste, le attività del Gremio, con il
nuovo anno, riprendono alla grande. Una Sala Italia, nella sede di via
Aldrovandi, stipata al massimo in tutti i posti a sedere, con molti ospiti in
piedi lungo i due corridoi laterali, ha siglato il primo successo della nuova
stagione 2020 con la presentazione del romanzo Sandahlia di Stefano Piroddi.
La serata viene introdotta e coordinata dal Presidente
Antonio Maria Masia e condotta da Anthony Peth, noto anchorman televisivo
nativo di Alghero.
Masia nella sua introduzione anticipa un concetto, che poi verrà ripreso e
sviluppato dall’autore stesso ed è quello che la storia della Sardegna va
rivista, riscritta e reinterpretata in contrasto con quanto Tito Livio ha
scritto sui Sardi e sul periodo tardo nuragico della Sardegna, al momento della
conquista dell’Isola contro i preesistenti Cartaginesi, già parzialmente occupanti una parte delle coste meridionali e
occidentali, con modi rapaci e violenti.
Tito Livio non riconosce che Amsicora rappresentava il popolo sardo in
lotta con i suoi celebrati romani e ce lo vende come un ex sardo ormai punico.
Con l’occasione Masia ci ricorda l’Amsicora del grande poeta sardo Antioco
Casula Montanaru (Desulo 1878 – 1954) : “Beni, ispirituantigu, beni tue/ eroe de sa
sarda libertade,/chi pustistantucurrere d’edade/risplendes che sole senza
nue./ Tue, mannurebellu,
anima rue/de fronte a sa romana podestade/ sa morte
hasaprefertu … “ (Vieni antico spirito, vieni tu/
erore della libertà sarda/ che dopo tanto scorrere del tempo/ risplendi come
sole senza nuvole./ Tu, grande ribelle, anima rude/ di fronte alla romana
potestà/ hai preferito la morte…). Versi conclusi nel ricordo di un altro
grande musicista Ennio Porrino che nel
suo dramma lirico “I Shardana, gli uomini dei Nuraghi” canta emozionandoci,
come solo un grande artista sa fare, l’epopea di quelle genti al comando di un
re immaginario, Gonnario, impegnato a respingere i Berberi invasori.
Antony Peth segue proponendo , con
professionalità e passione, alcune domande all’autore, domande che scorrono in
un crescendo serrato coinvolgendo gli ospiti in sala in un rigoroso silenzio
che raggiunge il massimo dell’emozione in quella che si potrebbe definire senza
alcuna smentita una preziosa requisitoria da parte dell’Autore in difesa della
storia antica del popolo sardo che definire gloriosa gli renderebbe solo
giustizia.
La passione dell’autore sale, contestando alcune fonti, nell’accreditare un
enorme valore sociale e civile di quell’epoca sarda, sottolineando che il conflitto non era solo
fra Romani e Cartaginesi, ma anche e soprattutto fra Romani e Sardi. I numeri
non sono opinabili: 11 battaglie,
duecento anni di scontri, altro che Sardi “sempre perdenti” (daTito Livio, che definisce Barbaria la zona
interna, e che scriveva al soldo del suo “imprenditore” del momento, il divo Ottaviano Augusto.),
tempo e sforzi lunghissimi per non conquistare mai l’intera Sardegna. La lotta,
ribadisce Piroddi, non era solo per assicurare ad Amicora ed alle sue genti
le loro terre, ma per non perdere i loro valori morali e spirituali, il loro
particolare rapporto con la natura e il cosmo, la loro libertà. Era lotta
determinata contro l’arroganza del
potere e il materialismo dell’allora nascente impero romano.
Musica, arte, poesia e natura contro il potere!
Alcuni brani tratti dal romanzo e letti dalle belle voci degli attori Stefania
Masala e Alessandro Pala Griesche emozionano gli ospiti che contraccambiano con
convinti applausi.
Sandahlia non è solo un romanzo e non è nemmeno
un partigiano endorsement sul popolo sardo, ma il prodotto di studi attenti e
minuziosi da parte dell’Autore su quella Storia volutamente riduttiva ed
opacizzata da quel potere espansionistico che un paio di millenni fa aveva un
solo nome: Roma.
Ecco che invece emerge da nuove e più serie
ricerche, in contrapposizione ai limitati e fortemente riduttivi lasciti
storici come quelli del letterato romano Tito Livio, impropriamente definito
storico, tra l’altro vissuto un paio di secoli dopo gli avvenimenti bellici che
coinvolsero l’eroe sardo Amsicora che si ribellò militarmente contro l’esercito
romano a difesa della propria terra, quell’eroe che è il personaggio, anche se non
il solo, del romanzo Sandahlia. Già il grande latinista italiano Ettore
Paratore, nella sua “Storia della Letteratura Latina” definisce Tito
Livio non già come critico storico ma come voce ammaestrata ed ufficiale del
potere romano portandolo ad alterare così le vicende storiche reali in una
sorta di “Storia ideologica” ma carente di valore storico.
Insomma, una serata all’insegna di un bagno culturale full immersion su quella
che finalmente inizia ad essere vista, quella del popolo sardo, come la vera Storia
forgiata in una particolare dignità, forza e coraggio, in un valore combattivo
tale da sapersi opporre con onore alla potenza più grande del momento.
Amsicora, un eroe, un patriota, un uomo che preferì morire piuttosto che
asservirsi al potere di Roma.
Un emozionante cortometraggio scorre sullo
schermo con delle immagini quasi magiche dell’eroe sardo.
Dopo le ultime letture da parte dei due attori
l’intervento di Silvia Armeni , general manager
Armeni G.E.S. Productions, una speranza per una eventuale produzione
cinematografica su Sandahlia ed il suo eroe Amsicora.
Conclude Luisa Saba con una sua
interessante analisi: attraverso le figure della vergine guerriera Bèina che
ama segretamente Amsicora, ma non lo può avere, e della sposa, la dolce Nertha,
sottolinea la posizione della donna in
quell’epoca: di alto significato,
importanza, rispetto e autorevolezza, fino alle Giudichesse del medioevo sardo.
Il successivo passo è verso la sala
affreschi per un momento conviviale
organizzato dal Gremio con prodotti rigorosamente sardi. Un grazie agli
organizzatori e collaboratori che hanno permesso questo nuovo successo.