VIAGGIO NEL MISTERO DELLA GARA POETICA: PAOLO PILLONCA, L’ULTIMO LIBRO “O BELLA MUSA, OVE SEI TU?”

ph: Paolo Pillonca
di MANOLA BACCHIS

Un ricordo di Paolo Pillonca nella ricorrenza della sua nascita (8 ottobre 1942)

Non stupisce l’attacco che Paolo Pillonca, come un grande direttore d’orchestra, dà al suo ultimo libro “O bella Musa, ove sei tu? Viaggio nel mistero della gara poetica”. Esce postumo, e sarà però proprio lui ad affidarlo alla Domus de Janas, la sua Casa Editrice, a maggio, come a voler tramandare la sua eredità. E’ un saggio, ma è soprattutto un lascito di memoria storica rivolto alla poesia.

Lui, Paolo Pillonca, ha dedicato gran parte della sua vita di ricercatore ai poeti improvvisatori. Ha prodotto importanti monografie su alcuni dei principali cantadores a poesia – da Remundu Piras a Pepe Sozu – e lo stesso “Chent’annos” comprende la storia dei primi cento anni di canto sui palchi allestiti nelle piazze dell’Isola, a partire dalla prima gara poetica, svoltasi a Ozieri il 15 settembre del 1896.

A questi ora si aggiunge O bella Musa, ove sei tu?, un altro capolavoro di Paolo Pillonca, attento e sensibile studioso, uomo che trasmette l’amore che egli ha per tutta la poesia, con un pensiero speciale a quella sarda. E la fa amare, con semplicità, con la grandezza di un uomo umile.

Quest’opera è fierezza soprattutto per chi conosce e vuole ancora approfondire la storia affascinante dei cantadores a bolu, cantatori estemporanei. Ma è fierezza per la Cultura Sarda tutta, perché l’autore tesse un dialogo con ogni Sardo, entra con delicatezza nella vita di ieri e di oggi, offrendo il suono scandito dal silenzio e dal canto.

Proprio come è un canto ogni riga del libro, capace di trasformare la narrazione tecnica e le sfumature della gara poetica in un viaggio affascinante dal quale traspare un mondo invisibile da ammirare, nella quiete della natura, esaltata essa stessa dalla poesia.

I rimandi alla Storia, il dare direttamente voce a chi, come Nereide Rudas, può porgere bellezza, rende magico questo cammino nel mistero della vita. Perché dalle pagine è questo che si arguisce: la poesia ha la stessa origine della vita e l’una si nutre dell’altra, creando arte pura, poiesis. All’unisono, ritmati dal suono armonioso e melodico, nascono quegli arcani poemi, i mutos, canti spontanei.

La gara poetica, cos’è?

E’ qui che il lettore scoprirà nella poesia… potere e incantesimo, regole e codici, misteri e veti, ipocrisie e guerre, rivalità e pace, musicalità appresa nella solitudine di una vita piena di anime, muse inconsapevoli di estro.

Ed è qui che il lettore carpirà la poiesis della Donna, perno centrale della vita, dalla nascita fino alla morte: “I canti della culla dànno voce ai sogni dei bimbi, i canti funebri acuminano su disisperu”; oggi come allora. Il tempo muta, ma il suo canto no. Quest’ultimo accompagna l’uomo fin dalle origini. Stupisce la dote innata, proprio con i mutos, specialmente nei paesi dell’Interno. Troveremo testimonianze che si ripetono e, così come la Rudas, anche la poetessa Anna Cristina Serra porgerà con gradevolezza la sua musa, la zia. L’educazione alla poesia fin dalla tenera età è una costante, per bambini e bambine. E se questi sono orfani, verranno affidati alle muse proprio dal poeta, che accarezza e addolcisce il loro dolore.

Donne e pastori, segnano il ciclo e l’economia della vita in Sardegna. E se le prime accompagnano col canto melodico la vita, non fa diversamente il pastore che – nella solitudine piena de su cuile, nell’osservare il moto ondulatorio del suo gregge – vede fluire poesia estemporanea. Ne è testimonianza Peppe Sozu, di Bonorva, lui, poeta bambino.

Forse è vero: la bellezza che ritroviamo nei versi poetici è affrescata dalle lacrime che sgorgano dall’anima “come se la sofferenza dell’anima favorisse la creatività”. Esse si incontrano e nasce il poeta dell’anima che, nelle gare poetiche, non sfugge all’occhio esperto: un vero cantore profuma di freschezza, come la rugiada al mattino, guarda dritto, e le sue odi scorrono leggere, la forza della creatività è la forza del vero poeta.

La poesia è nelle vene del cantore, e si tramuta in versi con un fare fatato. E’ questo elemento che fa la differenza: la creatività (sa bona muta) aumenta laddove il tempo diminuisce, e viceversa. Ascoltiamoli. Ecco è allora che udiremo melodie diverse. L’incanto che dona la creatività poetica, quel “fascino indicibile della poesia orale” è nell’intuito di tre grandi poeti dell’800, V. Angius, G. Spano e S. Satta, ciascuno a modo proprio coglie “il divario abissale tra poesia meditata e poesia spontanea”. Poiché essere poeti è un’arte, ma non basta.

Paolo Pillonca tocca il cuore e ci fa comprendere, citando Antoni Cubeddu – profeta e poeta ozierese – l’importanza del codice etico, anteposto alla stessa creatività: l’affidabilità (omines intreos), lealtà, rispetto, umiltà sono caratteristiche basilari per la partecipazione alle gare, segno distintivo di grandezza, “corazza di ogni carriera duratura”.

La rivalità tra poesia meditata e improvvisata c’è stata, tuttavia attualmente è cessata. Perché in fondo, i poeti, di meditazione e improvvisati, regalano fascino e piacere, e sono in grado di far dimenticare le sofferenze. Giovanni Fiori è tra questi, e a dirlo sono gli stessi poeti.

Il lettore, potrà nutrirsi di carne e miele, come la stessa storia della poesia e della gara poetica, e lo farà percorrendo le maglie di O bella Musa, ove sei tu?, opera letteraria singolare nel suo genere racchiusa in oltre 200 pagine, arricchita da una corposa documentazione fotografica e interviste ai principali poeti del momento; è un omaggio ai poeti della nostra Terra e a Nicola Tanda, uomo affascinato profondamente dal mistero della creatività istantanea dei cantori di piazza. Piazza che non basta oggi. I luoghi incantati si trasformano, e seguono il ritmo di nuove esigenze, la poesia pervade oltre e si inebria tra le mura, al chiuso, anche se “le emozioni del palco sono uniche e irripetibili”, diceva Remundu Piras, irremovibile sul potere magico e seduttivo delle poesie estemporanee.

Come sono uniche e irripetibili le emozioni che Paolo Pillonca ha voluto donarci, ancora una volta, con “O bella Musa, ove sei tu? Viaggio nel mistero della gara poetica”, segno di eternità.

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