A CENT’ANNI DALLA NASCITA, RICORDIAMO L’AMORE DI GIANNI BRERA (SAN ZENONE AL PO, 8 SETTEMBRE 1919 – CODOGNO, 19 DICEMBRE 1992), PER LA SARDEGNA E PER I SARDI

di PAOLO PULINA

Questo è un ricordo di Gianni Brera dalla parte di un sardo della diaspora. È sostenibile una simile, particolare prospettiva? Altroché!

In una classe del Liceo Classico «Azuni» di Sassari, agli inizi degli anni Sessanta, insieme al settimanale “corsaro” intitolato «Supersport» e diretto da mitico Gianni E. Reif, entrava l’«atipico» (cominciamo a dare a Brera quel che è di Brera) foglio denominato «Il Guerin Sportivo», in cui Gianni Brera riversava vagonate di cartelle, che andavano al commento dei risultati della domenica di campionato all’intera pagina con le gustose osservazioni de «L’arcimatto» (i più diligenti di noi confrontavano questi testi, ammirando ogni volta l’intelligenza del critico sportivo e la genialità del suo linguaggio, con quelli che l’infaticabile pigiatore con i polpastrelli aveva già pubblicato sul quotidiano «Il Giorno»).

Emozione! In una noticina dell’appena uscito Apocalittici e integrati (1964) dell’astro nascente Umberto Eco c’era un breve riferimento a Brera: «Un esempio deteriore di impiego gratuito di stilemi ex-colti è dato dalla prosa del cronista sportivo Gianni Brera, che rappresenta un esempio di  “gaddismo spiegato al popolo”, là dove il “popolo” avrebbe bisogno solo di un linguaggio appropriato alla materia trattata». Gran discussione in classe, anche alla luce della risposta piccata di Brera: provi Eco a riempire dieci cartelle in un’oretta battendo convulsamente sui tasti della macchina per scrivere o a dettare a braccio, via telefono, al giornale che deve chiudere un commento sensato ed esauriente.

Un’altra volta il nome di Gianni Brera ritornò in un dibattito tra liceali, anche questa volta alimentato dal professore d’italiano, Manlio Brigaglia, “breriano” convinto e soprattutto consapevole del lavoro necessario per far uscire un settimanale del lunedì – come era la sassarese “Gazzetta Sarda” – scritto in fretta e furia la domenica pomeriggio. Fu quando il raffinato critico letterario Cesare Garboli dedicò a Brera un ammirato saggio sulla rivista «Paragone» (n. 198, del 1966).

I sardi rimasti in Sardegna e quelli diasporizzati in ogni parte d’Italia sono sempre stati riconoscenti a Brera ai tempi dello scudetto del Cagliari (1970), propiziato dai gol di Giggiriva «Rombo di tuono», al quale Brera ha consacrato odi particolarmente ispirate.

Proprio nella sua rubrica «L’arcimatto» del «Guerin Sportivo» Brera colloquiò con l’allora latitante Graziano Mesina, il quale comunque riusciva a calare al Sant’Elia e, confuso tra migliaia di tifosi festanti, a seguire le prodezze del bomber di Leggiuno ormai naturalizzato sardo.

Caro Brera, qualcuno di quei liceali sassaresi, ormai cresciuto ma sempre tuo attento lettore (e in più felice di averti conosciuto personalmente a Pavia, quando venisti per l’omaggio tributato in Aula Foscoliana a Mario Soldati in occasione dell’ottantesimo compleanno), procurò il tuo indirizzo a quel professore d’italiano, rimasto fedele estimatore.

L’idea era di farti scrivere un pezzo, come solo tu potevi fare, sull’ormai leggendario Giggiriva per un volume celebrativo del centenario del quotidiano cagliaritano  «L’Unione Sarda» (in un disegno del pittore Madaudo il volto del calciatore sostituisce l’ultimo dei «quattro mori» nello stemma della Sardegna…).

Ben volentieri avresti scritto, rispondesti – a penna –, se non te l’avesse impedito l’esclusiva che ti legava al quotidiano «La Repubblica». Hai annotato in Lombardia amore mio (1982), ricordando i tuoi compagni del Corso Allievi Ufficiali Universitari: «I sardi erano fieri e introversi, però, quasi tutti malleabili con il “Cunservet Deus su Re”, esattamente come le capre con il sale marino […]. I sardi, gli umbri, i giuliani e i dalmati mi sono rimasti simpatici perché erano anche i soli davanti ai quali non mi sentissi impacciato da una avvilente mancanza di furberia».

Caro Brera, grazie per quanto hai fatto per presentare i sardi nella giusta luce.

 

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Un commento

  1. Anch’io sono stato ospite del cusm di sesto e successivamente del collegio di via bassini fino a quando non fu sgomberato dalla polizia alla fine del 1973. Li conobbi Pulina, era in una camera doppia del terzo piano. Sono stato anch’io grande estimatore di Brera. Egli, come è noto si professava genoano , come squadra italiana più antica, ma aveva un occhio di riguardo anche per i bergaimer e la loro Atalanta. Persino mio padre, che mal sopportava i chiacchieroni ( ciaceru ) , cioè i radiocronisti aveva per lui un occhio di riguardo. Quando morì mi indignai alla lettura di un commento infame su di lui di un giornalista indegno di quel nobile mestiere.

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