L’isola di Serpentara è stata venduta all’asta all’imprenditore romano Fabio Sbianchi, 57enne attivo nel settore dei servizi per la mobilità e che già possiede un’azienda agricola e alcune case sulla costa tra Villasimius e Costa Rei. In tutti questi anni la vendita di Serpentara è stata tormentata: acquistata nel 1975 da un privato e da una società immobiliare romana dichiarata fallita, l’atollo era stato messo all’incanto senza successo per ben tre volte sino al 2010 con un prezzo base di 600mila euro. Nello stesso anno l’indipendentista Doddore Meloni, l’aveva occupata annettendola alla Repubblica di Maluentu, insediatasi nell’isola di Mal di Ventre (Oristano).
Serpentara si trova quattro chilometri a largo delle spiagge di Villasimius, del cui territorio fa parte. La sua superficie di 134 ettari di macchia mediterranea è disabitata ma popolata da conigli selvatici, sorvolata da aironi, gabbiani corsi e marangoni dal ciuffo, che qui fanno il nido. Vicino alle sue coste non è raro imbattersi anche in qualche delfino. L’isola presenta a nord alcuni scogli granitici a forma di cupola detti i Varaglioni mentre la zona opposta è costituita da ammassi multicolore granitici erosi nel tempo dall’azione del mare.
L’isola è sottoposta alla massima tutela ambientale e fa parte dell’area marina protetta Capo Carbonara. Unica costruzione la torre di San Luigi, realizzata dagli spagnoli per l’avvistamento delle navi saracene. Da tredici anni l’isola, con un vincolo ambientale e paesaggistico assoluto. sottoposta a tutela integrale essendo sito di interesse comunitario (Sic), zona di protezione speciale (Zps) e soggetta alle regole del piano paesaggistico regionale (Ppr) che escludono la possibilità di realizzare qualsiasi manufatto edilizio. Inoltre ci sono i vicoli ministeriali: la parte nord, l’unica accessibile via mare, è permanentemente interdetta alla navigazione.
L’imprenditore – che ha acquistato l’isola a luglio ma che firmerà l’atto notarile ad ottobre – intende mettere in sicurezza la torre spagnola di San Luigi e cederla in comodato d’uso gratuito al Comune e all’Area marina protetta. “L’isola oggi è un parco e deve rimanere tale. Mi sono innamorato di questo angolo di Sardegna negli anni Ottanta – rivela Sbianchi che aggiunge – l’ho scoperto grazie a mio suocero che costruì una casa in un terreno vicino al cimitero per trascorrere le vacanze estive con la famiglia. Dal 1991 vengo tutti gli anni”.
“Sono pazzo di un angolo incantevole, da preservare, ha aggiunto l’imprenditore, chiarendo di avere un unico cruccio. “Quel nome, Serpentara, proprio non mi piace: gliel’hanno messo i francesi, evoca una natura avversa. Sarebbe bello invece – ha spiegato l’uomo – che si chiamasse isola di San Luigi, quella dove si allevavano i falchi dei viceré spagnoli”.