di LUCIA BECCHERE
Lo Spazio Ilisso, vetrina culturale spalancata nel cuore pulsante della vecchia Nuoro, incastonato fra Piazza Sebastiano Satta e il Centro polifunzionale, è stato inaugurato il 14 dicembre in via Brofferio 23 nella splendida ex casa Papandrea accuratamente ristrutturata in tutto il suo spazio abitativo, splendido esempio di architettonica in stile Art Decò che oggi accoglie un eccellente polo culturale realizzato dalla Ilisso Edizioni. Nata nel 1985, la Casa editrice ha fatto la storia della Sardegna nel documentare e raccontare arte, letteratura, fotografia, archeologia, ambiente, storia e tradizione. Copioso materiale ora esposto al pubblico e reso fruibile in tutti gli spazi espositivi. Il piano terra e il cortile accolgono la scultura del novecento mentre nel piano primo trovano collocazione le mostre per la ricerca e le varie arti visive contemporanee.
La Ilisso, nata nella Sardegna centrale, parallelamente all’editoria ha promosso eventi culturali, molto impegnata nel settore museale, nella salvaguardia e la valorizzazione dell’artigianato, ha prodotto importanti monografie, grandi collane e numerosi documenti di cultura popolare restituendo e preservando un enorme patrimonio identitario fruibile non solo dai sardi ma dal mondo intero grazie all’utilizzo della tecnologia che nel rendere il linguaggio immediato ed accessibile ha proiettato la cultura e la storia della Sardegna in tutto il mondo con una notevole ricaduta economica sul territorio. «Noi da sempre – raccontano i titolari – abbiamo operato su tre fronti: la ricerca, la divulgazione dei libri e la realizzazione di mostre (circa 70) quando a Nuoro non c’era molto spazio per queste attività, almeno fino a che non è nato il Tribu e avendo accumulato molto materiale dopo tanta ricerca, è stato abbastanza naturale il desiderio di realizzare una struttura museale dove raccogliere il frutto del nostro lavoro che si è articolato in più fasi: realizzare il museo della ceramica e l’acquisto di quella casa pensato proprio con l’intento di creare uno spazio espositivo di ceramica artistica. La cosa è sfumata nel tempo e poi giunti al bivio se alienare il bene che avevamo acquisito o renderlo museo, abbiamo optato per la seconda soluzione per cui abbiamo scelto di realizzare una struttura museale aperta e dinamica, con interventi accurati e conservativi per non alterare le forme originali, ripristinando perfino il materiale utilizzato a suo tempo. Tutto è stato fatto con la massima attenzione».
Per la Ilisso non un traguardo ma piuttosto un nuovo punto di partenza in quanto una struttura che si apre dovrà sempre proporre cose nuove che non entrino in competizione con quelle già esistenti. «Abbiamo lavorato molto sull’arte sarda – affermano ancora i titolari – e vorremmo continuare ancora su questo tema anche perché le strutture museali già esistenti si muovono in altre direzioni, importano cose proposte altrove mentre noi siamo innovativi nel voler proporre cose che gli altri trascurano, dando vita a figure scomparse quali Edina Altara (Sassari 1838/Lanusei 1983) decoratrice, pittrice e ceramista e Pino Melis (Bosa 2002/Roma 1985) pittore, illustratore e miniaturista sardo. Non escludiamo affatto la nostra attenzione nei confronti dell’arte contemporanea o altre branche dell’arte essendo questa struttura idonea ad accogliere altre forme di aggregazione culturale come la musica e il teatro».
Quale messaggio ai giovani? «Oggi i giovani ci fanno capire che vogliono fare da sé – spiegano –, il nostro intento è seminare, mettere a disposizione uno strumento per capire e conoscere il passato su cui è necessario costruire e contribuire formulando proposte e suggerimenti. È giusto così».
Spazio Ilisso si articola su due binari: per adulti e per bambini a cui la mostra ha riservato uno spazio dove è stato ideato un laboratorio didattico per le varie attività formative ed educative (In ogni stanza c’è un cane disegnato con una vignetta che interloquisce con i piccoli visitatori).
Un lavoro davvero eccellente da parte della casa editrice con una ricaduta anche economica sul territorio. Tutta la preparazione della struttura ha impegnato diversi giovani che si occuperanno anche di portarla avanti. Una bella sfida insomma. «Si, trattasi di una sfida molto forte e coraggiosa – concludono i titolari – anche perché abbiamo fatto tutto da soli senza l’aiuto di nessuno. Sfida molto impegnativa in quanto quella struttura va da sé in tante direzioni lasciando tante porte aperte per il futuro. Spero che la gente, poco incline a frequentare luoghi pubblici, accolga questo spazio come luogo di aggregazione e di confronto di tutte le forme d’arte perché lo spazio ha bisogno della città come la città dello spazio».
per gentile concessione de https://www.ortobene.net/