di NATASCIA TALLORU
Quando si parla dell’ulivo è immediato il collegamento a importanti fatti che hanno scritto la storia delle grandi civiltà diffuse nell’area mediterranea. Una pianta straordinaria fortemente legata all’uomo che fin da tempi remoti univa religione, mitologia e misticismo. Simbolo di pace, fertilità, rinascita, di vitalità e resistenza ha origine probabilmente nell’Asia Occidentale e la sua prima coltivazione risalirebbe a circa 6000 anni fa. Pare che la pianta arrivò dalla Siria in Grecia e quivi trovò fortuna, tanto da penetrare nelle abitudini degli ateniesi, i quali offrivano agli uomini valorosi corone intrecciate con ramoscelli di ulivo e ampolle d’olio; tradizioni che subentrarono in seguito anche nella civiltà romana.
E’ sempre un ramoscello di ulivo, portato nel becco di una colomba, ad annunciare a Noè la fine del diluvio, e lo si ritrova nella triade sacra dei semi donati da Seth al padre Adamo dopo la sua morte. Anche nel Nuovo Testamento si fa riferimento all’Orto degli Ulivi dove Gesù trascorse le ultime ore prima della Passione, così come il nome stesso del Cristo deriverebbe da christòs, il cui significato si collega al fatto che nell’antico Medio Oriente i re, i sacerdoti e i profeti venivano solitamente scelti e consacrati tramite l’unzione con oli aromatici.
L’usanza di estrarre l’olio dai frutti maturi dell’ulivo compare nella nostra cultura intorno al Medioevo per opera di alcuni ordini Benedettini e Cistercensi, devoti al credo della preghiera e al lavoro sulla terra. Furono loro stessi a persuadere i contadini e gli operai agricoli a non abbandonare le terre, a insegnare a dissodare i campi, a piantare colture da reddito. Una tradizione rinvigorita poi dagli spagnoli in epoche più recenti, ma che pare fosse ben radicata anche in età nuragica: vi sono difatti diversi esemplari di ulivi e olivastri di almeno 3000 anni. A Luras ad esempio, dove è presente un ulivo per il quale l’Università di Sassari ha stimato un’età compresa tra i 2500 e i 4000 anni, dichiarato nel 1991 Monumento Naturale che fa parte dei 20 alberi secolari italiani; ma si ritrovano altri esemplari di tutto rispetto a Santa Maria Navarrese e Sarule. I rinvenimenti di noccioli d’oliva in due contesti nuragici, Duos Nuraghes a Borore e il villaggio Su Putzu a Orroli, confermano questa ipotesi.
Alcuni uliveti in Sardegna simboleggiano fieri titoli nobiliari: nel 1806 il re Vittorio Emanuele I pubblica l’Editto degli ulivi, concedendo il titolo nobiliare a chiunque piantasse o innestasse almeno quattromila ulivi. La Marmora racconta che il marchese di Vallermosa ne innestò ben diecimila.
Generalità. L’ulivo è un arbusto sempreverde appartenente alla famiglia delle Oleaceae che può contare circa 30 specie diverse. Ha un tronco contorto dalle forme sinuose, che con l’età raggiunge dimensioni notevoli (fino ai dieci metri), piccole foglie allungate con pagina superiore di colore verde glauco e pagina inferiore più chiara. I fiori, piccoli bianchi e numerosi, compaiono d’estate, mentre i frutti, le olive, virano dal verde al nero a maturazione completa. La pianta madre, l’Oleastro, cresce in modo selvatico differenziandosi per la presenza di piccole spine come forma di adattamento ai terreni aridi. L’ulivo necessita di un clima mite, mediterraneo per l’appunto, e non tollera il gelo. Le parti della pianta utilizzate sono le foglie fresche o essiccate, e i frutti, dalla cui polpa per spremitura si ottiene l’olio di oliva, prodotto sia dell’industria alimentare che cosmetica e farmaceutica.
Proprietà. Presente nella tradizione medica e erboristica del Mediterraneo da millenni, è solamente a metà del ‘900 che furono avviati degli studi sperimentali volti a individuare le sostanze contenute nella pianta e utili dal punto di vista terapeutico, le stesse che le consentirebbero di vivere a lungo anche in condizioni ambientali avverse e di mantenere una certa vitalità con lo scorrere del tempo.
Le sostanze più abbondanti rilevate sono l’oleuropeina (definita una sostanza nutraceutica), l’idrossitirosolo, i flavon 7-glucosidi di luteolina e apigenina, il verbascoside, acidi grassi saturi e insaturi.In particolare l’idrossitirosolo, un polifenolo naturale, ha una potente azione antiossidante e agisce come radical scavenger inibendo i processi di ossidazione cellulare tipici delle malattie degenerative e dell’invecchiamento.
I componenti dell’ulivo si dimostrano avere un’azione ipotensiva, cioè abbassano la pressione arteriosa, provocando vasodilatazione a livello periferico. Sono in grado di ridurre i livelli di colesterolo LDL nel sangue, e grazie ai polifenoli e all’acido oleico, aiutano a contrastare l’insorgenza della sindrome metabolica e dell’obesità.
Può intervenire nella cura di diverse patologie avendo un’azione ipoglicemizzante, cardiotonica, febbrifuga, astringente, dimagrante, antinfiammatoria, diuretica, energizzante, anticellulite, depurativa, protettiva delle mucose, lenitiva, antidepressiva e di miglioramento delle capacità mnemoniche e di concentrazione, antimicotica, antivirale, antitumorale.
Curiosità. Le foglie dell’ulivo vengono attribuite alla Luna, mentre l’olio al Sole. In particolare l’olio di oliva veniva utilizzato come preparato negli oli sacri che alimentavano le lampade accese in onore delle divinità. Una superstizione sostiene che osservare una bottiglia trasparente piena d’olio, esposta alla luce diretta del sole, preserverà una buona vista. Per propiziare buona fortuna e benessere la tradizione suggerisce di tagliare rametti verdi giovani che andranno conservati in casa.
Le energie dell’ulivo sono ottimali come effetto calmante, per stimolare la spiritualità e la meditazione. Le olive venivano usate sotto forma di collane per allontanare la depressione, la tristezza, la malinconia e stimolare la fertilità. I gufi, simboli della dea Atena, nidificano principalmente sugli alberi di ulivo.
L’ulivo è stato frequentemente rappresentato sia come pianta che come ramoscello da pittori, illustratori e scultori; questo denota il suo forte simbolismo anche in ambito artistico.