di MANOLA BACCHIS
È bello sapere che ci sono scrittori e narratori che con le parole sanno trasformare una leggenda in un piccolo baule, sì un baule.
In soffitta dai nonni ce n’è sempre almeno uno. Quatti quatti la notte, mentre i grandi dormivano, si salivano le scale di corsa, al buio o al massimo con una candela in mano, mezzo consumata e perciò occorreva fare ancora più in fretta.
Arrivati sotto il tetto un lucernario faceva entrare uno spiraglio di luce tenue della grande e tonda luna appesa ad un filo fatato su, in alto, nel manto blu scuro della notte.
Il baule stava proprio lì sotto.
Le ragnatele coloravano vecchie foto incorniciate alle pareti. E poi… spettava al bimbo più grandetto aprire il coperchio.
Ohhh… che magia! Per incanto un vecchio carillon e tanti libri ingialliti davano il via alla danza.
Una voce stanca iniziava a raccontare. Arrivava da quelle pagine impreziosite dal tempo andato. E i bambini, infreddoliti, a piedi scalzi si tenevano per mano e senza fiatare ascoltavano quella voce lontana, eppure vicina ai loro cuori.
Tonino Oppes con “Leggende sarde al chiaro di luna” (Condaghes, 2019, pp.132: ill., 10 euro) è riuscito a coronare due sogni e due mondi: da un lato mantenere viva la tradizione orale con una lettura ad alta voce e dall’altra donare ai lettori di tutte le età un viaggio in lungo e in largo nell’Isola più ricca di storia del mediterraneo.
E l’ha fatto affidandosi alla luna. Quale scelta migliore? Già venti anni fa, nel 1999, vinse un premio per la letteratura nazionale dell’infanzia con Paristorias. E oggi nel 2019 ha voluto riprendere quel filo interrotto e ridare nuova luce ai racconti, sfoltendoli come si fa con le piante che cercano il sole, e aggiungendone di nuovi come per dare nuovo concime.
Avventure, tradizioni, pirati, fate, e tanto altro ancora affiorano tra le righe. E, udite udite, nel farlo il cammino si fa più interessante perché attraversiamo tutta la Sardegna, dal Sud al Nord, e siccome i narratori sono anziani, si fermano in ben ventidue diversi paesi a sorseggiare acqua fresca dei pozzi e respirare profumo di comunità.
Ogni storia è unica. E mentre i nipotini in soffitta continuano l’immersione nel passato, una mano esperta Michela Cossu dà forma al presente con disegni delicati e decisi che rafforzano la tradizione ed esaltano il prezioso lavoro di Oppes.
Allora cosa aspettiamo? Apriamo il baule e solleviamo lo sguardo: le janas usciranno dalle loro domus per andare verso la luna, dove ad attenderle ci saranno i nostri nonni che tra le mani custodiscono le nostre radici.
Buona lettura! Ad alta voce mi raccomando!
Bellissimo articolo!Sembra di essere proiettati nelle scene
Brava Manola brava nonostante…