di MARIA GIOVANNA FOSSATI
L’asfodelo che cresce rigoglioso nelle campagne della Barbagia ha ispirato l’arte dell’intreccio delle donne di Ollolai, che da secoli forgiano “le corbule”, i cesti utilizzati nella vita quotidiana dell’economia agropastorale, per il pane, il grano, i dolci e divenuti nel tempo preziosi oggetti di artigianato. Non c’è donna a Ollolai che non sappia “iscrariare”, un termine che indica il lavoro che va dalla raccolta dell’asfodelo fino alla tessitura dei cesti. Per giorni in primavera, le donne andavano in campagna per la raccolta della pianta, procedevano poi al lavoro dell’essicazione al sole, che toglieva ogni residua umidità allo stelo, prima che venisse staccato in due liste sottili. Ed è da qui che inizia la tessitura: si avvolge l’asfodelo attorno a un’anima detta su “pipiolu” e si ricava una treccia continua che si collega in una serie fittissima di giri secondo schemi precisi. Un’arte praticata esclusivamente dalle artigiane che nel passato hanno realizzato una forma di emancipazione femminile ante litteram. I cesti nel borgo di Ospitone sono la vetrina più importante di Autunno in Barbagia, la manifestazione itinerante promossa dalla Camera di Commercio di Nuoro e dall’Aspen che lo scorso weekend ha fatto tappa a Ollolai e Orotelli. “L’arte dei cesti ce l’hanno insegnata fin da piccolissime: per le nostre mamme era un lavoro ma anche un passatempo – racconta Maria Bussu, di 87 anni – Quando ho iniziato a intrecciare insieme a mia madre ero in prima elementare. I cesti sarebbero diventati il mio lavoro per altri 60 anni: intrecciando l’asfodelo ho cresciuto i miei figli, quando sono rimasta vedova nel 1972”. Maria tesseva i cesti e riceveva ordini da tutta la Sardegna: “Fino agli anni Sessanta ho lavorato vendendo nei paesi, casa per casa, poi ci si è accorti della bellezza delle nostre corbule diventate oggetti di arredamento. Nel 1962 Isola, l’Istituto Sardo Organizzazione Lavoro Artigiano della Regione, si è accorto di noi e gli ordini da evadere sono diventati centinaia. Ci siamo organizzate in cooperative e per decenni abbiamo lavorato in questo modo, finalmente il nostro lavoro veniva remunerato bene”.
Tradizioni e antichi saperi da mostrare con orgoglio, per la vetrina di Cortes Apertas, anche a Orotelli. Qui ad affascinare è la sfilata dei Thurpos, la maschera identitaria del paese, ma anche le dimostrazioni degli artigiani che svolgono gli antichi mestieri. Salvatore Pittalis ha 31 anni e fa il maniscalco: “Voglio mettere in piedi una bottega itinerante in modo da raggiungere le aziende agricole per la ferratura dei cavalli – ha spiegato Salvatore mentre ferrava i cavalli in un vicolo del paese – prima i fabbri avevano ‘su fraile’ (la bottega), ora sono cambiati i tempi. E’ un mestiere che esiste da quando esistono i cavalli, un animale sacro nel centro Sardegna dove si svolgono le corse per le feste, in prossimità delle quali aumenta il mio lavoro. Sono appassionato di cavalli e mi affascinava il lavoro dei maniscalchi fin da piccolissimo, li osservavo mentre usavano la verga di ferro e la riscaldavano nella forgia a carbone, poi facevano i buchi per mettere i chiodi, fino alla costruzione del ferro che piazzavano nel piede. Dopo aver frequentato il corso per maniscalchi a Grosseto ho affinato le tecniche e studiato anatomia del piede, una scuola fondamentale per il benessere del cavallo”.